I disastri di Gianni dal Tibet a Fascistopoli

  SEDICENTE scalatore provetto, Alemanno dovette arrendersi nella scalata allo Shishapangma, il quattordicesimo monte tibetano più alto della terra e il più basso tra gli “Ottomila”, per un raffreddore o, come dicono i tanti zelatori miracolati dal sindaco dal cuore nero, per una broncopolmonite.

  SEDICENTE scalatore provetto, Alemanno dovette arrendersi nella scalata allo Shishapangma, il quattordicesimo monte tibetano più alto della terra e il più basso tra gli “Ottomila”, per un raffreddore o, come dicono i tanti zelatori miracolati dal sindaco dal cuore nero, per una broncopolmonite.

Stavolta non ai ghiacciai si è arreso, ma alle falde dei pochi metri del Gianicolo e dell´Aventino, sotto 30 centimetri di neve. Ma senza rinunciare a una puerile e improvvida polemica con il capo della Protezione Civile che, come non capita di frequente, stavolta sembra avere tutte le carte in regola negli avvisi lanciati per l´emergenza in arrivo con i venti gelidi del nord.
Trentacinque millimetri? Se nevica, come tutti sanno, e non solo i campioni di arrampicate, fanno 35 centimetri di neve. Ma lo scalatore tibetano non lo sa, cade nell´equivoco, pensa di uscirne con la guerra dei millimetri e ci alluviona di interviste televisive. “Millimetri, come il suo cervello”, ne conclude un blogger più che incazzato nella tundra gelida. Il senso di Alemanno per la neve diciamo che più che alla “K2” è un po´ alla “barisienne”, dalla città portuale pugliese dove nacque, o alla “pariola”, il quartiere capitolino dove il papà generale dell´esercito lo condusse giovanetto a esercitarsi, tra piazza Euclide e piazza Pitagora, nelle arti del picchiatore nero, nutrito tra le mura del Liceo scientifico Righi. Incedere affrettato, sguardo basso, tratto alquanto isterico, debolezza evidente e autorità alquanto scadente rispetto agli squaletti neri affamati che lo attorniano in nome dei vecchi tempi delle mazze e delle molotov, il sindaco di Roma capitale delle calamità è diventato lui stesso “la calamità” agli occhi di migliaia di romani che nella notte di venerdì lo ha maledetto sul raccordo in una scena che neanche Federico Fellini era riuscito a rendere così cupa e ansiogena. Nel felliniano “Roma” il raccordo allagato era l´inferno metropolitano, nella “Fascistopoli” capitolina il raccordo imbiancato è diventato la tomba della Roma della “destra sociale”, sotto cui si radunarono, conquistato il potere municipale, le antiche pattuglie romane di Terza posizione, Forze nuove, Naziskin, Avanguardia nazionale e ultrà fascisti e profittatori di ogni specie.
Stavolta sono arrivati davvero quasi tutti al potere con Gianni lo scalatore. Da Mokbel, l´uomo della grande truffa a Finmeccanica, fino a Vattani, il figlio console dell´ambasciatore Umberto animatore di Casa Pound e a Fabrizio Mottironi, ex Nuclei armati rivoluzionari, messo a capo di Buonitalia Spa. E intorno decine e decine di vecchi camerati che spuntano dappertutto in ruoli istituzionali, comunali e economici, come per placare un appetito di potere che viene da lontano e che dopo interi lustri seguiti alla sdoganamento berlusconiano, non è ancora placato. E che l´ex piccolo camerata del Liceo Righi non riuscirà mai a placare. L´ufficio di collocamento di Roma capitale di “Fascistopoli” non dimentica nessuno degli antichi camerati, in un´orgia di inadeguatezza e incapacità, talvolta popolata di incredibili figuri muniti di doppiopetto e cravatta. Talvolta antropologicamente simili agli eredi della Banda della Magliana, che negli ultimi mesi con le sparatorie hanno messo a ferro e fuoco la capitale in un continuo romanzo criminale.
Questa è la Roma “legge e ordine” che Alemanno aveva promesso. Per i posti apicali, come si dice, il grande consulente del sindaco è il solito Luigi Bisignani, che ha appena patteggiato per gli imbrogli della P4. È dell´ex piduista, poi passato allo stato maggiore di Gianni Letta, che il sindaco si fida per le nomine più importanti, come quella di Cremonesi alla Camera di Commercio e di Basile all´Atac. Come ormai tutti sanno, Bisignani è un cultore della prevalenza del cretino nei ruoli di potere, perché così quelli che colloca li controlla meglio, come ha rivelato in una ormai famosa intercettazione telefonica. Con il sindaco di Roma va giù morbido, come nel burro: ogni parente suo o di qualcuno dei suoi che Alemanno colloca, l´inesauribile Bisi gli impone il suo cretino di turno. Ora la neve. Ma con l´acqua, come sul raccordo anulare di Fellini, il sindaco aveva già avuto a che fare un sacco di volte. Purtroppo sembra che, nella sua arroganza, anche l´esperienza riesca a insegnargli poco. Nel dicembre 2008 ci fu la piena del Tevere. Anche allora il sindaco se la prese con la Protezione civile. Ma nessuno in municipio aveva pensato a controllare la pulizia dalle foglie delle caditoie, i tombini romani per la cui manutenzione erano lautamente pagate le imprese napoletane di Alfredo Romeo. Fino al 20 ottobre scorso, quando Roma andò di nuovo sott´acqua e, come al solito, lui, sorpreso e stupito come fosse un passante, frignò contro qualche altro presunto colpevole. Ora ci racconta che il piano-neve – guarda un po´ – è stato ostacolato dalla neve. E va in tivù trenta volte in poche ore a chiedere una commissione d´inchiesta. È uno scherzo? O chiede che qualcuno lo metta finalmente sotto inchiesta per liberare da lui stesso Roma Capitale? Non vi illudete, per lui la colpa è sempre di qualcun altro. E con i suoi spin doctor ha deciso di spezzare le reni al ghiaccio. Mediaticamente. Ma sapete chi sono gli ultimi suoi spin doctor, dopo l´assunzione di circa 25 addetti al suo ufficio stampa? Tenetevi forte: il più ascoltato è Luigi Crespi, quel tipo che si definisce sondaggista, che visse per un po´ alle spalle di Berlusconi e che poi finì in bancarotta. Poi c´è Iole Cisnetto, la consorte di quel Cisnetto che organizza, finanziato soprattutto dalle imprese più care a Bisignani, “Cortinaincontra”, una specie di passerella di amministratori delegati in cerca di una ripresa televisiva e di una marchetta giornalistica, in cambio di un modesto contributo pagato dai loro azionisti. Alemanno la frequenta insieme alla sorella Gabriella, direttrice dell´Agenzia del Territorio. Andate a spalare la neve, ha detto il sindaco ai romani quando ha visto che le cose si mettevano male. Ma a Roma non si può fare. Uno che a Trastevere lo ascoltava in televisione ha commentato: «Aho, questo è più paraculo de Schettino, se vo´ gode´ la scena di Roma che lui ha affondato dallo scojo! Ci vada e ci resti, così non si bagna».

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