La morte di Otto Scrinzi, nazionalista filo-nazista

ALTO ADIGE. Il suo nome è legato a doppio filo con quelli di vecchi nazisti e terroristi sudtirolesi, ma anche a recenti esponenti dell’estrema destra austriaca come Jeorg Haider, di cui era stato il padrino politico. Otto Scrinzi, nazionalista austriaco, è morto ieri all’età  di 93 anni e la sua dipartita è stata salutata dagli Schuetzen altoatesini con rammarico visto che con lui, hanno spiegato, se ne va un politico che «per tutta la sua vita si è impegnato per l’Alto Adige».

ALTO ADIGE. Il suo nome è legato a doppio filo con quelli di vecchi nazisti e terroristi sudtirolesi, ma anche a recenti esponenti dell’estrema destra austriaca come Jeorg Haider, di cui era stato il padrino politico. Otto Scrinzi, nazionalista austriaco, è morto ieri all’età  di 93 anni e la sua dipartita è stata salutata dagli Schuetzen altoatesini con rammarico visto che con lui, hanno spiegato, se ne va un politico che «per tutta la sua vita si è impegnato per l’Alto Adige». In realtà la vita di Scrinzi si può considerare tutto meno che un esempio per qualcuno. Praticamente sconosciuto in Italia, in passato è stato vicepresidente del partito xenofobo austriaco Fpoe, ed esponete del Nsdap, l’associazione degli iscritti al partito nazista residenti all’estero, A lui si deve inoltre anche l’istituzione di un premio Hofer, che fece molto discutere per la partecipazione di molti storici negazionisti dell’Olocausto. Da noi il suo nome è conosciuto soprattutto per l’inchiesta condotta dalla procura di Bolzano per una fondazione da lui presieduta e che ha rapporti con la destra nazista tedesca Basti dire che sedere nel consiglio di amministrazione della Laurin, questo è il nome della fondazione, figurano personaggi come Peter Kiniesberger e Erhard Hartung, condannati all’ergastolo dalla giustizia italiana per le stragi compiute in Alt Adige a cavallo degli Anni ’60. Secondo la procura, che ipotizza la violazione della Legge Anselmi contro le associazioni segrete, Scrinzi avrebbe finanziato elementi dell’esprimessimo sudtirolese. Partite come una semplice ispezione fiscale, le indagini hanno ben presto preso una strada ben diversa. A insospettire l militari della Guardia di finanza sono state le cifre inserite nel bilancio della Fondazione: nel 2008 ben 41 milioni di euro, quasi tutti provenienti dall’estero. Gli inquirenti sospettano che la cifra sia il frutto della «arianizzazione» di un’azienda originariamente di proprietà di ebrei austriaci espropriati dai nazisti. I soldi sarebbero stati utilizzati dalla Fondazione per finanziare aziende della provincia di Bolzano. Per accedere al credito, i titolari delle imprese dovevano aderire al progetto pangermanista che che prevede odio nei confronti dell’Italia e il sostegno agli indipendentisti del sud del Brennero che sognano il ricongiungimento con la Germania.

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