La musica abbatte i muri

CONCERTI Chung unisce per la prima volta le due Coree a Parigi

CONCERTI Chung unisce per la prima volta le due Coree a Parigi
PARIGI. All’inizio di marzo la Salle Pleyel non aveva ancora inserito il concerto nel sito internet, nonostante ci fosse stato il lancio di stampa. Normale prudenza, viste le tante implicazioni extra-artistiche in gioco per l’occasione. Poi l’orchestra Unhasu è arrivata a Parigi, ha iniziato le prove e mercoledì 14 marzo per la prima volta dopo la divisione delle due Coree una compagine musicale della Repubblica Popolare Democratica di Corea ha suonato fuori dai propri confini, sotto la guida di Myung-Whun Chung, bacchetta di fama internazionale, nato in Corea del Sud.
La portata storica dell’evento, ben oltre la sfera musicale, si percepiva già nel foyer della Salle Pleyel, dove un pubblico curioso si è mescolato agli invitati, ai giornalisti e soprattutto ai funzionari e giornalisti della Corea del Nord e al ristretto gruppo di signore con la spilletta del partito appuntata sui tradizionali e coloratissimi vestiti a corolla. La prima parte del concerto, dopo i saluti di rito, presente anche il ministro della cultura Mitterand, ha visto protagonista l’orchestra Unhausu (formazione nata nel 2009), con tre giovani direttori ad alternarsi sul podio: prima una scelta di melodie popolari per orchestra e strumenti della tradizione classica coreana, poi si è aggiunto il violinista nordcoreano Kyong Jin Mun, nell’Introduzione e Rondò capriccioso per violino e orchestra di Saint-Säens, impugnando uno Stradivari di proprietà della RPDC.
L’emozione è cresciuta nella seconda parte, quando Myung-Wung Chung è finalmente salito sul podio per dirigere la Prima Sinfonia di Brahms con due orchestre unite insieme, l’Orchestra Unhasu e l’Orchestre Philharmonique de Radio France, la formazione di casa, di cui Chung è direttore musicale. Un torrente di suono, dominato con concentrazione assoluta da Chung, che al termine del diluvio di applausi ha preso la parola, ringraziando l’ex ministro Jack Lang, con cui ha caparbiamente intrapreso questo progetto, il sogno di tutta una vita.
Il maestro ha esaltato la musica come strumento di dialogo per due paesi che «benché oggi divisi, restano un solo popolo e un’unica famiglia», e ha anche ricordato pubblicamente sua madre, scomparsa di recente, nata nel nord della Corea, quando il paese era unito. Poi l’orchestra ha intonato Arirang, antichissima canzone popolare, una sorta di inno nazionale non ufficiale del popolo coreano, e molte guance si sono rigate di lacrime. Lo stesso brano era stato suonato dalla Filarmonica di New York nella storica visita a Pyongyang nel febbraio del 2008, sul podio Lorin Maazel.
Il concerto si è concluso con un omaggio alla Francia, il preludio dalla Suite da Carmen, salutato da un’ovazione interminabile che ha coinvolto in un unico abbraccio Chung, orchestre, solisti e direttori nordcoreani. Per valutare il significato politico del concerto (l’ambasciatore della Corea del Sud ha declinato l’invito per impegni sopravvenuti) bisognerà attendere, ma è innegabile che la musica è riuscita dove tutti hanno fallito, dissolvendo per un istante il muro della divisione. Ora tutti sanno che potrà accadere di nuovo, e il prossimo passo è il più temerario, un concerto in Corea, con le due orchestre nazionali unite.

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