Sundance, mainstream ma «contro»

Una certa dimensione utopica faceva parte dell’idea fondante del Sundance Film Festival – luogo remoto, avversità  metereologiche, cinema che non voleva/poteva vedere nessuno.

Una certa dimensione utopica faceva parte dell’idea fondante del Sundance Film Festival – luogo remoto, avversità  metereologiche, cinema che non voleva/poteva vedere nessuno. Dal microevento che era alla fine degli anni ottanta, oggi Sundance è diventato una forza del mainstream, un «brand» con cui fanno a botte per associarsi marche di auto, di birra, di scarpe, di elettronica, di vodka, stilisti di moda e catene di hotel di lusso. Come il festival, anche quella dimensione utopica, che torna in ogni discorso del fondatore Robert Redford, si è evoluta, senza però essere scomparsa del tutto. Sembra un paradosso, data la taglia, l’«hype» e i giri di denaro che oggi circondano il festival, ma è innegabile che, alla base di questi dieci giorni rituali, qui a Park City ci sia ancora l’idea (molto redfordiana) di star facendo «controcultura». Tale idea era evidentissima, venerdì mattina, alla proiezione di uno dei documentari in concorso, «Escape Fire: The Fight to Rescue American Healthcare», di Matthew Heineman e Susan Froemke. Si tratta, come dice il titolo, di un film sulla sanità Usa. Il doc sulla sanità La prima cosa che colpisce è che nel film non sia quasi citata la riforma di Barack Obama. Come lui sono quasi completamente assenti gli esponenti della politica istituzionale. È un gruppo di dottori, pazienti, personale medico dell’esercito, giornalisti di settore, persino un «pentito» (era uno dei capi marketing dell’assicurazione Cigna) e un Ceo (della catena di supermercato Safeway, che ha ridotto i costi della sanità offrendo ai dipendenti palestre, menu a basso colesterolo e incentivi per controlli medici regolari) che danno il quadro della catastrofica realtà economica della sanità americana: 8.000 dollari spesi annualmente per persona, contro una media globale di 3.000 Sono loro (tutti in sala alla fine della proiezione) che propongono idee per riformare la catastrofe. L’approccio è totalmente grass roots, extra Washington – il che non promette bene per Obama e i democratici nel 2012. Magari non è proprio «controcultura», ma è certo controinformazione preziosa.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password