La Fiom sfida la Cgil «Uno sciopero in difesa dell’art. 18»

La Fiom indice per oggi due ore di sciopero per difendere l’articolo 18. Landini: vogliamo un accordo sul lavoro, ma che migliori le condizioni attuali. Ieri cinquemila operai in strada a Genova

 

La Fiom indice per oggi due ore di sciopero per difendere l’articolo 18. Landini: vogliamo un accordo sul lavoro, ma che migliori le condizioni attuali. Ieri cinquemila operai in strada a Genova

 


«Almeno due ore di sciopero nella giornata più utile per difendere l’articolo 18». Il martedì che per Mario Monti dovrebbe portare alla firma dell’accordo sulla riforma del lavoro, si aprirà con la Fiom che cercherà di bloccare le fabbriche e dimostrare che i lavoratori «non ci stanno a rinunciare ai propri diritti». Prendendo spunto dagli scioperi spontanei che ieri mattina hanno portato in strada 5mila operai a Genova, Maurizio Landini mette sul piatto della bilancia della trattativa il peso dei suoi metalmeccanici «per arrivare sì ad un accordo, ma un accordo che migliori le condizioni di tutti i lavoratori, non le peggiori». Nel gioco delle parti interno alla Cgil, alla segreteria guidata da Susanna Camusso crea però più disagio la richiesta che «qualunque accordo che esca dal tavolo sia sottoposto a referendum fra tutti i lavoratori».
Il Comitato centrale della Fiom, primo appuntamento ufficiale della settimana decisiva, dà fuoco alle polveri provocando la reazione stizzita di gran parte degli altri sindacati che accusano Landini di «non aver aspettato nemmeno il direttivo Cgil» previsto per domani». Internamente alla Fiom invece la riunione si chiude con una inaspettata unanimità.
Sull’articolo 18 Landini rivendica la posizione uscita dall’ultimo direttivo Cgil: «in quel documento c’era scritto che si poteva intervenire solo sui tempi dei processi, riducendoli anche drasticamente». Sul «reintegro» invece Landini sostiene di «non vedere spazi, margini di mediazione anche volendo ricercare accordi che favoriscano i giovani»: «cedere sui licenziamenti economici significa cedere su tutto perché non ho mai conosciuto un imprenditore che licenzia sostenendo che lo ha fatto per ragioni discriminatorie». Sul «famoso modello tedesco» poi Landini ironizza: «Non si può prenderne solo un pezzo, quello sull’articolo 18, e lasciare il resto: se lo copiamo per gli stipendi alti, mi va bene, ma visto che qualche conoscenza in Germania ce l’abbiamo anche noi, ci dicono che non gli piace di essere citati come modello di licenziamento».
L’analisi di Landini era partita dal «successo dello sciopero di venerdì scorso», passando a criticare «le notizie uscite sui giornali». Per Landini l’addio alla Cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività «che è servita a gestire Termini Imerese, Irisbus ed Electrolux». Quello che si prospetta è dunque un sistema di ammortizzatori «semplicemente assicurativo che sarà pagato dai lavoratori invece che dalla fiscalità generale».
Il Comitato centrale è stato segnato dal discorso di addio Fausto Durante. Il leader della minoranza pro-segreteria lascia la Fiom dopo 16 anni per tornare in confederazione con l’incarico di sostituire Nicola Nicolosi alla guida del segretariato Europa. Dopo aver scherzato sul suo addio («So che la notizia giustamente produrrà sollievo in molti, ma vi voglio rassicurare sul fatto che il sentimento è reciproco»).
DURANTE LASCIA E ATTACCA
Durante ha attaccato la scelta di Landini: «Pur condividendo l’analisi di Maurizio, non sono convinto della scelta di uno sciopero perché stiamo discutendo di un accordo che non c’è, di una trattativa che si sta facendo e che non riguarda solo i metalmeccanici: uno sciopero che ha il significato di pre-costituire una posizione pregiudiziale sulla trattativa e, nel caso di un risultato parziale, come tutto lascia intravedere, si rischia di generare una reazione più dura da parte del governo». Incassato l’applauso e il ringraziamento «per la sincerità che non è mai mancata», a nome di Giorgio Cremaschi, ora toccherà alla Cgil scegliere se nominare un successore di Durante nel comitato centrale. La minoranza nel pomeriggio ha poi deciso di votare a favore con la dichiarazione di Fabrizio Potetti, che per la Fiom ha seguito la vicenda Eutelia: «Votiamo “Sì” per senso di responsabilità e per non spaccare la Fiom in questo momento delicato».
FIAT, SÌ A IMPRESE ESTERE
L’ultimo capitolo riguarda la Fiat. Landini è deluso dall’incontro Monti-Marchionne e chiede al governo di riconvocare l’azienda «chiedendogli di spiegare il piano industriale» perché «un paese che perde interi settori industriali non ha futuro», aprendo però all’entrata di aziende estere in Italia: «Non abbiamo mai messo i bastoni tra le ruote». Si avvicinano intanto le elezioni delle Rsa in ogni stabilimento e la Fiom ha deciso di presentare le proprie liste: «nel caso azienda e altri sindacati non ce lo consentano, faremo votare comunque i lavoratori anche fuori dalle fabbriche».

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