Armstrong. Forest Whitaker “Sarò Satchmo la leggenda del jazz”

  Ha lavorato per due anni alla sceneggiatura del film: What a wonderful world Così l’attore premio Oscar per l’Ultimo re di Scozia passa dietro alla macchina da presa “Mettersi nei panni di un mito è una responsabilità , dovrò avere lo sguardo lucido” “Mi ha stupito il suo carattere, il suo inarrestabile amore per la vita. E l’impegno politico” 

  Ha lavorato per due anni alla sceneggiatura del film: What a wonderful world Così l’attore premio Oscar per l’Ultimo re di Scozia passa dietro alla macchina da presa “Mettersi nei panni di un mito è una responsabilità , dovrò avere lo sguardo lucido” “Mi ha stupito il suo carattere, il suo inarrestabile amore per la vita. E l’impegno politico” 

MARRAKECH. Ha cominciato a fare ricerche quattro anni fa, ha impiegato oltre due anni per scrivere la sceneggiatura e finalmente alla fine dell´anno Forest Whitaker dovrebbe cominciare le riprese di What a wonderful world, il film sulla vita di Louis Armstrong. Lo ha annunciato al recente festival di Marrakech. «Nel cinema il condizionale è d´obbligo, soprattutto per un film costoso come questo, che attraversa decenni e prevede parecchie ricostruzioni. E io ho avuto bisogno di tempo, sarà il primo film che dirigo ed interpreto, è una grande responsabilità raccontare una leggenda, devo sentirmi sicuro, avere lo sguardo più lucido possibile», dice scherzando sull´irregolarità dei suoi occhi, «un difetto ereditario, l´ho preso da mio padre».
Nato in Texas da famiglia borghese, cresciuto in California, 50 anni compiuti a luglio, sposato da 15 anni con un´ex modella, tre figli, uno da una precedente relazione, una delicatezza di modi in contrasto con il fisico possente, Whitaker ha un passato da sportivo, poi da cantante fino all´esordio nel cinema a vent´anni in Fuori di testa, una storia studentesca con Sean Penn. I primi successi con Scorsese (Il colore dei soldi), Stone (Platoon), Levinson (Good morning Vietnam).
Di Armstrong sapeva tutto…
«Conoscevo solo le sue canzoni, ha dato nuova vita al jazz ma per me è soprattutto un contante pop. Studiando la sua biografia ho scoperto l´infanzia poverissima a New Orleans, l´inevitabile coinvolgimento nella piccola criminalità e poi la forza e il coraggio di uscirne, superando mille ostacoli. Quanti riescono a cambiare così clamorosamente il destino? La prima parte della sua vita sembra una favola, alimentata dalla musica. Ma ciò che più mi ha stupito è il suo carattere, il suo inarrestabile amore per la vita. Non ha smesso di amarla mai, malgrado i matrimoni poco felici, i conflitti con l´ambiente, la fatica di una carriera che consuma. La dimostrazione è che, con un´esistenza così complessa e movimentata, non è morto di droga come tanti musicisti e tanti artisti. Del resto guardando le sue foto e il repertorio ha sempre il sorriso sulla faccia. Per me è una bella occasione, ho fatto troppi personaggi mortificati dalla vita, suicidi, schizofrenici, brutali».
Nella storia di Satchmo c´è anche la politica…
«Nel film ci saranno le sue battaglie, in particolare la lotta contro il segregazionismo e gli scontri con Eisenhower. Ci sarà anche la marijuana e i suoi tentativi per la liberalizzazione. E ci sarà la sua voce. Ho imparato a suonare la tromba e cercherò di imitarlo, ma la sua voce è inimitabile, è solo sua».
La preoccupa di più la regia o l´interpretazione?
«Come attore sono insicuro, ho sempre il timore di non aver reso fino in fondo la verità di un personaggio. La regia mi piace di più, ho l´impressione di conoscere i protagonisti della storia, so cosa chiedere agli attori e quali dei loro suggerimenti accettare».
Neanche l´Oscar per L´ultimo re di Scozia l´ha rassicurata?
«È importante, ma non è un punto d´arrivo. Il mio motto personale è: il meglio deve sempre arrivare».
I film più significativi nella sua carriera?
«A parte Il colore dei soldi che mi ha fatto conoscere, ci sono tre film importanti. Bird mi ha permesso di confrontarmi con le mie paure di artista e mi ha fatto conoscere Clint Eastwood, allora sentivo che era bravo, ma non avrei immaginato che sarebbe diventato uno dei più grandi registi di oggi. Siamo amici, gli ho fatto leggere la sceneggiatura di What a wondeful world, la sua approvazione mi ha scaldato il cuore, mi ha dato molti consigli. Ghost dog-Il codice del samurai di Jarmusch mi ha aperto gli occhi sulla scienza, ho imparato a comunicare senza usare le parole. È importante L´ultimo re di Scozia: Idi Amin Dada è il mio opposto. Mi ha aiutato il karate, sono cintura nera, mi ha permesso di controllare l´energia e spingerla nell´essenza del personaggio rendendone la crudeltà dispotica, la megalomania».
Tra poco uscirà Catch 44, una crime story con Bruce Willis. Intanto sta girando The last stand, il ritorno di Arnold Schwarzenegger. Lui repubblicano, lei democratico militante…
«Finora ho girato sono una scena, ci siamo visti brevemente. È un uomo intelligente, ha humour, ha accettato il ruolo di sceriffo stanco di una piccola città che torna all´azione malvolentieri. Avremo modo di parlare. Anche di politica, Arnold è un politico, dovrebbe essere bravo a confrontarsi con le idee degli altri».
Lei è uno dei democratici delusi da Obama?
«Per carità! Sta cercando di sistemare un paese devastato da anni di cattiva politica, nessun presidente ha fatto così tanto in tanto poco tempo. Mi dispiace solo che gli americani non abbiano capito bene il valore della sua politica sociale ed economica. C´è bisogno di tempo per rendersi conto dei vantaggi».
Ha mai avuto problemi per il colore della pelle?
«No, la mia è una generazione fortunata, godiamo dei vantaggi e della parità conquistati dalla lotta, dai sacrifici e dal coraggio di chi ci ha preceduto».
Ad aprile girerà il documentario Better angels: di che si tratta?
«Incontrerò i bambini soldato in Uganda, dove con un´associazione umanitaria abbiamo aperto un istituto per il loro recupero».
Lei è ambasciatore dell´Unesco in particolare per l´Africa.
«Il lavoro mi ha fatto conoscere il continente africano, ne ho approfittato per vedere da vicino le vere tradizioni, il modo di muoversi, di pensare, i rumori, gli umori, il cibo, il rapporto con la vita degli africani. Conoscere i loro problemi e fare qualcosa per aiutarli è importante soprattutto per me, è l´unico modo per approfondire la conoscenza dell´Africa e avvicinarmi alle mie radici».

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