Eugenio Scalfari, oltre che maestro di giornalismo, è uno sperimentato conoscitore delle cose d’Italia e del mondo circostante. Tuttavia la lezione che impartisce a Susanna Camusso dalle colonne di Repubblica proprio non mi convince. Innanzitutto non mi sembra giusto ridurre a un particulare, anche se «legittimo», il sindacato e la massa di quei lavoratori che, pur con tutti i loro limiti, producono quel benedetto Pil che è alla base della ricchezza delle nazioni. Non mi convince neppure l’affermazione che la flessibilità sia un bene: dipende da chi è costretto a piegare la schiena, a flettersi.
Eugenio Scalfari, oltre che maestro di giornalismo, è uno sperimentato conoscitore delle cose d’Italia e del mondo circostante. Tuttavia la lezione che impartisce a Susanna Camusso dalle colonne di Repubblica proprio non mi convince. Innanzitutto non mi sembra giusto ridurre a un particulare, anche se «legittimo», il sindacato e la massa di quei lavoratori che, pur con tutti i loro limiti, producono quel benedetto Pil che è alla base della ricchezza delle nazioni. Non mi convince neppure l’affermazione che la flessibilità sia un bene: dipende da chi è costretto a piegare la schiena, a flettersi. E in queste nostre società che, quando non sono finanziarie, sono capitalistiche, di solito a flettersi sono i lavoratori.
Precariato e disoccupazione sono indubbiamente l’effetto della crisi e le cause sono – come scrive Scalfari – «l’esplosione del debito e la finanziarizzazione». Certamente Scalfari sa che non è stato il sindacato a provocarli né, tantomeno, «la politica ideologico-sindacale della Fiom», quando la Fiom – a mio parere – oggi è una forza della democrazia e non solo del sindacato.
E veniamo anche al debito pubblico, che per il 17 per cento è posseduto da privati cittadini e per il 40 per cento dalle banche. Debbono i lavoratori addossarsi il debito di cittadini un po’ benestanti e delle banche? Insomma debbono essere i lavoratori i pagatori di ultima istanza? Sempre loro?
Certo, con debito, globalizzazione e finanziarizzazione siamo in una situazione assai difficile e qualcuno deve pagare. Ma perché sempre i soliti noti? Oggi l’attuale governo fa una giusta campagna contro l’evasione fiscale, che è stata organica al nostro sistema economico. Ma in questa caccia all’evasore a Cortina o nei locali della movida di Milano c’è un qualcosa di propagandistico e insufficiente nel breve periodo. La domanda da porsi, e che al debutto del governo Monti era emersa, è quella di un’imposta patrimoniale, cioè che anche i benestanti pagassero qualcosa per temperare una crisi alla quale avevano contribuito. L’idea di una patrimoniale all’avvio del governo Monti era emersa, ma poi cancellata. Perché?
E qui c’è un punto sul quale vorrei richiamare l’attenzione. Il governo Monti è sostenuto dal Pdl e dal Pd, ma la forza maggiore è quella del Pdl, il quale davanti a una patrimoniale anche modesta staccherebbe la spina.
Siamo realisti. Quello di Monti è un governo tecnico, ma niente affatto indipendente. C’è ancora una maggioranza parlamentare che, ove ci fosse un attacco ai ricchi, che in Italia ci sono e tanti, staccherebbe la spina.
Scalfari conclude con una esortazione a smetterla con Bandiera rossa e a cantare la Marsigliese. Ma, rispettabilissimo Scalfari, in Italia, e soprattutto in questa fase di crisi, l’eguaglianza dov’è? E se Camusso difende, anche nelle attuali difficili circostanze, quelli che vorrebbero essere meno diseguali (ovviamente a livello inferiore) perché trattarla come una che deve andare a scuola? Quanto al richiamo a Lama, quelli erano tempi diversi, con una condizione operaia assai migliore, senza dire che sulla politica di Lama ci sarebbe da discutere. Non era il verbo e – se ricordiamo – fece anche danni.
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