Ungheria, l’ultima del governo Orban meno tasse sui cani magiari al 100%

Il primo ministro aumenta l’imposta sugli animali domestici. Ma non si paga per quelli di pura razza nazionale.  Vizsla, Komondor: sono specializzati nella caccia e nella guardia ma, soprattutto, sono tipici del paese

Il primo ministro aumenta l’imposta sugli animali domestici. Ma non si paga per quelli di pura razza nazionale.  Vizsla, Komondor: sono specializzati nella caccia e nella guardia ma, soprattutto, sono tipici del paese

BERLINO – I regimi autoritari, o con tendenze autoritarie, hanno molti, brutti difetti con cui rovinano i loro paesi, ma ammettiamolo: quanto a capacità di cadere nel ridicolo evocando ricordi macabri sono imbattibili. Al confronto, qualsiasi democratico doc d´ogni tendenza è una nullità. Accade in Ungheria. Il governo del premier Viktor Orbàn, informa l´autorevole Agence France Presse, ha rivisto a modo suo la tassa sui cani. Secondo criteri etnici, privilegiando le razze canine ritenute puramente ungheresi.
Certo, la tassa sui cani esiste ovunque nel mondo, è anche giusto. In Ungheria, tra i tanti costi della vita aumentati da quando Orbàn è al potere c´è anche lei. A seconda dei casi, tra i 20 e i 66 euro. Non poco, in un paese centroeuropeo dai redditi bassi ma dove possedere un animale domestico è da tempo trend borghese di massa.
Ma il punto non è questo. Il punto è che adesso, se possiedi un cane di pura razza ungherese puoi essere esentato dall´imposta. In altre parole: se non scegli un pastore tedesco, un maremmano, un cocker, uno yorkshire terrier, bensì un cane di pura razza magiara, risparmi. Selezione etnica con “Fido”. La scelta è teorizzata come «preferenza nazionale canina». Preferenza nazionale, e basta: cioè nessuna differenza tra cagnolini di lusso da salotto e cani da guardia, tra cani da caccia per persone agiate e cani con cui umili pastori difendono le pecore. No, l´unico criterio è appunto l´origine nazionale o no della razza canina. Protezionismo cinofilo, o xenofobia cinofila, con sconti fiscali.
Intendiamoci: l´Ungheria ha dato al mondo non solo innumerevoli talenti, da Bartok a Robert Capa al regista Jancso a mille inventori, ma anche splendide razze canine. Il Vizsla è uno splendido cacciatore, il Komondor come guardiano è imbattibile. Ma allora perché offendere i cani, l´Ungheria e i valori democratici europei con un razzismo a quattro zampe, dichiarando le razze locali superiori a quelle straniere?
È ben vero che i seguaci di Orbàn parlano dell´opposizione come di «idegen vér», sangue straniero. Varrà anche per i cani «impuri»?
Fin qui gli scherzi, i problemi seri sono altri. Fondo monetario internazionale, Bce e Ue, chiedono garanzie tangibili di cambiamento come conditio sine qua non del credito per scongiurare un default di Budapest. Il presidente Pàl Schmitt è accusato di aver copiato in gioventù dal compagno d´università bulgaro Nikolaj Georgiev la tesi di laurea. Accusa per cui politici tedeschi popolarissimi come l´ex ministro della Difesa barone Karl Theodor zu Guttenberg si sono dimessi per direttissima. Difende Orbàn solo il vescovo cattolico Janos Szekely. Afferma che lo odiano quasi come fu odiato Cristo, perché nella Costituzione loda Dio e difende il feto fin dal concepimento, e «ciò non piace a molti intellettuali europei». E frusta la “finanza internazionale” (termine che tra il 1919 e il 1945 fu usato dal regime di allora per le politiche antisemite) che protesta per le supertasse imposte alle banche, oltre che ai cani stranieri. Negli ultimi sondaggi, 84 cittadini su 100 sono convinti che la politica del governo sia sbagliata. Sperano che l´Europa non li lasci soli insieme ai loro amati cani.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password