La Rai chiede il canone per pc e tablet rivolta delle aziende: tagliamo Internet

Bollettini a migliaia di imprese, sul governo critiche bipartisan. La tv di Stato vuole somme che vanno dai 200 ai 6 mila euro: “C’è una legge del ’38” 

Bollettini a migliaia di imprese, sul governo critiche bipartisan. La tv di Stato vuole somme che vanno dai 200 ai 6 mila euro: “C’è una legge del ’38” 

ROMA – Hai tra le mani un computer, un tablet tipo iPad, uno smartphone: dunque devi pagarci il canone Rai. Perché queste “diavolerie” ti fanno vedere i programmi tv al pari ormai di un televisore. Viale Mazzini lancia una nuova offensiva contro gli evasori di quella che il Censis (nel 2010) bollava come la gabella più odiata dagli italiani. E pretende il versamento del canone se guardi Piero Angela, Sanremo o la Coppa Italia anche solo sul tuo telefonino oppure via computer.
Se ne sono accorte le migliaia di aziende che stanno ricevendo dalla Rai di Torino una lettera di due paginette. Nella prima, si allude agli «apparecchi atti alla ricezione delle trasmissioni radiotv al di fuori dell´ambito familiare, compresi i computer collegati in Rete». Chi ce li ha – e chi non ce li ha? ormai – dovrà versare il canone Rai. Questo, alla luce dell´incrocio miracoloso tra due leggi: la 488 del 1999 e nientemeno che il Regio Decreto 246 del 1938. La seconda paginetta è il bollettino di pagamento che riporta delle cifre blu. Dimenticate i 112 euro che paga il padre di famiglia. Nel caso delle aziende, Viale Mazzini reclama il “canone speciale” che oscilla oggi tra i 200,91 euro annui (per gli studi professionali) e i 6696 dovuti dagli alberghi a 5 stelle quando hanno più di 100 camere.
Studi professionali, aziende, alberghi, questo canone speciale lo evadono da anni. Ne è convinto Nino Rizzo Nervo, storico consigliere della Rai che nel gennaio 2010 – in un suo articolo per il quotidiano Europa – stimava addirittura in un miliardo la somma sottratta alle casse della televisione di Stato. «Da anni, la Rai scrive alle aziende e reclama il canone speciale – racconta Rizzo Nervo – ma queste alzano le mani e dicono: non vi dobbiamo niente perché noi non abbiamo il televisore in ufficio. Normale che adesso la Rai batta il pugno e si faccia rispettare: è legittimo sostenere che basta il possesso di un computer e di un tablet perché il canone sia dovuto. In fondo, sono strumenti che ti permettono di vedere i programmi perfino in diretta. Sky non chiede forse dei soldi in cambio della sua “app” Sky Go? Aggiungo che le aziende stanno facendo un dramma per una somma magari anche alta, ma che è pur sempre deducibile dal reddito d´impresa».
Un dramma, proprio così. Le aziende non hanno preso bene questa ingiunzione di pagamento ed ora minacciano di tagliare l´abbonamento a Internet. Confida, allarmato, il dirigente di un operatore telefonico di punta: «I nostri call center ricevono decine, centinaia di chiamate di imprenditori a caccia di chiarimenti. E stiamo incassando già le prime disdette agli abbonamenti per l´Adsl. Un´azienda paga magari 300 euro l´anno per l´Internet veloce ed ora se ne vede chiedere altri 401 dalla Rai. Diciamo noi: in questi mesi si parla tanto di banda larga, di agenda digitale. Ma qualcuno ha sottovalutato gli effetti sullo sviluppo della Rete di questo corto circuito del canone tv».
Mario Monti fa di colpo, così, il pieno di critiche politiche. Parte Massimo Garavaglia della Lega che paragona questa storia del canone «all´Ici che gli agricoltori dovranno pagare sulle stalle e i ricoveri dei trattori». Dal Pdl, Alessio Butti si appella al ministro Passera «perché venga frenato un meccanismo dannoso per aziende e lavoratori autonomi». Fabrizio Morri e Luigi Vimercati (del Pd) accusano la Rai di formulare una richiesta «priva di qualsiasi fondamento e razionalità». Mentre Massimo Donadi (Idv) parla di «vessazione medioevale» e Roberto Rao (Udc) di un autogol: «Viale Mazzini motiva la sua richiesta di pagamento con uno spot, una specie di cartone animato, che suona solo come un invito ad evadere». E mentre il sindacato delle agenzie di viaggio Fiavet, la Confapi, la Confartigianato di Pisa lavorano ad una campagna contro il servizio pubblico, un dubbio si insinua nella testa delle (tante) famiglie che pure evadono il canone (quello ordinario). Anche loro hanno in casa computer e tablet, smartphone e connessioni a Internet. Anche loro, in altre parole, temono di ricevere una lettera con un bollettino prestampato, firmata Rai. Da Viale Mazzini negano quest´eventualità: le famiglie sono salve, «in attesa di una più puntuale definizione» delle regole.

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