Ligabue “c’è tanta musica nelle storie di paese”

Alcuni personaggi che sembrano minori per me sono diventati degli eroi 

Alcuni personaggi che sembrano minori per me sono diventati degli eroi 

«Certo, come tanti, nella tarda adolescenza, Correggio mi sembrava un posto in cui le vite erano troppo regolari, senza sorprese, e, come tutti, desideravo altro – ricorda – non volevo avere un futuro già segnato. Ma quando hai voglie così non vuoi scappare da un posto ma da te stesso. E non ci riesci nemmeno se sei Eddie Merckx». Con questa consapevolezza e una chitarra, Ligabue ha trasformato la sua provincia in un mondo intero, dove tutto ha un´epica e può diventare una storia. «La fase passa e impari a convivere con le inquietudini. Pian piano diventi meno spocchioso, rispetti di più le scelte degli altri e le vite che ti sembrano sfigate le vedi diversamente. Ma per avere un´idea della realtà a volte serve una lezione. Un´estate ho fatto tre mesi a una pressa, ogni ventidue secondi facevo tre movimenti e usciva uno stampo e ripetevo questi movimenti, come Charlot in Tempi moderni, fino alle sei di sera; e le sei di sera per me non arrivavano mai. Davanti avevo uno che lo faceva da venticinque anni e fischiettava. Questa è stata la mia lezione: ognuno ha le proprie risposte, un punto di vista diverso. Non importa se vivi a Correggio o ai Parioli, conta il tuo occhio sulle cose».
Non c´è dubbio, però, che per un rocker vivere in provincia significa raccontare altri personaggi. «Quando si tratta di canzoni le cose cambiano. Nei primi tre album ho raccontato personaggi apparentemente sconfitti: sulla carta non erano interessanti ma per i miei fan sono diventati decisivi e simbolici. Detto questo è anche vero che il lavoro di un´artista è quello di creare uno sguardo personale a prescindere. Vivere in una metropoli significa forse avere più stimoli, ma non è detto che ti lasci qualcosa di più, o di meglio, nel cuore».
D´altra parte Correggio, per la musica, non è stata una città di provincia come le altre. «C´è sempre stata musica, ovunque, già dagli anni Sessanta, con il night club Corallo, con il Circolo Coop Rinascita, con la Fonoteca. E poi il Dream, il Music Shop e soprattutto i cartelloni della Festa dell´Unità, dove sono arrivati Bob Dylan, Neil Young, Jeff Buckley, la new wave e l´elettronica. Non c´era modo di annoiarsi, non mi serviva una grande città».
Oggi anche Correggio è cambiata. Almeno un po´. «Però mantiene le caratteristiche di una città di provincia. Io sono rompicoglioni, cerco di essere molto specifico quando racconto le cose che vedo. Quando giravo Radiofreccia mettevo la macchina da presa per terra per far “sentire” il terreno allo spettatore e far capire dove eravamo. Mi piace lo “specifico”, il particolare, e per questo mi viene più facile raccontare Correggio, le persone, i luoghi, le cose che vedo e vivo. Correggio, a suo modo, è rimasta uguale nel tempo anche se le relazioni non sono più solo quelle del bar in piazza. Resta un posto culturalmente vivace, il teatro è sempre pieno. E tutti ci tengono a non sfanfaroneggiare. Il grande conflitto era con Carpi, quattro chilometri di distanza, accusata di ostentare la ricchezza. Poi le cose cambiano anche qui, tanto che una delle canzoni che riassumeva la galleria dei personaggi di Correggio era Bar Mario. Ma oggi quel tipo di bar non c´è più».
Restano altre virtù, che Ligabue apprezza. «Mi piace la vita di una rockstar in provincia. I ragazzi mi raggiungono con facilità, sanno dove abito e mi trovano così, non solo su Internet. Capita ogni giorno di incontrarne qualche gruppo in giro per Correggio. È ovvio che non posso andare a cena con tutti, e quindi faccio cose come Campovolo, dove metto insieme tutti. Secondo gli stereotipi il perfetto rocker dovrebbe maledire la sua città e avere un cattivo rapporto con la famiglia d´origine. Invece io sono ancora a Correggio e la mia famiglia è stata un modello, una coppia felice fino alla morte di mio padre. Hanno affrontato la vita con leggerezza e disincanto, mi hanno insegnato a farlo. Anche questo può essere raccontato con il rock».

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