Corteo dei No Tav dopo gli arresti I timori di Torino

In arrivo in massa dalla Val di Susa

In arrivo in massa dalla Val di Susa

TORINO — Arriveranno, saranno in tanti e non tutti pacifici. C’è preoccupazione, in questura, per i rischi del corteo No Tav che oggi, a partire dalle 14.30, sfilerà lungo le vie del centro per raggiungere piazza Castello. Troppo vicini gli arresti dei 26 antagonisti del movimento (due giorni fa) per arginare la rabbia dei più violenti, molti dei quali sarebbero in arrivo da Milano. E anche se la parola d’ordine degli apparati di sicurezza è «nessun allarme specifico», la realtà è che sono messi in conto, nella migliore delle ipotesi, «provocazioni e tensione». Quindi è previsto un «corposo» servizio d’ordine per far fronte a «eventuali situazioni critiche».
In Val di Susa si sono organizzati con i pullman per arrivare a Torino in massa, ma gli stessi valligiani che hanno programmato questa manifestazione tempo fa e che sperano di portare a valle 2.000-2.500 persone, stavolta temono disordini, «soprattutto dal gruppo milanese».
Il corteo era stato voluto per portare nel cuore della città e ai piedi del palazzo della Regione, una catasta di macerie: mattoni, calcinacci, filo spinato, pezzi di alberi tagliati, bossoli di lacrimogeni… materiale che gli abitanti della Val di Susa e della Val Sangone volevano restituire simbolicamente «ai signori della Tav», spiegavano loro stessi in un volantino. Ma dopo gli arresti di giovedì alcuni attivisti del movimento vorrebbero che la manifestazione diventasse una protesta contro l’operazione della procura di Gian Carlo Caselli, diventato in questi ultimi due giorni bersaglio di attacchi da più fronti. «Il Procuratore antimafia che si schiera con la mafia della Tav» lo definiscono gli esponenti della Federazione anarchica (Fai) torinese. Il leader storico del movimento No Tav Alberto Perino davanti al presidio permanente di Vaie, nel cuore della Val Susa, ha riassunto l’inchiesta con un «Cosentino è libero, i No Tav in galera». Lungo applauso e un annuncio: in valle presto ci sarà una manifestazione nazionale «con tutte le resistenze italiane», cioè «tutti quelli che in questo momento alzano la testa, dai pescatori ai camionisti». Per il corteo di oggi pomeriggio «nessuna iniziativa individuale», raccomandano dal comitato promotore, sapendo bene che per cambiare le carte in tavola bastano anche poche decine di violenti. Gli stessi che teme il sindaco Piero Fassino invocando un corteo «pacifico e senza alcuna forma di violenza e intolleranza».
Cercano una soluzione «contro la militarizzazione del cantiere di Chiomonte e per la ripresa del dialogo» anche i sindaci della Comunità montana Valle Susa e Val Sangone che ieri hanno approvato un ordine del giorno indirizzato al presidente del Consiglio Mario Monti e al governo. I punti chiave: sospensione dei lavori nel sito della Maddalena, ritiro dell’articolo della legge di stabilità che ha trasformato il cantiere della Tav in aree di interesse strategico, ripresa del dialogo fra Roma e gli amministratori della Val Susa e proposta di incontro per valutare la questione della Torino-Lione.
Non ha partecipato alla stesura dell’ordine del giorno Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo e fra gli arrestati di giovedì. Ha saputo ieri pomeriggio dal suo avvocato Gian Luca Vitale che sarebbe uscito dal carcere per gli arresti domiciliari. Volto noto della protesta No Tav, era stato riconosciuto fra i manifestanti degli scontri ma ieri nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip ha negato di essere stato violento, solo «gesti di disobbedienza civile», ha detto.
Giusi Fasano

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