A 25 anni dalla morte sei appuntamenti tra marzo e novembre raccontano il letterato, il chimico, l’ebreo, il partigiano e il testimone della Shoah. S’inizia con una lettura al Teatro Gobetti al termine della quale ai figli del grande intellettuale sarà consegnato l’attestato che dà il suo nome al Pianetino 4545. Il suo testo più famoso, “Se questo è un uomo”, apre e chiude il ciclo dedicato ad esplorare un universo morale che la tragedia dei lager non può racchiudere
A 25 anni dalla morte sei appuntamenti tra marzo e novembre raccontano il letterato, il chimico, l’ebreo, il partigiano e il testimone della Shoah. S’inizia con una lettura al Teatro Gobetti al termine della quale ai figli del grande intellettuale sarà consegnato l’attestato che dà il suo nome al Pianetino 4545. Il suo testo più famoso, “Se questo è un uomo”, apre e chiude il ciclo dedicato ad esplorare un universo morale che la tragedia dei lager non può racchiudere
Venticinque anni fa, l´11 aprile del 1987, moriva Primo Levi. Il Centro internazionale di studi a lui dedicato e la Città di Torino, come ha spiegato ieri il sindaco Piero Fassino nell´illustrare l´iniziativa, gli rendono omaggio in un modo che sarebbe piaciuto allo scrittore: «Con sobrietà e rigore, senza retorica», attraverso sei incontri, dal 26 marzo al 20 novembre, «per ricordare e per pensare» nel segno di un letterato, di un chimico, di un ebreo, di un testimone della Shoah e di un esponente della Resistenza. L´autore de “La tregua” e de “I sommersi e i salvati”, infatti, non è stato soltanto l´uomo che, dopo il rientro dal lager nazista di Auschwitz, assume il dovere di raccontare il passato, quel passato, affinché non lo si debba un giorno rivivere. Il suo mestiere di chimico, la sua attenzione per la scienza e per il mondo del lavoro, ne delineano la complessità, la «pluralità» di cui parla Fabio Levi, omonimo di Primo e direttore del Centro studi.
Gli incontri che lo ricordano si snodano, pertanto, lungo le molte sfaccettature della sua personalità, dei suoi interessi, delle sue attività, che lo differenziano dalla maggior parte degli scrittori italiani del Novecento. Il più famoso testo di Levi, il primo che scrisse, “Se questo è un uomo”, apre e chiude non a caso il ciclo. Si comincia al Teatro Gobetti, il 26 marzo alle 21, con la lettura dell´opera commentata da Alberto Cavaglion, in uscita da Einaudi, e con la voce di Walter Malosti. Si chiude il 20 novembre, alle 10 al Centro incontri della Regione, dove si presenterà alle scuole il dvd che raccoglie la lettura in dieci lingue del libro che Franco Antonicelli pubblicò per primo, con coraggio e con intelligenza. In mezzo ci sono il Primo Levi «fra chimica e scrittura» (il 3 aprile alle Fonderie Limone), il suo rapporto con l´ebraismo (il 6 maggio alla Comunità ebraica), quello con «il lavoro e l´uomo» (l´11 maggio al Salone del Libro). Fino al Levi scrittore (l´8 novembre alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali), che nella prefazione a “Se questo è un uomo” puntualizzò: «Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato».
Il caso-Levi, se così si può dire, è anche quello di un narratore che, nota con acutezza Ernesto Ferrero, «continua a crescere con gli anni e con la distanza, mentre di solito capita l´opposto». Il tempo, insomma, tende a levigare, a smussare, a ridimensionare; con Levi ciò viene rovesciato. Il direttore del Salone del Libro e vicepresidente del Centro studi citato dice, a ragione, che «Levi ci è necessario». Lo è soprattutto perché nel testimoniare l´orrore dei campi di sterminio, e il suo essere scampato alla morte, «non ha voluto rassicurarci, ma spaventarci, richiamarci alla nostra responsabilità». Lo dimostra «il fatto stesso di avere intitolato “La tregua” un suo romanzo». Solo una tregua nel male, dunque, non la fine di questo. Una liberazione non rappresenta tutte le liberazioni.
La tragedia dei lager, si è detto, non ha racchiuso tutto l´universo morale e intellettuale di Levi. Le scienze, il lavoro degli uomini, il lavoro «fatto bene», sono al centro di opere quali “Il sistema periodico” e “La chiave a stella”. In un´intervista disse che la chimica, che lo occupò per tanti anni in una azienda di Settimo Torinese, gli aveva insegnato «queste due doti: della chiarezza e della concisione». In un´altra occasione affermò di avere due mestieri, quello del chimico e quello dello scrittore. Chimica, lavoro, scienza. Per rendere omaggio allo scienziato e all´umanista, la sera del 26 marzo, al termine della lettura al Teatro Gobetti, Mario Di Martino, astronomo dell´Osservatorio di Pino Torinese, e Piero Bianucci, giornalista e divulgatore scientifico, consegneranno a Renzo e a Lisa, i figli di Primo, l´attestato dell´intitolazione al padre del pianetino 4545, scoperto nel 1989. Come una delle leopardiane «Vaghe stelle dell´Orsa», un pianeta Levi abita dove l´esattezza si sposa all´infinito.
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