Chisssà che questa non sia la volta buona. Un paio di giorni fa un tribunale a Città del Guatemala ha deciso che l’ex-generale Efrain Rios Montt, presidente-dittatore dall’81 all’82 nel peggiore periodo della guerra civile durata 36 anni e saldata con più di 200 mila morti (la gran maggioranza civili e indigeni assassinati dai militari addestrati negli Stati uniti reaganiani), debba essere processato per genocidio e crimini contro l’umanità e, intanto, sia posto agli arresti domiciliari vista l’età (85 anni).
Chisssà che questa non sia la volta buona. Un paio di giorni fa un tribunale a Città del Guatemala ha deciso che l’ex-generale Efrain Rios Montt, presidente-dittatore dall’81 all’82 nel peggiore periodo della guerra civile durata 36 anni e saldata con più di 200 mila morti (la gran maggioranza civili e indigeni assassinati dai militari addestrati negli Stati uniti reaganiani), debba essere processato per genocidio e crimini contro l’umanità e, intanto, sia posto agli arresti domiciliari vista l’età (85 anni). Rios Montt, un fanatico evangelico, finora è sempre sfuggito a ogni processo forte dell’impunità che gli veniva dalla sua condizione di parlamentare. Ma il suo mandato è spirato il 14 gennaio scorso. Naturalmente ha negato ogni addebito, ma fu lui (insieme ai suoi sponsor Usa) a delineare e attuare la politica della «terra bruciata», specialmente nel dipartimento maya del Quiché. L’accusa afferma di poter dimostrare la sua responsabilità diretta in almeno «100 massacri di indigeni in cui 1771 furono uccisi e 29 mila costretti alla fuga». Fuori dall’aula, famigliari e attivisti dei diritti umani hanno celebrato la sentenza preliminare. La decisione della corte, per quanto estremamente positiva, riapre ferite mai rimarginate tanto più adesso che da poche settimane il paese è retto dall’ex-generale «mano dura» Otto Perez Molina che fu uno dei generali al servizio di Rios Montt negli anni ’80.
0 comments