Dal prete al nipote del bandito Giuliano “Noi Forconi pronti anche a morire”

Diecimila in piazza a Palermo. Ma la Sicilia è ormai allo stremo. Insulti al presidente di Confindustria Lo Bello, che aveva denunciato le infiltrazioni mafiose. Lombardo dopo il vertice con Monti: “Via al tavolo sulle accise ma ora basta blocchi selvaggi”

Diecimila in piazza a Palermo. Ma la Sicilia è ormai allo stremo. Insulti al presidente di Confindustria Lo Bello, che aveva denunciato le infiltrazioni mafiose. Lombardo dopo il vertice con Monti: “Via al tavolo sulle accise ma ora basta blocchi selvaggi”

PALERMO – Più di dodici ore in piazza, questa volta senza i Tir messi di traverso, ma imbracciando grandi forconi di legno e agitando la bandiera giallorossa con la Trinacria, il simbolo della Sicilia. Gridano “dignità, dignità” e minacciano di ricominciare: «Siamo pronti a tutto, anche a morire, iniziano i Vespri siciliani del terzo millennio». Invocano l´applicazione di quello statuto autonomistico che, a loro dire, risolverebbe molti problemi dell´economia siciliana in ginocchio, minacciano di occupare tutti i Comuni della Sicilia e inveiscono contro il governo regionale e quello nazionale, ma anche contro Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia che ha denunciato infiltrazioni mafiose all´interno del movimento da cui è partita l´onda della protesta che ha contagiato tutto il paese.
A cinque giorni dalla fine del durissimo blocco che la scorsa settimana ha impedito il passaggio di ogni genere di mezzo pesante da una parte all´altra dell´isola, Forza d´Urto torna ad invadere le strade nel giorno dell´attesissimo incontro tra il presidente della Regione Raffaele Lombardo e il premier Mario Monti. Un vertice finito a tarda serata e concluso con la disponibilità del governo ad aprire un tavolo su accise e costo della benzina e a concedere più flessibilità nelle rate per i debiti nei confronti di Equitalia. «Ma ora cessino forme di protesta che creano danni ad altre categorie», ha detto Lombardo.
La giornata si era aperta, a Palermo, con un´invasione questa volta pacifica, con i “servizi d´ordine” delle varie anime del movimento bene attenti a non fare entrare in attrito le teste più calde. I tre leader, Giuseppe Richichi degli autotrasportatori dell´Aias, Mariano Ferro del movimento dei Forconi, e Martino Morsello, contestato per la sua vicinanza a Forza Nuova, dopo le divisioni dei giorni scorsi, si stringono la mano alla testa del corteo in favore di telecamere ma si guardano in cagnesco. Ci sono gli agricoltori, i camionisti, i pensionati, tante donne, qualcuna con una grande sveglia al collo per invitare i siciliani all´azione, ci sono gli studenti ma ci sono anche esponenti di Forza nuova che distribuiscono volantini e vengono allontanati dal corteo. Con un basco nero e la bandiera dell´Evis sfila anche il nipote del bandito Salvatore Giuliano, Giuseppe Sciortino Giuliano. Anche lui invoca “l´indipendenza”. Ci sono anche sacerdoti come don Enrico Schirru, che dice: «Certo che la Chiesa è vicina a questa gente, siamo sempre vicini ai più deboli ed è insopportabile vedere lavoratori che vengono in parrocchia a chiedere il pacco della Caritas». E si scopre che il movimento ha anche un padre spirituale, don Giuseppe Di Rosa, di Avola (la cittadina della rivolta dei braccianti agricoli del 2 dicembre ‘68 con due morti e 48 feriti). «Sono stato io a battezzare il Movimento – dice – che ha radici lontane, nasce a metà degli anni Novanta, col problema delle quote latte. Ora questa gente è disperata. È una rivolta popolare per la sopravvivenza».
Le divise gialloblu del movimento vengono vendute a margine del corteo a 15 euro. È un´onda rumorosa e variopinta quella che attraversa il cuore della città che ancora fa i conti con i cumuli di spazzatura agli angoli delle strade fotografati da una comitiva di sbalorditi turisti giapponesi reduci da una visita al mercato del Capo dove il pomodorino di Pachino è arrivato a 4 euro al chilo e le arance di Ribera a due euro e cinquanta. Quel che resta di tonnellate e tonnellate di prodotti mandati al macero dopo una settimana di fermo a bordo dei Tir. Circa 100 aziende saranno costrette a chiedere la cassa integrazione e quello delle commesse perdute a favore della concorrenza. E la protesta degli autotrasportatori nel resto del paese ha dato la mazzata definitiva. Ormai da lunedì dallo Stretto di Messina non passa alcun mezzo pesante interrompendo così la filiera pronta a ripartire dalla Sicilia. Ieri a Catania gli agricoltori della Coldiretti, nell´impossibilità di far arrivare sui mercati la merce, regalavano in piazza quintali di prodotti ormai invendibili e destinati al macero. Un carico di 24 mila chili di mozzarelle siciliane destinato al Giappone è bloccato a Villa San Giovanni. Impossibile raggiungere il porto di Gioia Tauro per l´imbarco. Il titolare dell´azienda fa i conti: «Ogni giorno è una perdita secca di 250 mila euro di mancato fatturato». In quasi tutti i supermercati dell´isola i banconi sono semivuoti. A Sciacca la catena Ard Discount ha dovuto chiudere i punti vendita per mancanza di merce. L´unica cosa che si trova senza problemi è la benzina, ma l´asticella di 1 euro e 80 a litro è stata ampiamente superata.

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