Viaggio nell’orrore degli ergastoli bianchi

Centinaia di detenuti come bestie negli ospedali giudiziari

Centinaia di detenuti come bestie negli ospedali giudiziari

ROMA. Il buco nero Sono trascorsi più di trent’anni dalla legge Basaglia che ha chiuso i manicomi ma in Italia ci sono ancora almeno 1.404 internati distribuiti in sei ospedali psichiatrici giudiziari
È l’11 giugno del 2010 quando i senatori della Commissione d’Inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale entrano nell’Ospedale Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. Nessuno aspetta la loro visita ma soprattutto forse nemmeno loro sanno a che cosa stanno andando davvero incontro. Un uomo è disteso su un letto. È da solo nella stanza per le contenzioni, dove vengono tenuti legati i detenuti considerati pericolosi o violenti. È nudo, braccia e gambe tenuti fermi con garze fissate alla rete, e ha un ematoma sulla fronte. Al centro del letto, all’altezza del bacino, un buco per i suoi escrementi collegato ad un altro buco nel pavimento arrugginito dall’uso prolungato negli anni. È la stanza di contenzione inaugurata dal ministro Rocco nel 1925, e più o meno gli stessi anni ha la norma che prevede che quell’uomo debba restare in un posto del genere a vita in quello che è stato definito un ergastolo bianco anche se si è semplicemente rubato un panino o bevuto un po’ troppo e si è finiti coinvolti in una rissa. Donatella Poretti, volata da Roma insieme agli altri commissari per scoprire questo scandalo italiano, guarda il registro delle contenzioni per cercare di capire che cosa avesse combinato quest’uomo. Non c’è scritto nulla.
È l’inizio di un viaggio nell’inferno, un buco nero scoperchiato dai altri senatori della commissione che ha dato vita a una relazione da leggere solo se si ha lo stomaco forte e che Ignazio Marino, presidente della commissione, presenterà questa settimana al terzo ministro della Giustizia in un anno portando un video di oltre mezz’ora di scene girate in giro per l’Italia. Perché sono trascorsi più di trent’anni dalla legge Basaglia che ha chiuso i manicomi ma nonostante questo in Italia ci sono ancora almeno 1.404 internati distribuiti in sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani. La legge prevede che debbano restare lì soltanto se sono socialmente pericolosi. Dall’indagine della commissione in 368 sono stati considerati in grado di poter uscire ma soltanto 101 hanno effettivamente lasciato le strutture: non ci sono né Asl né comunità disposti ad assisterli. A questo punto il Senato ha votato sì alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari con una risoluzione, che ha visto maggioranza e opposizione votare in modo compatto, il primo passo verso la chiusura definitiva.
Difficile infatti tollerare luoghi come l’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto dove le pareti hanno intonaci sporchi e cadenti, porte e finestre hanno i vetri incrinati, ovunque vi sono macchie di muffa e umidità, sporcizia, vernice scrostata e ruggine, un lezzo nauseabondo di urine. Sui letti le lenzuola e le coperte sono strappate, sporche ed insufficienti e le celle garantiscono 3 metri di spazio per persona con un bagno comune aperto, tutti vedono tutti. Non esistono frigoriferi: chi vuole bere dell’acqua fresca infila la bottiglia nel buco del bagno turco dove la temperatura è un po’ più bassa di quella delle celle.
Non è così ovunque ma quasi. E le persone che finiscono lì perdono ogni dignità. A volte anche senza motivo. E così i senatori della commissione incontrano nell’ospedale di Reggio Emilia un uomo dal fisico robusto e muscoloso. Da cinque giorni è legato anche lui al letto di contenzione. Chiedono informazioni, scoprono che l’uomo è stato arrestato 22 anni prima per una rissa a Firenze. Viene giudicato incapace di intendere e di volere e chiuso nel primo ospedale giudiziario. Da allora si scatena in lui una tale violenza da rendere impossibile occuparsene senza legarlo. Quasi come per un accordo non scritto gli ospedali lo ospitano per un po’ poi lo trasferiscono. È questa da 22 anni al vita di un uomo condannato per rissa.
Nell’ospedale di Secondigliano, vicino Napoli, i senatori incontrano un uomo con bende sporche intorno alle gambe e ai piedi. Ha evidenti segni di cancrena e da settimane nessuno gli cambia le medicazioni. L’unico tipo di assistenza sono 30 minuti ciascuno di terapia psichiatrica al mese per loro che sono malati psichiatrici. Come si potrebbe pensare di curare il diabete?

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