L’Antitrust boccia il restauro Della Valle

Procedure non chiare nell’appalto e troppi anni di concessione del brand per scopi pubblicitari. E Alemanno si infuria

Procedure non chiare nell’appalto e troppi anni di concessione del brand per scopi pubblicitari. E Alemanno si infuria
L’Anfiteatro Flavio svetta imponente nel cuore di Roma, con le sue tremila lesioni e ogni tanto lascia cadere giù briciole della sua storia. Dovrebbe essere restaurato innescando l’acceleratore (l’area su cui sorge è stata commissariata causa urgenza della manutenzione, ma quell’urgenza è slittata da tempo e soprattutto circola da anni in rete un appello disperato dei restauratori che mette in guardia sull’utilizzo di persone non specializzate nei lavori di «cura»). Adesso si trova impigliato in un’altra rete, a rischio frana: l’Antitrust avrebbe seguito la denuncia del Codacons e bocciato l’appalto da 25 milioni di euro che vede nell’imprenditore Diego Della Valle il salvatore privato del Colosseo. Con il monumento che, in cambio, avrebbe fatto da sfondo scenografico (planetario) agli ultimi modelli Tod’s. Una vera e propria sponsorizzazione-monstrum, salutata come un «regalo» improprio dai sindacati di settore e più volte messa all’indice dai partiti d’opposizione, con tanto di interrogazione dell’Idv sui banchi del Parlamento. Infatti, secondo il «patto» con il commissario Roberto Cecchi e il comune di Roma, l’Anfiteatro diventerebbe un logo ad uso e consumo della Tod’s: marchio da piazzare nel retro dei biglietti d’ingresso, sulla recinzione del cantiere e così via, con tanto di struttura fissa allestita davanti al monumento per la comunicazione dell’«evento in corso». Unico, esclusivo proprietario dell’immagine del monumento più celebre al mondo, Diego Della Valle che, costituendo una sorta di Associazione (tipo Amici del Colosseo), ne sarebbe il patron per oltre quindici anni. Prorogabili, pure.
L’Autorità per la concorrenza ha però rilevato alcuni problemi sulla legittimità dell’assegnazione del restauro e soprattutto ha manifestato le sue perplessità sul finanziamento che sarebbe troppo esiguo rispetto alla durata dello sfruttamento del brand: 25 milioni contro circa 200 risparmiati per la comunicazione pubblicitaria dei propri prodotti grazie all’appetibile profilo del Colosseo. E la conseguente sparizione di ogni concorrente futuro, visti gli anni di concessione.
E il sindaco Alemanno? È «sconcertato» dal parere dell’Antitrust. In precedenti dichiarazioni, aveva bollato come «atteggiamenti criminali» gli ostacoli («cavilli giuridici», li ha chiamati) posti contro questa operazione commerciale e mediatica senza precedenti. Intanto, sarà il Tar a decidere sulla delicata questione, nei prossimi giorni.

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