C’era una volta l’URSS

Nel film che il regista svedese Tomas Alfredson ha tratto da Le Carré, l’attore è un perfetto agente Smiley Una fantastica storia, del tutto inattuale, con la contrapposizione di due mondi che parevano nemici per sempre  Gary Oldman, una spia da amare   

Nel film che il regista svedese Tomas Alfredson ha tratto da Le Carré, l’attore è un perfetto agente Smiley Una fantastica storia, del tutto inattuale, con la contrapposizione di due mondi che parevano nemici per sempre  Gary Oldman, una spia da amare   

Chissà se oggi una spia di cui si è smascherato il doppio o triplo gioco, si giustificherebbe con le stesse parole della Talpa nel film di Tomas Alfredson: «È stata una scelta estetica oltre che morale. L´Occidente è diventato così spregevole, non trovi?». L´Occidente forse, ma tutto il resto adesso pare anche peggio, eppure tradire evidentemente fa parte di un mestiere senza eroi e senza etica: infatti alcuni mesi fa un gruppo di agenti del famoso MI6, è stato accusato dal governo di Sua Maestà Britannica di aver passato informazioni cruciali e segrete ai crudeli servizi del dittatore Gheddafi. Lavoro quindi massimamente sporco quello di spia, oggi come allora, quando prima della caduta del muro di Berlino, pareva romantico tradire per il supposto paradiso dell´Unione Sovietica o all´opposto, per gli Stati Uniti, e i traditori nella realtà potevano essere personaggi eleganti come i cinque di Cambridge, aristocratici e comunisti, e fuggire in Urss come Kim Philby e Guy Burgess, o diventare curatori delle raccolte d´arte della regina, come Anthony Blunt, smascherato soltanto nel 1979.
Fu proprio Philby a far saltare la copertura dell´agente segreto David J. Moore Cornwell, diventato quindi inservibile, che dovette abbandonare l´MI6; fortunatamente, per il nostro piacere di lettori appassionati di spy story, e naturalmente per la sua gloria di scrittore di massimo successo non solo finanziario: infatti, col nome di John le Carré, l´ex agente segreto inventò sin dal suo primo romanzo pubblicato nel 1961, Chiamata per il morto, l´agente George Smiley, l´opposto del famoso seducente e tecnologico James Bond che già aveva invaso anche il cinema.
Tinker, tailor, soldier, spy, da noi La talpa, pubblicato nel 1974, divenne un telefilm a puntate cinque anni dopo e Smiley aveva il viso aguzzo e l´aria dimessa del grande Alec Guinness, ricordato tuttora come inimitabile: non si vuole essere blasfemi nel non rimpiangerlo più, perché lo Smiley di oggi, cioè Gary Oldman, che è riuscito ad assomigliare a Philby nella pettinatura liscia biondo-grigia, negli occhiali cerchiati di tartaruga, nello sguardo stanco e sfiduciato, è forse ancora meglio, dentro quell´impermeabile smunto, chiuso in silenzi malinconici, murato nella solitudine, ferito dai ricordi di una moglie molto amata che lo ha tradito e abbandonato. E forse è in ricordo di quella ferita mai rimarginata, che l´agente Smiley, mandato in pensione per una missione fallita tragicamente, accetta di tornare al lavoro, col compito di scovare tra i quattro suoi colleghi, il traditore, la talpa venduta ai sovietici. Tutti sospettati, tutti possibili doppiogiochisti, tutti eventuali colpevoli, nome in codice il Calderaio, il Sarto, il Soldato, la Spia.
Film di grande raffinatezza formale, immerso nei colori sbiaditi, polverosi di una vecchia pellicola, La talpa racconta, ed è questo che lo rende affascinante, una storia del tutto inattuale, anni 70, con la contrapposizione drammatica di due mondi che parevano nemici per sempre, illividiti dagli orrori della Guerra Fredda, di cui invece già si sta perdendo la memoria. Vladimir Putin, che l´anno dopo la pubblicazione del romanzo sarebbe entrato nel Kgb diventandone il capo, oggi è l´uomo più potente della Russia, amico personale di autorevoli personaggi come il nostro ultimo ex primo ministro massimamente anticomunista.
Scostandosi spesso dal romanzo di Le Carré, il film mostra un mondo quasi esclusivamente maschile, composto di agenti segreti da cui dipende la sicurezza del loro paese, simili a impiegati qualsiasi, che organizzano in ufficio persino le feste di Natale. Certo scattano le trappole, ci sono i morti ammazzati, le torture, ma anche gli amori gay: uffici di massimo squallore, appartamentini miserandi, un clima di sospetto, paura, sfiducia, grigiore, la minaccia in ogni incontro, in ogni telefonata, in ogni oggetto. La talpa mette insieme un regista svedese, Tomas Alfredson, noto per un film di vampiri adolescenti, un attore, Gary Oldman, amato soprattutto come Sirius Black nella saga di Harry Potter, l´ultrapremiato re balbuziente Colin Firth e una serie di altri eccellenti attori tra cui il rugosissimo John Hurt, nel ruolo di Control, il capo silurato degli agenti. Il risultato è appassionante, se si lascia perdere la voglia di capire cosa sta succedendo e non ci si lamenta del fatto che quelli erano i tempi in cui esisteva il muro di Berlino, di cui non ci viene detto nulla, malgrado il turbinare di spie, compreso l´agente sovietico Karla, che compare per la prima volta in un romanzo di Le Carré e quindi, sia pure fuggevolmente, nel film.

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