Litfiba. “Cantiamo rock, noi non siamo furbi”

Dopo tredici anni è pronto il nuovo disco del gruppo formato da Piero Pelù e Ghigo Renzulli, tornati insieme Si intitola “Grande Nazione” ed è un album di ispirazione molto politica sulla situazione del paese.  Non siamo stati mai così espliciti nei testi. Tutto quello che abbiamo scritto è basato sulla sincerità , cosa rara dalle nostre parti 

Dopo tredici anni è pronto il nuovo disco del gruppo formato da Piero Pelù e Ghigo Renzulli, tornati insieme Si intitola “Grande Nazione” ed è un album di ispirazione molto politica sulla situazione del paese.  Non siamo stati mai così espliciti nei testi. Tutto quello che abbiamo scritto è basato sulla sincerità , cosa rara dalle nostre parti 

ROMA. I Litfiba sono tornati, questa volta davvero, con un disco nuovo che parla dell´Italia e si intitola Grande Nazione che uscirà martedì. Il primo disco scritto da Piero Pelù e Ghigo Renzulli dopo tredici anni, dopo la lunga separazione, dopo il ritorno dal vivo dello scorso anno. E sono tornati per riprendere lo scettro del rock italiano, con un album forte, potente, elettrico, carico di impegno e ironia.
E´ stato difficile tornare a lavorare a un disco dopo così tanto tempo?
Piero: «No, difficoltà non ce ne sono state. Il bello di questo disco e che lo abbiamo composto quasi tutto durante il tour dello scorso anno, ha risentito positivamente dell´energia dei concerti e le cose sono venute alla vecchia maniera, molto spontaneamente si è ricreata quell´alchimia di un tempo».
Ghigo: «Sì, è stato come se non avessimo mai smesso di suonare insieme. A comporre i brani ci abbiamo messo poco, il grosso del lavoro è stato nella produzione e nell´arrangiamento».
Quindi non vi siete mai messi a tavolino a ragionare del vostro futuro?
Piero: «No, e questa è la magia del nostro modo di fare musica che è fatta da infinite reazioni chimiche alle quali è difficile dare spiegazioni razionali. Non è che tutto si può spiegare, certe cose avvengono e basta, e questo disco è nato così, senza pensarci»
Ghigo: «Una cosa bisogna dirla però. Noi abbiamo fatto dischi diversi quando siamo stati da soli, magari anche un po´ più pop. Ma quando ci siamo rimessi insieme il suono è tornato ad essere quello rock e basta, quello per cui siamo nati».
L´album recupera in pieno il vostro suono e prova a spingerlo in avanti…
Piero: «E´ stata la prima cosa importante e basilare, il periodo nostro di riferimento storico è quello che andava a da Cangaceiro a Spirito e da quello siamo ripartiti, di quello avevamo bisogno. Ritrovare la retta via… e suonare elettrico».
Quindi nessuna discussione su come e cosa?
Piero: «Non abbiamo niente da insegnare a nessuno ma se i politici italiani riuscissero ad andare d´accordo come andiamo d´accordo io e Ghigo, pur con le nostra diversità, le cose potrebbero andare meglio. Il segreto è quello di accettare le diversità, capirle e farle diventare un arricchimento».
“Grande nazione” è per molti versi un disco “attuale”, parla del nostro paese, della politica, del cambiamento. E lo fa spesso senza mezzi termini.
Piero: «Credo che non siamo stati mai così espliciti nella scrittura dei testi. Tutto quello che ho scritto è basato sulla sincerità, una cosa di cui spesso si fa fatica a trovare traccia dalle nostre parti, non solo nella musica. Mi piaceva mettere in scena una serie di quadri e situazioni che dipingessero la realtà che vedo e vivo quotidianamente. E´ chiaro che con dieci canzoni non riesci a dare un quadro nemmeno minimamente completo di quello che e la realtà italiana che stiamo vivendo oggi. Ma noi lo proviamo a fare, anche correndo un rischio».
Rischio?
Piero: «Beh, se guardi quello che riempie le classifiche e gli stadi in Italia non sembra esserci spazio per cose diverse. Sono tutte canzoni d´amore, magari ben condite, ma ti rendi conto che non c´è nulla che parli alle coscienze della gente, nulla che provi a smuoverli dal loro torpore. Quindi forse non siamo stati tanto furbi a fare un disco come questo, ma non importa, ci piace essere noi stessi. E poi penso che almeno gli artisti debbano avere il coraggio di raccontare cose importanti, quello di cui non ti parla la tv, di prendere posizione, di usare il proprio ruolo per parlare chiaro».
Il disco risente molto del periodo in cui è stato scritto.
Piero: «Si, è stato composto un anno fa, eravamo nel pieno del delirio del berlusconismo, la realtà che avevano attorno ci sembrava terribile e che ci fosse bisogno di reagire. Tutto quello che stiamo vivendo oggi sembrava impossibile».
E´ difficile tradurre tutto questo in musica?
Ghigo: «Non credo, il sentimento è tutto lì. Non ci sto molto a pensare, viene naturale, mi piace un certo tipo di rock, la forza di certi riff. E tutto questo è in sintonia naturale con le parole di Piero, con il suo modo di cantare».
Ci sono i classici Litfiba, ma anche suoni e atmosfere nuove.
Ghigo: «E´ quello che abbiamo sempre fatto, partire da quello che conoscevamo meglio per cercare nuove strade».
Piero: «Siamo in bilico tra rock classico cose nuove, la nostra alchimia è fatta così. E abbiamo mantenuto la nostra forte e marcata radice blues, punk, mediterranea».
Si può essere rock nel nostro paese?
Piero: «L´Italia è un paese di contraddizioni e potenzialità enormi, questo è un magnifico argomento per il rock. Ci piace pensare che possiamo essere una Grande Nazione, non solo un paese da prendere in giro per l´ex-premier o la mafia. E lo possiamo cantare anche noi, fuori dal coro, pecore nere. Perché bisogna avere il coraggio della propria libertà».

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