Torna in Italia Vattani, console che inneggiò al fascismo

ROMA — Se i programmi non cambieranno all’ultima ora, il ministro degli Esteri Giulio Terzi dovrebbe annunciare oggi che la Farnesina ha richiamato a Roma Mario Vattani, il diplomatico tuttora formalmente console generale a Osaka, Giappone, malgrado nel maggio 2011, cantando in un raduno di «Casa Pound» tra saluti romani, abbia inneggiato alla «bandiera nera» con evidente apologia di fascismo.

ROMA — Se i programmi non cambieranno all’ultima ora, il ministro degli Esteri Giulio Terzi dovrebbe annunciare oggi che la Farnesina ha richiamato a Roma Mario Vattani, il diplomatico tuttora formalmente console generale a Osaka, Giappone, malgrado nel maggio 2011, cantando in un raduno di «Casa Pound» tra saluti romani, abbia inneggiato alla «bandiera nera» con evidente apologia di fascismo.
Il ministero ieri ha diffuso una nota nella quale c’era scritto: «La Farnesina non esprime alcun commento in relazione alle notizie, diffuse da agenzie di stampa, relative al caso disciplinare del console generale a Osaka Mario Vattani». Il comunicato faceva seguito a un’informazione dell’Agenzia Italia che dava per avvenuto il richiamo a Roma. Benché vaga, la nota non consisteva in una smentita.
La scelta di far stare in Italia Vattani, ripreso nella sua esibizione su un video, figlio dell’ex segretario generale della Farnesina Umberto, è maturata quando è apparso chiaro che la lunga attesa del procedimento disciplinare non ha eliminato l’attenzione su quel concerto affiorato sulla stampa in dicembre. Due giorni prima che terminasse il 2011, il ministero aveva annunciato che avrebbe disposto procedure disciplinari. Al diplomatico, finito su YouTube, sono state chieste spiegazioni applicando norme che gli riconoscevano settimane per fornirle. La procedura adesso prevede che la sua versione, ormai arrivata, sia sottoposta a osservazioni dalle quali dipenderà poi l’inizio della valutazione disciplinare vera e propria, affidata a una commissione.
Vattani non è stato destituito. Viene messo a disposizione della commissione. Insomma, a quasi un mese da quando il caso è pubblico non è stato ritenuto opportuno tenerlo in Giappone. Il suo ruolo di rappresentante dell’Italia crea imbarazzo, non passa inosservato nelle diplomazie straniere, da parte di Stati che il nazifascismo lo hanno combattuto, o subito, in guerra.
Il console, 45 anni, è stato citato in un articolo di Le Monde sui fascisti italiani. «Katanga» è lo pseudonimo con il quale avrebbe cantato a lungo canzoni di estrema destra secondo alcune cronache che lo hanno descritto come leader del gruppo «Sottofascia semplice». Nel concerto filmato, nel quale ha inneggiato alla «bandiera nera» e alzato un braccio teso, ha gratificato con un «che bel pubblico!» quanti lo avevano preceduto nel saluto romano, fatto dire a un personaggio in un brano che «pur di sopravvivere faccio entrare lo straniero», preso di mira i «veri figli del sogno americano». Si è schierato «per un’altra Repubblica!».
«Che io debba essere rappresentato nel mondo da persone che hanno espresso quelle ideologie, mi fa inorridire e penso che meriti di essere allontanato velocemente», ha dichiarato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma apprezzando «la sensibilità del ministro Terzi». Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ebbe una formazione neofascista e ha avuto Vattani come consigliere diplomatico, ha detto in tv a Fabio Fazio: «Credo ci debbano essere sanzioni». Sanzioni non significa necessariamente licenziamento. La speranza degli amici è che un comportamento del genere sia giudicato compatibile con la permanenza nella diplomazia italiana.

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