L’era del pensiero fisso

Mi rendo conto di arrivare per ultimo, però voglio dire lo stesso l’impressione che mi hanno suscitato i “professori” nella conferenza stampa di domenica scorsa: Porta a Porta, o Ballarò, o altri veicoli di propaganda (sempre gli stessi), sono superiori alle mie forze. L’impressione che ho ricavato è di stupidità . Sarà  la suggestione dell’articolo di Guido Viale intitolato «La dittatura dell’ignoranza», in cui si diceva che la base del pensiero unico è Tina (there is no alternative), le precise parole di Monti quando ha presentato il decreto “salva Italia”.

Mi rendo conto di arrivare per ultimo, però voglio dire lo stesso l’impressione che mi hanno suscitato i “professori” nella conferenza stampa di domenica scorsa: Porta a Porta, o Ballarò, o altri veicoli di propaganda (sempre gli stessi), sono superiori alle mie forze. L’impressione che ho ricavato è di stupidità . Sarà  la suggestione dell’articolo di Guido Viale intitolato «La dittatura dell’ignoranza», in cui si diceva che la base del pensiero unico è Tina (there is no alternative), le precise parole di Monti quando ha presentato il decreto “salva Italia”. Oppure sono suggestionato da uno stupendo articolo di Piero Bevilacqua, all’epoca dei “subprime”, in cui si chiedeva conto alla “scienza economica” delle sue previsioni sballate, delle promesse fallite, dell’emarginazione brutale di ogni altra maniera di guardare il mondo, della sua essenziale inumanità. Appunto: quel che mi veniva in mente, ascoltando Monti e Passera era che stavo osservando la piatta e inesorabile stupidità di un ragioniere (con tutto il rispetto dei ragionieri, i quali, a differenza di questi sacerdoti del liberismo, sono esseri umani). Se si mette il destino della società, dei dolori e delle passioni, di tutto ciò che è fuori del Pil e che, come diceva Robert Kennedy, è «tutto quello per cui vale la pena vivere», nelle mani di contabili, quel che si ottiene è l’imbroglio sull’età pensionabile, il piccolo furto dalle tasche dei pensionati poveri, il banale e micidiale (in una economia tossicodipendente dal petrolio) aumento della benzina, ecc.
Più che da un pensiero unico, i super-contabili sembrano animati da un pensiero fisso: far tornare i conti nel modo più sbrigativo e indifferente possibile. Non solo fingono di ignorare che stanno facendo un gigantesco bonifico che parte dai borsellini dei cittadini in direzione di “investitori” che giocano con i debiti degli Stati come si trattasse di burattini. Ma per di più non guardano al contesto. Ossia non prendono decisioni che hanno sì a che fare con il risparmio, ma in modo intelligente. Per esempio: se la modesta detrazione fiscale sulle ristrutturazioni “ecologiche” delle case ha, come dice qualcuno, messo al lavoro 50 mila persone, che cosa accadrebbe con un grande piano – molto meno costoso di un paio di cacciabombardieri – per il risparmio energetico? Solo a guardarla dal lato dei risparmi, si otterrebbe di far lavorare centinaia di migliaia di persone e di fare scendere di molto il consumo di energia, di petrolio, che come tuti sanno è la principale voce nel deficit commerciale del paese. E forse in questo modo non dovremmo pagare multe salatissime per il fatto di violare ogni parametro non di Maastricht, ma di Kyoto. Con i 4 miliardi abbondanti “sbloccati” per ennesime autostrade e ferrovie ad alta velocità (una voragine senza fondo) si potrebbe rilanciare la ricerca e rendere meno umilianti scuole e università, procedere al famoso riassetto idro-geologico (risparmiando un’enormità di soldi in riparazioni di ciò che crolla, per non parlare delle vite umane), rendere le ferrovie di prossimità qualcosa di più dignitoso, ecc.
Il punto è che i super-contabili non capiscono la società e l’andazzo del mondo. Non pensano una politica. Sono sapienti, ma stupidi.
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