Napolitano laureato indigna Bologna

Salva-Italia Moody’s: «il decreto ridurrà  il reddito disponibile delle famiglie». Sale a -20,8% la distanza dal picco pre-crisi dell’aprile 2008.

Il capo dello Stato riceve una laurea honoris causa in relazioni internazionali, fuori dall’università  gli indignati bolognesi protestano contro l’austerity del governo del presidente: «In quell’aula l’1% della popolazione si autocelebra e si autoincensa»

Salva-Italia Moody’s: «il decreto ridurrà  il reddito disponibile delle famiglie». Sale a -20,8% la distanza dal picco pre-crisi dell’aprile 2008.

Il capo dello Stato riceve una laurea honoris causa in relazioni internazionali, fuori dall’università  gli indignati bolognesi protestano contro l’austerity del governo del presidente: «In quell’aula l’1% della popolazione si autocelebra e si autoincensa» BOLOGNA.  Nell’aula magna dell’Università di Bologna c’era il pubblico delle grandi occasioni ad applaudire il neo laureato in relazioni internazionali Giorgio Napolitano. Fuori, per le strade della città gli studenti universitari indignati lo chiamavano «Joe Napolitano» e ricordavano «che in quell’aula c’è solo l’1% della popolazione che si autoincensa e si autocelebra».
Erano pochi e per giunta divisi in due manifestazioni, ma a dispetto di questo non si sentivano mosche bianche. E, visto, che per la cerimonia era arrivato anche il ministro dell’Università hanno sfilato dietro lo striscione «Profumo d’austerity, Napolitano la laurea te la diamo noi». Al presidente della Repubblica imputano di essere uno dei responsabili del commissariamento dell’Italia da parte della Banca centrale europea e l’artefice del «governo delle banche, il governo di Monti e dell’austerità». È finita a manganellate che la polizia ha elargito quando il gruppo di poco più di duecento ha tentato di sfondare il cordone in una stretta via, vicino all’aula magna. Sono rimasti contusi in tre, due studenti e un cronista di Repubblica. La questura ha attaccato dicendo che tra gli oggetti lanciati dopo le manganellate, oltre ad uova ed accendini, c’era anche del liquido corrosivo. I manifestanti di «Occupy unibo» hanno respinto al mittente le accuse.
Bologna scorcio d’Italia in una fredda mattina di gennaio tra un centro città blindato per l’arrivo del Capo dello Stato e la protesta che non ha avuto paura dei numeri bassi e non ha perdonato a Napolitano di aver firmato la riforma Gelmini. «Non ci sentiamo delle mosche bianche – ha detto Michele di “Occupy unibo” – in questa fase politica stiamo vedendo altri movimenti, da quello dei Forconi in Sicilia a quello dei pescatori che sono stati picchiati davanti a Montecitorio». Poco più in là dai duecento che hanno tentato di sfondare il cordone della Polizia c’è stata l’altra protesta del collettivo Sadir e del centro sociale Tpo che ha lasciato sacchi della spazzatura ai piedi dei militari della guardia di finanza che presidiava uno dei punti d’accesso all’aula magna, e poi anche davanti al rettorato di Ivano Dionigi che nei giorni precedenti aveva fatto un appello «ad essere all’altezza dell’arrivo del presidente della Repubblica». E se la politica locale ha usato toni che hanno poco a che fare con la realtà parlando di «violenza inaccettabile» da parte degli studenti, il ministro dell’Interno, che per un anno ha retto la città come commissario prefettizio, ha detto che si è vista «una minoranza che non rappresenta l’anima di Bologna». Gli studenti, dopo le proteste della mattinata, sono apparsi su Facebook e la rete «Occupy unibo» ha proposto di scrivere, sulla bacheca del profilo pubblico del presidente della Repubblica, «qualcosa che attacchi la gestione della giornata di oggi e la presenza di Napolitano in città».
Durante la cerimonia, che per quei ragazzi che stavano nelle strade era il simbolo della separazione della politica dalle questioni vere che toccano i giovani e i precari, il presidente della Repubblica ha preso la parola dopo essersi laureato secondo il rito medievale. Napolitano ha tenuto una lezione magistrale su «Le difficoltà della politica in Italia e in Europa». Un’analisi della crisi della politica che attraversa la fase attuale con una sottolineatura sulle spinte populiste che si stanno facendo vive in alcuni Paesi europei. Nella sua lectio Napolitano ha avvisato che non si può a fare a meno dei partiti, che il «loro ruolo è ineludibile» e ha inviato un monito sull’uso delle tecnologie: «Non si prenda l’abbaglio di ritenere che di fronte alla crisi dei partiti la soluzione sia offerta dal miracolo delle nuove tecnologie informatiche, dall’avvento della Rete».
A chi, nel pomeriggio, gli ha chiesto un commento sui tafferugli della mattina, ha detto che «le manifestazioni di dissenso e di protesta possono essere prese in attenta considerazione se sono motivate e si esprimono correttamente, altrimenti no». E ha chiuso dicendo: «Francamente un commento sulle uova e sugli accendini non mi pare di doverlo fare». Oggi Napolitano sarà ancora in città per incontrare i consiglieri comunali e la giunta Merola.

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