Giancarlo Bigazzi Una vita in rima e ritornello

ICONE POP Morto a 71 anni. Dagli hit con Tozzi, Del Turco e Martini passando per la parodia goliardica degli Squallor

ICONE POP Morto a 71 anni. Dagli hit con Tozzi, Del Turco e Martini passando per la parodia goliardica degli Squallor
«Gli Squallor nascevano dagli scherzi telefonici, dalle battute da bar. Era il 1969, c’era la rivoluzione fuori dalla porta, ma io, Alfredo Cerruti, Totò Savio eravamo troppo vecchi per partecipare. Andò a finire che ci amarono tutti, a destra e a sinistra, intellettuali e camionisti». Così il paroliere Giancarlo Bigazzi raccontava gli Squallor, le loro parodie di canzoni, sboccate e goliardiche, regolarmente censurate dalla radio ma notissime grazie a un passaparola segreto che rappresenta uno dei fenomeni più curiosi della cultura popolare italiana negli anni ’70 e ’80.
Giancarlo Bigazzi è scomparso ieri a 71 anni. È stato uno dei parolieri e degli autori più noti e prolifici della canzonetta sanremese moderna, e la sua militanza con gli Squallor serve a perdonargli gli eventuali crimini coi quali è entrato nella memoria collettiva. Sue le assonanze killer di «Luglio/ col bene che ti voglio» (Riccardo Del Turco), lo stesso trucco replicato in «Gloria/ manchi tu nell’aria» (Umberto Tozzi). E’ stato anche l’inventore delle «rose rosse» con le quali Massimo Ranieri si impose all’attenzione generale, e dell’interpretazione più cruda e teatrale, al limite dello psicodramma, di Mia Martini (Gli uomini).
Era entrato, ventenne, nel gruppo di autori della Cgd, la casa discografica milanese guidata da Franco Crepax. Dopo Luglio di Riccardo Del Turco, scrisse la fondamentale e unica hit di Mario Tessuto Lisa dagli occhi blu, con versi come «piove silenzio tra noi/ vorrei parlarti ma te ne vai» e «classe seconda b/ il nostro amore è finito lì», con trovate linguisticheuscolare e il cialtrone che diventeranno la sua impronta stilistica. Come «l’amico mio più sincero/ un coniglio dal muso nero», enigmatica presenza in Montagne Verdi, superhit di Marcella Bella del 1972.
«Era il 38 luglio/ e faceva molto caldo/ ed era scoppiata l’afa, quando all’elettrotecnico le venne una grossa idea:/ si sdraiò per terra e si fece camminare su un camion con rimorchio, / ma non si fece male perché aveva in tasca un portafortuna/ un portafortuna che gli aveva regalato sua zia Woller/ un piede di porco a pila». Nel 1971 esce il primo 45 giri degli Squallor. La lunga citazione è dovuta perché il «piede di porco a pila» (e il resto che seguì) cominciò allora a lavorare nel subconscio di ragazzi e ragazzini, futuri comici e cantanti demenziali. Curiosamente, l’apparizione di improbabili protagonisti indiani (Arrapaho, Capo di Bomba) nelle canzoni del gruppo incrocia in quegli anni la nascita degli Indiani Metropolitani.
Nel 1977 Bigazzi inizia il sodalizio con Umberto Tozzi. Per il rocker rude e belloccio scrive una serie di ipnotiche hit come Ti amo, Tu e Gloria, cantate sullo stesso sfacciato giro di do, sfiorando l’involontaria comicità – oppure no, chissà – nelle metafore. Come in: «Gloria,/ manchi tu nell’aria, / manchi come il sale,/ sciogli questa neve/ che soffoca il mio petto/ t’aspetto Gloria». Ma il successo è addirittura planetario. La versione inglese di Laura Branigan portano Gloria al primo posto nella classifica dei singoli Usa del 1983, impresa riuscita al solo Domenico Modugno.
Impresa ripetuta nel 1999 con No me ames, incisa dall’attrice Jennifer Lopez e da Marc Anthony, sorprendente versione di un brano scritto da Bigazzi nel 1992 per Aleandro Baldi e Francesca Alotta, primo classificato nella sezione sanremese Nuove proposte. Per tutti gli anni ’90, Giancarlo Bigazzi nelle vesti di autore e produttore popolò il palcoscenico dell’Ariston di ragazzi dall’aspetto qualsiasi ai quali metteva in bocca storie raccontate con il solito linguaggio dimesso e crepuscolare. Era la sua factory toscana: Aleandro Baldi, Paolo Vallesi, Marco Masini. L’ultimo anello di congiunzione tra età ruggente della discografia milanese anni ’60 e l’X factor dei tempi nostri.

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