NEOFASCISMO E VIOLENZA Il lungo elenco degli episodi squadristi
Dai fatti di Rimini a quelli di Siracusa, storie «incredibili» di gravissime provocazioni La notizia, apparsa su alcuni quotidiani verso la fine del dicembre scorso, ha riportato alla mente la vicenda di Nicola Tommasoli, il 29enne massacrato di botte, perché considerato un «diverso», da cinque giovani neofascisti, nella notte fra il 30 aprile e il 1 maggio 2008, in pieno centro a Verona, morto successivamente per le lesioni subite.
NEOFASCISMO E VIOLENZA Il lungo elenco degli episodi squadristi
Dai fatti di Rimini a quelli di Siracusa, storie «incredibili» di gravissime provocazioni La notizia, apparsa su alcuni quotidiani verso la fine del dicembre scorso, ha riportato alla mente la vicenda di Nicola Tommasoli, il 29enne massacrato di botte, perché considerato un «diverso», da cinque giovani neofascisti, nella notte fra il 30 aprile e il 1 maggio 2008, in pieno centro a Verona, morto successivamente per le lesioni subite.
Stessa città, stesse modalità. A farne le spese, questa volta, per fortuna senza esiti fatali, un tredicenne di origini cingalesi, inseguito al grido di «sporco negro di merda!», colpito, anche con un manganello telescopico, da tre giovani, di cui due minorenni.
Nell’abitazione di uno degli aggressori, il maggiorenne, i carabinieri hanno poi sequestrato una bandiera nazista, un «decalogo» della X Mas e alcuni adesivi di Lotta studentesca, l’organizzazione giovanile di Forza nuova, per quanto il ragazzo abbia dichiarato di non esservi iscritto. Forse un caso, ma in definitiva solo l’ultimo episodio in cui, dopo un atto di violenza, si è dovuto registrare l’accostamento di qualcuno o qualcosa a questo movimento. A maggior ragione sarebbe tempo che si dedicasse qualche attenzione in più a questa formazione di estrema destra, attiva in Italia dal 1997. Le sentenze giudiziarie accumulatesi nei suoi confronti, con l’acquisizione di punti fermi sulla sua natura, a partire da quelle emesse dalla Corte di cassazione, sono ormai numerose.
«Nazifascisti»
Di particolare rilevanza, in questo senso, è il pronunciamento del 10 febbraio scorso (sentenza 4938) della Quinta sezione penale della suprema corte, che dopo aver assolto dall’accusa di diffamazione il direttore e un giornalista del «Corriere della Sera», denunciati dal leader di Forza nuova, Roberto Fiore, per l’intervista a un politico che definiva l’organizzazione «chiaramente fascista» e «portatrice di valori quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l’antisemitismo», affermava non solo «il diritto di critica storica e politica», ma soprattutto che «alla luce dei dati storici e dell’assetto normativo vigente durante il ventennio fascista, segnatamente delle leggi razziali», la qualità di fascista «non può essere depurata dalla qualità di razzista e ritenersi incontaminata dall’accostamento al nazismo». Con ciò ribadendo il contenuto di un’altra precedente sentenza del 2010, sempre della Corte di cassazione, avversa anch’essa a un’altra denuncia di Fiore, indispettito per l’accusa di «nazifascismo».
Un’interpretazione giurisprudenziale in via di consolidamento, ribadita in altre sentenze. Nel maggio 2010, a Ivrea, un esponente del Pd che aveva definito Forza nuova «un’organizzazione eversiva neonazista» è stato assolto con formula piena, il 19 aprile dello scorso anno, il Tribunale di Pisa ha ritenuto che «la qualificazione di Forza nuova come movimento fascista» non potesse «definirsi in alcun modo diffamatoria della reputazione del movimento», dato che «la natura del movimento di Forza nuova risulta incontestabilmente caratterizzata dall’adesione all’ideologia fascista, per espressa enunciazione dello stesso movimento». Movimento, a parere del tribunale, che per altro ostenta bandiere che riecheggiano «in modo evidente quelle delle SS naziste, per il loro colore e per il loro disegno grafico», a conferma della «equiparazione del fascismo al nazismo e alle sue espressioni in tema di razzismo, discriminazione sociale, violenza».
Le finalità eversive
Moltissimi sono stati anche in questi anni gli episodi che hanno visto militanti e dirigenti di Fn, o che vi avevano fatto parte, condannati per aggressioni violente. L’elenco sarebbe lunghissimo. Considerando solo gli ultimi in ordine di tempo e tralasciando vicende ancora più antiche, come l’attentato di Andrea Insabato (che continua a partecipare ai meeting di Forza nuova) alla redazione di questo giornale a Roma nel 2000, si va dalla condanna di Salerno del 2008 per cinque appartenenti alla cellula di Fn, secondo la legge Scelba (con il patteggiamento del responsabile provinciale), al raid di Bologna, nel settembre dello stesso anno, con due giovani aggrediti da quattro neofascisti, subito arrestati, fra loro anche il cantante dei Legittima Offesa, esponente di Forza nuova, pure immortalato con un’intervista circa le sue simpatie naziste nel film-documentario di Claudio Lazzaro Nazirock. Dal canto suo, il tribunale di Verona ha condannato 24 aderenti del partitino di Roberto Fiore per violenza privata e lesioni al presidente dell’Unione musulmani d’Italia, con tanto di irruzione negli studi di un’emittente televisiva locale, mentre la corte di Bari nel 2010 ha ritenuto dodici esponenti di Forza nuova colpevoli di pestaggi con mazze e bastoni. A Brescia, sempre tre di Fn sono stati, invece, riconsciuti responsabili del lancio di bottiglie molotov contro il centro sociale Magazzino 47.
Si potrebbe continuare ricordando vicende analoghe in altre città: Palermo, Roma, Milano, Pavia, Taranto, Treviso.
Ma accanto a questi fatti se ne sono registrati anche altri ben più rilevanti, con potenziali conseguenze nefaste, dove sono stati accertati reati con l’aggravante della finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico.
Ne ricordiamo due. Il primo a Rimini, quando la notte del 25 settembre 2008, furono intercettati dai carabinieri praticamente tutti i componenti della cellula locale di Forza nuova, segretario in testa, mentre si accingevano, con pistole a gas, coltelli e manganelli, a una spedizione punitiva contro il centro sociale Paz, puntando al sequestro del custode e alla distruzione dei locali con taniche di nitro-diluente. La corte d’appello di Bologna, a fine 2010, ha riconosciuto le aggravanti di «finalità eversive». Ancor prima, nel 2008, lo aveva a sua volta sanzionato la Cassazione, interpellata sul punto circa la conferma delle custodie cautelari.
Il secondo episodio ha invece avuto come teatro Siracusa, dove nel 2005 fu arrestato Andrea Acquaviva, di 40 anni, per cinque attentati dinamitardi firmati «Nucleo comunisti combattenti». Tra gli obiettivi la Cgil e l’ospedale cittadino. Acquaviva nelle precedenti elezioni amministrative era stato il candidato a sindaco di Forza nuova, dal quale ovviamente fu successivamente espulso. Nel 2008 la corte d’appello di Catania lo ha condannato a quattro anni e sei mesi riconoscendogli di aver agito a scopi terroristici.
Un quadro preoccupante. La pericolosità di tale fenomeno squadristico sembra però sfuggire nella sua dimensione nazionale. Dobbiamo forse attendere altri eventi? La domanda è anche alle istituzioni.
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