In rete è circolata la lettera che Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, ha scritto alla ministra degli interni Cancellieri, la quale ha detto che sì, andrà a vedere Diaz, Donàt Clean Up this Blood il film di Daniele Vicari che racconta la «macelleria messicana» alla scuola Diaz la notte di sabato 21 luglio 2001, durante il G8 genovese motivando così la sua scelta: «il Paese ama molto le forze dell’ordine, però è giusto, che mi vada a documentare perché tanto più si conosce, tanto meglio si fa».
In rete è circolata la lettera che Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, ha scritto alla ministra degli interni Cancellieri, la quale ha detto che sì, andrà a vedere Diaz, Donàt Clean Up this Blood il film di Daniele Vicari che racconta la «macelleria messicana» alla scuola Diaz la notte di sabato 21 luglio 2001, durante il G8 genovese motivando così la sua scelta: «il Paese ama molto le forze dell’ordine, però è giusto, che mi vada a documentare perché tanto più si conosce, tanto meglio si fa».
Come Enrica Bartesaghi, non sono riuscito a credere ai miei occhi. Quella notte avrei dovuto dormirci anch’io in quella scuola, e solo per un caso non lo feci, evitando così di essere massacrato dall’irruzione delle forze di polizia. Possibile che l’ex prefetto di Genova abbia bisogno di vedere un film per documentarsi su quei fatti infami? Come scrive Bartesaghi: «per documentarsi, per conoscere, per meglio fare, lei ha bisogno di andare a vedere un film? Una fiction? Che non riporta nemmeno i nomi dei responsabili di tanta cieca violenza? Se vuole posso aiutarla, si tratta di alcuni dei funzionari, nel frattempo tutti promossi, nonostante i processi e le sentenze di condanna, ai vertici della «tanto amata» polizia italiana. Nessuno dei condannati in primo e secondo grado nei processi Diaz e Bolzaneto, è stato sospeso od allontanato dal lavoro. Nel frattempo, la maggior parte dei reati sono stati prescritti, grazie ad inspiegabili ritardi nella trasmissione degli atti alla Corte di Cassazione». Poteva dire, la ministra, che non vedeva responsabilità di sorta quella notte, sarebbe stata più chiara. Ma non è assolutamente ammissibile quest’occultamento di una memoria che dovrebbe essere parte integrante di una qualsiasi normale coscienza civile democratica.
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