Perché pisciano nel vaso

Per il filmato dei quattro marine che in Afghanistan orinano sui corpi ancora insanguinati di talebani uccisi, la condanna è stata unanime. Il capo del Pentagono Panetta ha definito «deplorevole» il gesto e per il segretario di stato Hillary Clinton è «una vergogna» e «i responsabili ne risponderanno». Pare di ascoltare le parole del colonnello Kurtz in Apocalipse Now, il film d’ispirazione conradiana del regista Coppola, che all’ufficiale inviato da Saigon per ucciderlo racconta: «Hanno addestrato i nostri bombardieri a gettare tonnellate di napalm sui civili ma se i nostri ragazzi scrivono “cazzo” sulle bombe allora s’indignano».

Per il filmato dei quattro marine che in Afghanistan orinano sui corpi ancora insanguinati di talebani uccisi, la condanna è stata unanime. Il capo del Pentagono Panetta ha definito «deplorevole» il gesto e per il segretario di stato Hillary Clinton è «una vergogna» e «i responsabili ne risponderanno». Pare di ascoltare le parole del colonnello Kurtz in Apocalipse Now, il film d’ispirazione conradiana del regista Coppola, che all’ufficiale inviato da Saigon per ucciderlo racconta: «Hanno addestrato i nostri bombardieri a gettare tonnellate di napalm sui civili ma se i nostri ragazzi scrivono “cazzo” sulle bombe allora s’indignano».
Ma qual è l’inammissibilità e la vergogna, se non quella della guerra? Che continua, estesa ormai a buona parte del Pakistan, con migliaia di vittime civili non solo per responsabilità dei combattenti talebani ma per le bombe salvifiche sganciate coraggiosamente dall’alto dei cieli dai bombardieri della Nato. Per quei massacri, come del resto per questa foto «deplorevole» aprono inchieste. Una litania di «aperture d’inchieste». Come hanno fatto per Abu Ghraib, anche lì c’erano le foto «ricordo di guerra», e come hanno fatto per Guantanamo. Scaricando le colpe sulle vite dei soldati travolti dallo strapotere affidatogli di uccidere giustamente perché la guerra è «giusta». Eppure l’atrocità giuridica e disumana del carcere di Guantanamo sta sempre lì, anzi è diventata eterna, mentre Abu Ghraib è solo un ricordo per fare, prima o poi, un film, com’è accaduto per molte stragi americane in Iraq, a partire da quella cancellata dalle inchieste di «Aditha». Con abile situazionismo alla rovescia, lo spettacolo deve continuare, la coscienza culturale-produttiva dell’America è accontentata. Salvo non impegnarsi politicamente a processare le responsabilità primarie di chi ha voluto a tutti i costi quella guerra. Che poteva essere evitata. E che scattò nell’ottobre 2001 come vendetta dell’11 settembre, contro i talebani che quell’evento non avevano certo determinato.
E oggi infatti, dopo essere stati dipinti come il male assoluto dell’umanità, i talebani diventano all’improvviso interlocutori di un necessario processo di pace. Intanto mandano a dire – e c’è da credergli – che l’immagine dell’urina sui cadaveri dei loro caduti non farà altro che «dare più forza alla jihad».
Così i peggiori criminali di guerra della nostra epoca, siccome sono stati inquilini della Casa bianca, moriranno tranquilli nei loro letti come eroi nazionali. Nessuno di loro negli Stati uniti pagherà mai né ha mai pagato. Non è giustizialismo questa denuncia, ma la convinzione che sia questa impunità ad aiutare e sostenere il disprezzo dei vinti sul campo di battaglia, come dimostra il filmato dei quattro «nostri» ragazzi, e insieme ad aiutare la preparazione di nuove guerre. Ne stanno preparando almeno altre due, più feroci dell’Iraq, dell’Afghanistan e della Libia messe assieme.
Ecco perché i quattro giovani marine eroicamente impegnati a dileggiare i corpi di talebani morti, non «pisciano fuori del vaso» – è la frase idiomatica che equivale a dire «sbagliano obiettivo» o «non colgono il centro». Quell’immagine atroce è una fotocopia sbiadita della ferocia e dell’attualità della guerra e dei suoi colpevoli. Resta da chiedersi, che democrazia sia quella statunitense – mentre l’Italia nemmeno ha preso posizione sull’accaduto pur sostenendo in armi quel conflitto – che per esistere ha bisogno di guerre e di vittime. E di criminali.

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