Sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Proprio come con Uribe

A oltre un anno dall'insediamento di Juan Manuel Santos, il presidente "del cambiamento" e "dei diritti umani", fatti e numeri dimostrano come niente lo diversifichi da Alvaro Uribe in termini di sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Tutto continua e sempre più in sordina. Con i medesimi strumenti: forza pubblica e paramilitari.

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Colombia da record

Sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Proprio come con Uribe

A oltre un anno dall’insediamento di Juan Manuel Santos, il presidente “del cambiamento” e “dei diritti umani”, fatti e numeri dimostrano come niente lo diversifichi da Alvaro Uribe in termini di sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Tutto continua e sempre più in sordina. Con i medesimi strumenti: forza pubblica e paramilitari.

Sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Proprio come con Uribe

A oltre un anno dall’insediamento di Juan Manuel Santos, il presidente “del cambiamento” e “dei diritti umani”, fatti e numeri dimostrano come niente lo diversifichi da Alvaro Uribe in termini di sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali, sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Tutto continua e sempre più in sordina. Con i medesimi strumenti: forza pubblica e paramilitari.

Dal 7 agosto 2010 sono stati impunemente assassinati 36 difensori dei diritti umani, 18 dirigenti agrari che esigevano la restituzione delle terre usurpate ai contadini con la violenza, e 28 sindacalisti, la maggioranza dei quali apparteneva alla Centrale Unitaria dei Lavoratori (Cut). Migliaia sono stati minacciati di morte.

Decine anche gli oppositori politici fatti fuori. Si tratta sempre di affiliati a partiti di sinistra oppure semplici attivisti di organizzazioni comunitarie, di rivendicazione sociale, di lotta per la casa, studentesche. Tanto il Partito Comunista come il Polo Democratico Alternativo hanno subito assassinii; il Pda ha denunciato che nei primi 90 giorni del governo Santos sono stati uccisi 50 oppositori politici, e lo stermino continua.

Ma il mondo politico non è l’unico nel mirino dello Stato: persino dodici compagnie teatrali di Bogotá sono state minacciate di morte perché il lor far teatro è considerato un pericolo per il potere costituito. Il teatro sociale è visto come una minaccia dal paramilitarismo, il quale assicura che “li sterminerà uno per uno” in quanto gli attori e gli artisti “vogliono fare i difensori dei diritti umani e si oppongono alle politiche del nostro governo”.

Aumenta anche la persecuzione contro gli studenti. Dopo le gigantesche manifestazioni studentesche contro la privatizzazione, le università del paese hanno riaperto i battenti tappezzate di minacce di morte. I paramilitari affermano che ammazzeranno gli studenti “lista alla mano, uno per uno”. Minacce dipinte a caratteri cubitali nel cuore dei rettorati e delle autorità scolastiche: dall’insediamento di Santos, la repressione contro gli studenti è già costata la vita a molti di loro.

E cresce il dramma dello sfollamento forzato specialmente nelle aree ambite dalle multinazionali, come quella di Marmato, il cui parroco è stato trucidato il 1 settembre 2011 perché guidava l’opposizione alla multinazionale aurifera Medoro. Questa comunità subisce dal 2009 le pressioni della canadese Medoro Resources che, di concerto con la Gran Colombia Gold, sta portando avanti un megaprogetto di miniere a cielo aperto che implica la sparizione del paesino di Marmato e lo sfollamento di tutti i suoi abitanti. Il prete di Marmato da tempo denunciava le continue pressioni affinché sgomberasse la sua parrocchia e le conseguenti minacce di morte, poi mantenute.

Continuano anche i cosiddetti “falsos positivos” ossia civili uccisi dai militari e spacciati per guerriglieri, in cambio di vacanze e licenze premio. Sono almeno 29 i nuovi casi documentati nell’ultimo anno per un totale di 3200 casi documentati per i quali l’impunità degli autori materiali raggiunge il 99 percento, l’impunità degli autori materiali il 100 percento.

In aumento anche le incarcerazioni di oppositori e difensori dei diritti umani che subiscono montature giudiziarie da parte dello Stato. La situazione delle carceri è drammatica: migliaia di prigionieri politici marciscono letteralmente e soffrono condizioni aberranti di reclusione e reiterate torture, come denunciato anche dall’Omct. Dall’inizio del 2011 sono morti per tortura e per non aver ricevuto assistenza medica 7 prigionieri politici. Nelle carceri sono rinchiusi oltre 7500 prigionieri politici, cifra che rappresenta un vero record per la Colombia: il 90 percento dei prigionieri politici sono civili. Alcuni rapporti recenti segnalano che la cifra di 7500 prigionieri politici è sottostimata, nonostante già di per sé sia scandalosa, poiché con l’aumento delle detenzioni arbitrarie si sfiorerebbe la cifra – totalmente occultata – di 9500 prigionieri politici.

Il rapporto dell’agosto 2011 della Coalizione Contro la Tortura dimostra che questa viene estesa a tutta la popolazione colombiana e che lo Stato è il responsabile del 91 percento dei casi, considerando che anche la violenza sessuale è in drammatico aumento, persino ai danni dei bambini: “Nei 107 casi nei quali si è potuto individuare l’autore della violenza sessuale ed è emerso che nel 98,14 percento dei casi i responsabili sono agenti dello Stato”.

A tutto questo si aggiunge una serie di cifre da capogiro che completano la situazione della Colombia oggi. Lo Stato colombiano ha l’esercito più armato al mondo da parte degli Stati Uniti, insieme a Israele ed Egitto: un esercito che, per mano del battaglione della Fuerza Omega del Plan Colombia, è artefice della più grande fossa comune del continente, con 2000 cadaveri. Il 60 percento degli omicidi di sindacalisti avviene in Colombia per mano delle forze militari o attraverso lo strumento del paramilitarismo delle multinazionali e di Stato. E la Colombia ha anche il record di prigionieri politici: oltre 7500 uomini e donne, nella loro stragrande maggioranza civili incarcerati sulla base di grottesche montature giudiziarie.

Un altro orrendo “record” della “democrazia” colombiana è la sparizione forzata per mano dello Stato, che supera le cifre dei casi di tortura e sparizioni forzate delle dittature del Cono Sud: l’Onu riconosce almeno 57.200 desaparecidos, la Commissione di Ricerca ne stima 62.000 (agosto 2011), e le vittime reclamano circa 250.000 persone scomparse. In soli 3 anni le forze repressive dello Stato colombiano hanno fatto sparire 38.255 persone.

La Colombia è il paese al mondo con più sfollati, insieme al Sudan: 5.2 milioni di persone sfollate in modo forzato dal paramilitarismo e dai suoi massacri, allo scopo di offrire poi le terre usurpate al grande latifondo ed alle multinazionali. Il 40% del territorio colombiano è richiesto in concessione da multinazionali minerarie.

Mentre aumenta lo sterminio ai danni dell’opposizione e del pensiero critico, l’impunità per gli apparati repressivi e genocidi rasenta l’inimmaginabile: recentemente il governo di Juan Manuel Santos ha fatto approvare una legge che concede l’indulto a oltre 31.000 paramilitari (Legge 1424).

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