Solidarietà  col popolo palestinese - Foto: Rei

Esiste un consenso internazionale assoluto in merito alla necessità  di mettere fine all'occupazione iniziata nel 1967, affrontare le fondamentali preoccupazioni in materia di sicurezza espresse da entrambe le parti, trovare una soluzione alla questione dei rifugiati e vedere Gerusalemme emergere dai negoziati come la capitale di due Stati”. Sono le parole pronunciate dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio dello scorso anno, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà  con il popolo palestinese.

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Onu: Giornata internazionale di solidarietà  con il popolo palestinese

Solidarietà  col popolo palestinese – Foto: Rei

Esiste un consenso internazionale assoluto in merito alla necessità  di mettere fine all’occupazione iniziata nel 1967, affrontare le fondamentali preoccupazioni in materia di sicurezza espresse da entrambe le parti, trovare una soluzione alla questione dei rifugiati e vedere Gerusalemme emergere dai negoziati come la capitale di due Stati”. Sono le parole pronunciate dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio dello scorso anno, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà  con il popolo palestinese.

Solidarietà  col popolo palestinese – Foto: Rei

Esiste un consenso internazionale assoluto in merito alla necessità  di mettere fine all’occupazione iniziata nel 1967, affrontare le fondamentali preoccupazioni in materia di sicurezza espresse da entrambe le parti, trovare una soluzione alla questione dei rifugiati e vedere Gerusalemme emergere dai negoziati come la capitale di due Stati”. Sono le parole pronunciate dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio dello scorso anno, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà  con il popolo palestinese.

La Giornata fu istituita nel 1977 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione 32/40 B (in .pdf) scegliendo il 29 novembre data che ricorda l’emanazione della Risoluzione 181 del 29 novembre del 1947 la quale, sancendo la spartizione della Palestina storica, stabiliva la creazione di uno “Stato ebraico” e di uno “Stato arabo”, assegnando alla città di Gerusalemme uno speciale status internazionale gestito dalle Nazioni Unite. Ad oggi esiste però solo uno “Stato ebraico” e il popolo palestinese, attualmente di circa 8 milioni, vive principalmente nel territorio palestinese occupato da Israele nel 1967, compresa Gerusalemme est, nella Striscia di Gaza, oltre che in paesi arabi confinanti e in campi profughi nella regione.

Una questione nella cui soluzione, secondo le parole del Segretario Generale, non spererebbero neanche più i diretti interessati. “Pochi palestinesi sono ottimisti che qualcosa di decisivo possa essere raggiunto l’anno prossimo, o in futuro” – dichiarava, infatti, Ban Ki-moon sempre in occasione della Giornata internazionale dello scorso anno, citando tra i motivi di tale disillusione le costruzioni e le nuove autorizzazioni a costruire nelle colonie, definite dal Segretario Generale un “duro colpo alla credibilità del processo politico”. Sempre nel discorso del 2010 non era mancato il riferimento alla sicurezza e alle preoccupazioni da sempre espresse da Israele a tale proposito, in relazione alle quali il Segretario Generale chiedeva agli israeliani di vedere con nuovi occhi la necessità di rafforzare i legami con un partner fidato in loco che potesse permettere il mantenimento della pace e della sicurezza, ricordando l’impegno del presidente palestinese Abbas in tale direzione.

Dall’ultima giornata mondiale ad oggi qualcosa in realtà è successo: l’ammissione della Palestina all’Unesco prima, la mancata accoglienza come membro a pieno titolo alle Nazioni Unite da parte del Comitato di Ammissione dell’organizzazione internazionale poi. Ma che la strada da percorrere prima di giungere a una risoluzione della questione palestinese sia ancora lunga emerge anche dalle dichiarazioni delle Nazioni Unite proprio in merito nella presentazione della ricorrenza per il 2011. Si tratterebbe, infatti, di un’occasione per concentrare l’attenzione della comunità internazionale “sul fatto che la questione palestinese è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri inalienabili diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale, cioè, il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità nazionali, e il diritto di fare ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati”.

Come afferma il Segretario Generale nel suo messaggio per la Giornata internazionale di oggila necessità di risolvere il conflitto si presenta con maggiore urgenza data la trasformazione storica che si sta realizzando in tutta la regione”. La richiesta di Ban Ki-moon è, ancora una volta, che entrambe le parti dimostrino “coraggio e determinazione” per giungere a una soluzione di due Stati, in modo da permettere un migliore futuro per i bambini palestinesi e israeliani e risolvere le numerosi questione irrisolte.

Ogni anno, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà, diverse Ong e rappresentanti della società civile organizzano eventi e conferenze in tutto il mondo. In Italia, per l’associazione internazionale per la pace Pax Christi ha promosso nei giorni scorsi a Bulciago in provincia di Lecco (il paese di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano ucciso nella Striscia di Gaza nell’aprile scorso) il convegno Assetati di giustizia”, dedicato alla questione palestinese ed in particolar modo alla dibattuta tematica delle risorse di acqua nella Valle del Giordano e nella Striscia di Gaza. Oggi, inoltre, la Provincia di Firenze e il Coordinamento nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani promuovono la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese attraverso una tavola rotonda intitolata “Gli Enti Locali per la pace in Medio Oriente”.

“La Giornata internazionale ci invita a riaccendere i riflettori su una insopportabile tragedia umana e politica che ogni giorno diventa più pericolosa per tutti. E’ come una molla che si sta continuando a caricare e che all’improvviso ci scaricherà addosso tutta l’energia distruttiva che ha accumulato. Fingere di non vedere è da irresponsabili perché il prezzo che ci verrà chiesto di pagare è più alto che mai” – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. “La situazione è resa drammatica dal vuoto lasciato dai massimi responsabili della politica internazionale (Stati Uniti, Quartetto, Europa, Mondo arabo) che dopo decenni di promesse ipocrite hanno dismesso i panni dei negoziatori super partes e hanno perso ogni residua credibilità”.

“Di fronte a questa situazione inquietante, mentre la primavera araba, la guerra in Libia, le violente repressioni in Siria, Yemen e Bahrain stanno rivoluzionando una delle aree più esplosive del mondo, davanti al rischio crescente di una guerra contro l’Iran è necessario – prosegue Lotti – che i nuovi Ministri degli Esteri e della Cooperazione e, più in generale, i responsabili della politica italiana assumano un’iniziativa urgente”.

La Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese diventa così un’occasione importante – come ci ricorda Lotti – per “premere sulle istituzioni che hanno il dovere di intervenire, investire sull’informazione e la crescita della consapevolezza, sulla solidarietà e sulla cooperazione, sulla diplomazia dei popoli e delle città” per “vivere da protagonisti il tempo difficile che ci è dato da vivere. In pace con giustizia”.

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