Addio polvere di sole

92 anni se ne va Tonino Guerra. Lavorò con i grandi registi del cinema italiano e fu anche un raffinato scrittore e pittore 

92 anni se ne va Tonino Guerra. Lavorò con i grandi registi del cinema italiano e fu anche un raffinato scrittore e pittore 

Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, faccio i mattoni anche me, ma la casa mia dov’è che l’è? Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, faccio i mattoni anche me, ma la casa mia dov’è che l’è? dal film Amarcord di Federico Fellini «L’aria è quella roba leggera che ti gira intorno alla testa e diventa più chiara quando ridi» scriveva il poeta e sceneggiatore che ha sparso in più di cento memorabili film quel sorriso e la sua inimitabile magia

La Romagna è emersa come una montagna incantata nel cinema europeo sotto forma di scritti, sceneggiature ed anche semplici foglietti che Tonino Guerra ha fatto volare sui set di Andrej Tarkovskj e Angelopoulos dopo aver creato il respiro del cinema italiano con Federico Fellini, Antonioni, Francesco Rosi, i fratelli Taviani e tanti altri, cento film. Tonino Guerra è morto proprio nella giornata mondiale della poesia, come avvertiva la radio accanto ai notiziari, a 92 anni, tornato a vivere a Santarcangelo dove era nato nel 1920. A Pennabilli dove ha sede l’associazione a lui dedicata, aveva vissuto fino agli anni Ottanta.
Apparteneva alla generazione che aveva fatto la guerra mondiale, prigioniero in campo di concentramento a Toisdorf in Germania dove già scriveva poesie per i suoi compagni di campo, poeta dialettale studiato da Pasolini. Erano state esperienze di vita che torneranno con l’evidenza del presente tanti anni dopo in La tregua di Francesco Rosi, scritto nel ’97 con Rulli e Petraglia (lo ha ricordato ieri sera Raimovie che ha programmato il film) dal romanzo di Primo Levi che racconta i drammi di Auschwitz e del ritorno. E c’è tutta l’esperienza della guerra anche in altri film: «ci può essere in un film un gesto, una parola, un momento dove mi sento totale. Anghelopoulos ha usato quello che ha detto mio padre quando sono tornato a casa dopo quattro anni di guerra: «Hai mangiato?» (a distanza di quattro metri perché non amava fare carezze). In Viaggio a Citera c’è questa battuta».
Rosi lo aveva incontrato dopo che già il poeta aveva collaborato con Antonioni, l’occasione era stato C’era una volta, la favola picaresca con Sopfia Loren e poi lo volle per gli altri suoi film come Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cristo si è fermato ad Eboli, Uomini contro. Che non fosse uno sceneggiatore comne gli altri, anche Rosi ne dà testimonianza: «Era quel genere di artista che stava con te a chiacchierare intorno ad una storia e poi, sicuramente, ti folgorava con un’intuizione che dava luce a tutto». Così lo ricordano anche i fratelli Taviani che lo avevano convinto a lavorare insieme all’impossibile impresa, come sosteneva all’inizio, di ridurre Le novelle per un anno di Pirandello. E ne fecero quel sortilegio che fu Kaos e poi ancora, insieme, La notte di San Lorenzo. Si sentivano spesso per telefono («aveva raggiunto la serenità di Socrate», dicono).
Compagno di «linguaggio poetico» di Fellini, un’amicizia nata da radici comuni, dall’ammirazione che Fellini aveva per lui come poeta dialettale (me a m’arcord) era Tonino Guerra a guardare al regista con gratitudine per averlo aiutato nei primi tempi del suo arrivo a Roma, quando aveva appena firmato con Flaiano la sceneggiatura di Un ettaro di cielo con Mastroianni (e si firmava Antonio Guerra): «Federico era buono, generoso, aiutava tutti. Un’ora prima delle riprese di un film la passava al telefono a risolvere i problemi di tutti». Quando andava a casa sua, raccontava, c’era sempre gente strana, vincitori di gare di ballo, pugili. «Da lui ho imparato che solo chi ha trovato i punti oscuri può trovare punti luminosi. Ricordati, diceva Federico che dall’oscurità provengono punti di luce». Insieme se ne andavano a Ostia, per vedere il mare. Come fosse Rimini. Insieme si sono quasi persi cercando di svelare il mistero Castaneda.
E come si sarà formato in seguito quel rapporto speciale con Andrej Tarkovskij, favorito certo dalla finestra spalancata sulla Russia dalla moglie Lora, ma tanto ben collaudato da far prendere una strada inesplorata a un regista tanto strutturato, quasi in una sua visione di pittore religioso ortodosso? C’è un episodio che avrà folgorato il fosco Andrej: Tonino Guerra cammina nella neve con Tarkovskij, per poter parlare senza non farsi sentire. Quando arrivano a casa c’è un poliziotto davanti al portone, in incognito. Tonino chiede calorosamente se vuole salire su a bere qualcosa con quel freddo. Quello scappa via.
Si costruisce con senso filosofico, il cinema. Ai giovani sceneggiatori ha dato questo avvertimento: alla base delle sceneggiature ci devono essere le grandi questioni filosofiche: «perché siamo al mondo? dove andiamo? e poi si cerca la storia. Se dovessi insegnare non direi molte parole. Porterei due bottiglie e direi: dammi queste bottiglie, dammi l’anima di queste bottiglie».
O l’anima di un albero infuocato.
Così si costruisce Nostalghia. Il loro rapporto cresce certo sul ricordo e il silenzio, la solitudine, la terra arata, la Romagna e l’orto di casa lasciato in Russia. La solitudine è lo stesso sentimento che avrà creato l’affinità con Angelopoulos. Glielo abbiamo chiesto, come si lavora con Tonino Guerra e Anghelopoulos ci ha risposto che niente, lui gli inviava dei fogliettini, delle frasi da cui poi nascevano le scene.
Diceva Tonino Guerra: «uno non si può separare da quello che si porta dietro nella memoria. Anghelopulos sembra che racconta storie lontane, in realtà sono storie vicinissime alla sua solitudine, solitudine calda, affettuosa con tutti i personaggi e le storie di cui parla. Racconta i suoi viaggi, è Ulisse e le tante faccie di Ulisse, ma mentre ulisse arrivava in isole e mondi sconosciuti e magici, lui ti fa arrivare in cose che inventa lui».
E il titolo del film La Polvere del tempo abbraccia Polvere di sole edito da Bompiani, una raccolta di racconti inediti, in uscita.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password