Quella faccia feroce del soul. La mia vita contro tutti

Miti/UNA MUSA PER MOLTI, DA KEITH RICHARDS A BEYONCà‰

Miti/UNA MUSA PER MOLTI, DA KEITH RICHARDS A BEYONCà‰
Alla fine degli anni Cinquanta e all’inizio dei Sessanta, rocker al debutto come Mick Jagger, Keith Richards, Eric Clapton e John Lennon facevano interminabili file davanti alle porte del Flamingo o del Marquis, al tempo locali molto in voga. Stivali a punta, puzza di freddo e mozziconi di sigaretta calpestati nervosamente, aspettavano di entrare. All’interno capitava di ascoltare Chuck Berry, Screamin’ Jay Hawkins e lei, Etta James. Come dirà in seguito Eric Burdon (Animals): «Per i ragazzi inglesi e francesi di allora quei nomi erano dejâ vu. Non solo per loro. In Hail! Hail! Rock’n’Roll, il documentario che consegna alla storia due concerti dell’86 di Chuck Berry, Etta James sale sul palco ed esegue Rock and Roll Music. In disparte c’è anche Keith Richards, uno dei ragazzini di ieri. Berry la presenta così: «E ora la fantastica, favolosa, tremenda, potente, esplosiva lady del blues. Miss Etta James. Forza vieni qui cara, eccola questa è la mia baby». La performance è memorabile, con un finale che incanta. Richards si avvicina quasi in trance e la abbraccia come se volesse succhiarle via ancora una stilla di quella energia. Di quella voce feroce, potente, la voce di una donna passata attraverso una vita di varia ed eventuale disperazione, una voce in cui cozzavano e si sublimavano i dolori di una vita: relazioni umane sballate, misconoscimenti, veti di un’industria discografica che ha continuato a farle cambiare genere fino ai recenti approdi jazz, risentimenti nei confronti di un sistema che l’ha spesso discriminata e lasciata a piedi. Non ultimo l’episodio del ballo di gala nel giorno dell’insediamento di Obama. In quell’occasione fu chiamata Beyoncè a cantare At Last, il classico di Etta. Lei se ne avrà a male, perché, dirà , «io l’avrei cantata meglio». Ma che fa, la sua voce e la sua irruenza hanno continuato ad influenzare trasversalmente una teoria di artisti come ha dimostrato anche Cadillac Records, il film in cui è interpretata proprio da Beyoncé. Senza di lei scomparsa a poche ore dalla morte di Johnny Otis, il suo scopritore – non ci sarebbero stati né Janis Joplin né Amy Winehouse, né Rod Stewart né il nostro Zucchero. La prova sta tutta in Push Over, Seven Day Fool, I Got You Babe o In the Basement, perle che ancora oggi mettono i brividi.

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