Pochi magistrati, celle affollate e 9 milioni di processi pendenti

Relazione del Guardasigilli. Sì di Pd-Pdl-Terzo polo: mozione unica

Relazione del Guardasigilli. Sì di Pd-Pdl-Terzo polo: mozione unica

ROMA — «Sono veramente soddisfatta, vuol dire che anche sulla giustizia il clima sta cambiando…», dice il Guardasigilli Paola Severino lasciando con passo veloce l’aula della Camera che ha appena approvato la mozione unitaria di Pdl, Pd e Terzo polo sulla sua «Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2011». Ha convinto i deputati (il voto al Senato slitta a oggi, ndr) insistendo sul tasto dell’emergenza economica ed evitando accuratamente di parlare di quelle leggi ad personam e di quei veleni che hanno paralizzato i primi tre anni della legislatura. Insomma, ha insistito il ministro concludendo il suo discorso, «è questo il momento in cui dobbiamo impegnarci ancora di più perché per quanto possa apparire paradossale, in presenza di una drammatica congiuntura economica internazionale, si presenta l’occasione, forse irripetibile, di riformare davvero il sistema giudiziario italiano».
Ma per fare anche la più semplice delle riforme c’è poco tempo. Nelle 13 pagine della sua relazione, il ministro traccia infatti un quadro clinico della giustizia italiana ancora molto compromesso, addirittura in peggioramento. Per litigiosità siamo quarti in Europa (dopo Russia, Belgio e Lituania), siamo al 157° posto nella classifica mondiale per il tempo necessario a recuperare un credito (1.210 giorni in Italia, 394 in Germania), abbiamo pagato solo nel 2011 ben 84 milioni di indennizzi per l’eccesiva durata dei processi e l’ingiusta detenzione è costata all’erario altri 46 milioni. Tutto questo, ha aggiunto la Severino, dipende da un pauroso ingorgo giudiziario (9 milioni di processi pendenti, 5,5 milioni nel civile e 3,4 milioni nel penale) e dalle carceri che ormai sono al collasso con 68 mila detenuti di cui 28 mila in attesa di giudizio.
Archiviate dunque le guerre di religione sulle leggi ad personam e sulla riforma epocale della giustizia, rimane poco tempo per agire anche perché la giustizia lumaca ci costa un punto di Pil ogni anno. Il cambiamento più atteso è la revisione della geografia giudiziaria disegnata nell’Ottocento, ma le trappole parlamentari sono lì che attendono il ministro che ha comunque confermato di «predisporre la prima bozza» per i tagli dei tribunali e delle sezioni distaccate entro marzo-aprile 2012. Sulla carta il governo ha ancora nove mesi per attuare la delega varata con la manovra dell’estate scorsa, ma proprio ieri un gruppo trasversale di deputati — Costa e Scelli del Pdl, Cavallaro del Pd, Molteni della Lega — hanno presentato un paio di emendamenti al decreto milleproroghe che ha l’obiettivo di spostare di un anno, a settembre del 2013, il taglio degli uffici giudiziari improduttivi.
Un altro scoglio parlamentare è quello del ddl anticorruzione varato dal ministro Alfano, già approvato dal Senato ma giudicato poca cosa dai magistrati che si occupano di reprimere corrotti e corruttori. «Vi garantisco il mio personale impegno e quello del governo», ha assicurato il ministro, per debellare «un canale sotterraneo che va dall’evasione fiscale, alla corruzione, al riciclaggio e alla criminalità con una imponente erosione di valori come quello della leale concorrenza tra le imprese…». L’ultima parola però spetta al Parlamento.

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