NARRATIVA Edito da Polimata «Swing!» di Michele Fianco
Personaggi disseminati che scompaiono e riappaiono in una biografia surreale fondata sull’ellissi «E pensa pure quello che ti pare di questo brano, di questo sguardo, di questa biografia surreale»: la cifra che connota la scrittura di Michele Fianco è il disincanto, la distanza ironica. L’esercizio del non prendersi troppo sul serio. Dell’attraversare le cose con leggerezza, senza calcare il piede nell’orma.
NARRATIVA Edito da Polimata «Swing!» di Michele Fianco
Personaggi disseminati che scompaiono e riappaiono in una biografia surreale fondata sull’ellissi «E pensa pure quello che ti pare di questo brano, di questo sguardo, di questa biografia surreale»: la cifra che connota la scrittura di Michele Fianco è il disincanto, la distanza ironica. L’esercizio del non prendersi troppo sul serio. Dell’attraversare le cose con leggerezza, senza calcare il piede nell’orma. Dell’«incontro sotto forma di passeggiata» capace di durare anni. Apparso da poco, Swing! (Polìmata, pp. 170, euro 10) è la prima prova narrativa – ma su «narrativa» occorrerà tornare – di un poeta che spesso declina i suoi versi in concerti jazz.
Il jazz è anche nel titolo di questo suo primo «romanzo», a far subito chiaro che dovremo attenderci ritmi sincopati, sovrapposizioni e controtempi. Senza dimenticare, però, che swing è anche, nella boxe, un colpo che descrive un semicerchio (nel libro compare la figura – mitica – di un pugile…). «Brano», «sguardo», «biografia surreale»: questi i nodi e le chiavi per leggere il libro. Brano musicale di una «vita non vita», una vita «dispara» che ovviamente non conclude (anche se finisce, sempre, finirà), e brano letto da «uno speaker radiofonico e/o voce fuori campo»; sguardo che coglie, «dall’autostrada, un villino bi o tri familiare», sguardo che si fa viaggio e naturalmente non arriva, come non arriva il romanzo.
Chi dice «io» in Swing! – ma qui gli «io» sono molti – sente che di Ulisse gli «manca il ritorno», e prima ancora l’astuta presa di Troia e la sposa fedele, e il regno e il figlio ventenne. Comunque, se Ulisse torna è «per ripartire». Biografia surreale, infine, perché accortamente diffratta, ellittica, in lacerti che sembrano non incastrarsi, anche se il gioco procede stretto ed è «gioco vero». I frammenti si sfrangiano, l'(auto)biografia forse non mente ma i fatti «appaiono poco chiari, hanno pochi riferimenti», mentre per l’«io» «sono detti il giusto».
Nei venti capitoli del libro i personaggi si disseminano, scompaiono e riappaiono, al pari di qualche teoria, l’«incontro differito» o «Il furto del lavoro caposaldo della letteratura politica degli anni Zero» elaborato dalla «Scuola di Monteverde». Al livello esistenziale Michele Fianco salda osservazioni economiche e sociali in allegoria: l’inquietante «Sbatman inc.», il perfettamente medio «Italo Medio», i «Parassiti». E poi la volitiva e imprendibile «Sarah Millevite», e l’«altronauta», una sorta di estroflessione o rifrazione del soggetto, «un “tu” che guarda un “io”». Fino a una collisione tra (almeno) due sé. E qui il romanzo combatte un «egocentrico dissimulato» che gonfia sottocute.
A volte il linguaggio si abbassa a modi triti (ironici): «il sold out inaspettato», «il creativo modus operandi», «il know how e le aziende passate e future». Il tono si fa invece più effusivo e dolente quando si va alla malattia che rende orfani, «a un eccesso di vita che ti fa ghiaccio», o più amaro quando il “tu” a cui si rivolge è quello di una donna «attrice» non per mestiere ma per scelta d’esistenza.
Tutto concorre a fare «la variabile vita», a darne gli anelli spezzati. La narrazione è irrisa nel suo svolgersi coerente, ma la coesione non manca. La trama è sfilata e piena di intersezioni, il tempo si smaglia: una narrativa paradossale. Ma mentre Swing! racconta (?) «una storia periferica, limitata. Italiana insomma», si lascia sentire come uno «swing manouche, in minore, stile anni Trenta. Un testamento estetico, praticamente». E così scopre una scheggia di aspettativa e di fiducia, e ciò che al fondo vuol essere: un «piano di riavvio dell’esistenza».
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