Negli stadi le accuse alla Uefa per i cani uccisi in Ucraina

Animalisti mobilitati: striscioni anche contro Platini «Uefa: Stop the Dog Massacre in Ukraine» e «Platini, i tuoi sono interventi di facciata».

Animalisti mobilitati: striscioni anche contro Platini «Uefa: Stop the Dog Massacre in Ukraine» e «Platini, i tuoi sono interventi di facciata». Gli striscioni comparsi martedì sera in Curva Nord durante gli Ottavi di Champions a San Siro erano destinati al presidente Uefa Michel Platini. Fuori dallo stadio, attivisti mascherati dell’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) inscenavano una protesta con palloni insanguinati per denunciare la strage silenziosa dei randagi in Ucraina, il Paese che con la Polonia ospiterà i prossimi Europei di calcio.

Da mesi le associazioni animaliste europee sono mobilitate contro l’eliminazione sistematica di migliaia di cani e gatti (20 mila solo nel 2011) con rudimentali forni crematori, pillole di isoniazide e fosfato di zinco. Metodi crudeli che infliggono agli animali morti lente e strazianti, nella sostanziale indifferenza delle autorità locali e della stessa Uefa, accusata dalle associazioni di aver fatto pressione sul governo di Kiev per ripulire le strade in vista di Euro 2012 disinteressandosi poi dei massacri. Ancora a dicembre Platini ha elogiato i preparativi ucraini e gli sforzi delle autorità per completare gli stadi, senza alcun accenno allo sterminio che ha mobilitato tifosi di Sampdoria, Cagliari, Bologna, Fiorentina. Il primo febbraio all’Olimpico un tifoso laziale si è visto comminare una multa, poi ritirata, di 172 euro per uno striscione con la parola «massacro», vietata dal regolamento.
«Mobilitazione importante ma tardiva. Ai vertici del mondo del calcio non piace che se ne parli» dice al Corriere Andrea Cisternino, fotografo e inviato dell’Oipa in Ucraina, da due anni e mezzo a Kiev e tra i primi ad aver fatto uscire dal Paese la documentazione sulla feroce lotta al randagismo, problema endemico in molti Stati dell’Europa centro-orientale. Immagini di cani torturati e massacrati, «i gatti sono più difficili da fotografare, quando sentono la morte si nascondono — racconta Cisternino —. Le esecuzioni avvengono di notte. Dopo i sequestri dei forni crematori si usa soprattutto il veleno: prima era solo quello per topi, che provocava spasmi e allungava la sofferenza ma permetteva ai volontari di salvare gli animali trovati in tempo nei bidoni della spazzatura. Ora la tecnica è stata affinata con una miscela micidiale di arsenico e mercurio che stronca in pochi secondi. Riceviamo segnalazioni dalla città di Donetsk di cani narcotizzati e gettati vivi in fosse poi ricoperte di cemento».
Eliminazioni rapide e invisibili, ben più redditizie delle sterilizzazioni e delle cure in canile invocate dagli animalisti. Le imprese appaltatrici intascano i finanziamenti e gonfiano il numero di «casi risolti» lasciando campo libero alle iniziative individuali (in passato la «taglia» poteva arrivare a 30 euro per ogni animale ucciso) in quella zona grigia dove amministrazioni e forze dell’ordine corrotte si tengono il gioco.
In Rete girano vere e proprie mappe che indicano i rifugi degli animali a chiunque voglia «fare pulizia», in un clima di caccia al randagio incoraggiato dalle campagne mediatiche sui rischi sanitari legati alla rabbia.
Nei suoi reportage l’inviato di Striscia la Notizia Edoardo Stoppa ha documentato il massacro. «Nel centro di Kiev ormai è difficile vedere randagi — dice Stoppa — ma nelle immense distese di campi fuori dalle città è facile imbattersi in carcasse di animali uccisi. Cani che si avvicinano fiduciosi ai loro assassini e vengono finiti con un colpo di pistola alla testa. Ho visto fori di proiettili e buchi più piccoli di pallini da fucile. Nessuna pietà neanche per i cani già sterilizzati, riconoscibili dal collare rosso. E quelli che finiscono nei canili comunali sono regolarmente soppressi».
Esiste una legge, del 2006, «contro la crudeltà e il maltrattamento degli animali» ma finora c’è stato un solo «dog hunter», un cacciatore di cani, finito a processo: Alexey Vedula, 19enne oggi a piede libero che pubblicava raccapriccianti video di animali torturati sul suo sito Web, poi oscurato; rischia fino a sei mesi di carcere. Su Internet è partita una raccolta firme per chiedere al presidente Viktor Yanukovich di cambiare la legge e inasprire la pena. Ci sono anche volontari ucraini che mettono su canili di fortuna autofinanziati e fanno ronde notturne per tentare di salvare cuccioli e animali indifesi. Alcuni sono stati aggrediti, minacciati e picchiati. Tra loro, molti clochard.
Maria Serena Natale

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