Acca Larentia, polemica e insulti nel giorno del ricordo

Roma, 34 anni dopo lite sulla nuova targa: “Vittime dell’odio comunista”. E i centri sociali inneggiano alla strage.  Saluti romani in memoria dei tre militanti e bufera sugli slogan al sit-in antagonista 

Roma, 34 anni dopo lite sulla nuova targa: “Vittime dell’odio comunista”. E i centri sociali inneggiano alla strage.  Saluti romani in memoria dei tre militanti e bufera sugli slogan al sit-in antagonista 

ROMA – Alle sette di sera, mentre in via Acca Larentia, Andrea Insabato (che nel 2000 piazzò una bomba sul pianerottolo della redazione del Manifesto) richiama “i camerati” sull´attenti, prima dei saluti romani e del «presente» in ricordo dei tre militanti dell´Msi uccisi nel 1978, a un chilometro di distanza, da un presidio di antagonisti e centri sociali all´Alberone, si alza il coro: «Dieci, cento, mille Acca Larentia». Non succede altro in un pomeriggio che ricorda le morti di Francesco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, uccisi da un commando di estrema sinistra, e di Stefano Recchioni, morto negli scontri con i carabinieri che seguirono l´agguato.
Accadeva nel 1978 e, 34 anni dopo, resta un quartiere blindato per un pomeriggio, due presidi contrapposti che si urlano contro tenuti a distanza da polizia e carabinieri e le polemiche politiche, rinfocolate dai cori e da una nuova targa affissa di fianco alla sede di Acca Larentia: «Bigonzetti, Ciavatta, Recchioni, assassinati dall´odio comunista e dai servi dello Stato». Firmato: «I camerati». Sostituisce la lapide «voluta – spiega Carlo Giannotta, da anni responsabile della sede – da Gianfranco Fini e dal suo gruppo e che riportava la frase: “Morti per la libertà e per un´Italia migliore”. Loro poi hanno governato per 20 anni, ma alla fine abbiamo rimpianto Craxi e la Dc. Così abbiamo tolto la targa». Pdci e Idv chiedono al sindaco di rimuoverla perché «incita all´odio». Gianni Alemanno (che in mattinata aveva inviato una corona d´alloro da parte del Campidoglio) non raccoglie ma, spiega, «è corretto mantenere su queste lapidi la dicitura “Vittime della violenza politica”. Andare più nello specifico significa rischiare di ripercorrere una strada di carattere ideologico».
E mentre anche da sinistra, il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, invita a «ricordare, affinché non accada più», lo scontro si concentra su quel coro «Dieci, cento, mille Acca Larentia». «Uno slogan che fa rabbrividire», accusa Alemanno. Condanna anche da Fli, dalla Destra e dal Pdl che, con Maurizio Gasparri, invoca «la galera per chi fa apologia di un martirio». Davanti ad Acca Larentia, invece, restano fiori, corone, croci celtiche e i saluti romani, immortalati, in “Sangue sparso”, un film che uscirà dopo l´estate e che, con un esplicito sguardo “da destra”, racconta 5 anni di omicidi politici, da Acca Larentia a Paolo Di Nella.

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