La foresta che nasconde il dramma di un popolo

VIENNALE «El lugar mas pequeà±o» di Tatiana Huezo Sanchez

Le immagini della pioggia battente rigenerano la tensione creata visivamente e in parallelo con le parole dei ricordi terribili dei guerrilleros, che erano sopravvissuti alla guerra civile in El Salvador negli anni ottanta.

VIENNALE «El lugar mas pequeà±o» di Tatiana Huezo Sanchez

Le immagini della pioggia battente rigenerano la tensione creata visivamente e in parallelo con le parole dei ricordi terribili dei guerrilleros, che erano sopravvissuti alla guerra civile in El Salvador negli anni ottanta. Il doc El lugar más pequeño di Tatiana Huezo Sanchez, descrive e riflette il trauma subito dagli abitanti del villaggio Cinquera, questo «luogo piccolo piccolo» in mezzo alla foresta. Ed è la foresta non più mero paesaggio ma protagonista, anzi forse protagonista «assoluto», dove una madre racconta davanti alla telecamera il dramma personale di una figlia quindicenne fuggita e mai più ritrovata. E nella foresta riscopriamo il piccolo villaggio, di cui erano rimaste soltanto alcune tracce in mezzo al verde che aveva ricoperto tutto dopo che gli abitanti ad un certo punto erano o morti o fuggiti. La foresta come luogo di combattimento o rifugio in cui nascondersi, ma è anche il posto in cui si può rinascere e creare nuova vita.
Una memoria viva che funge da leitmotiv in un intreccio continuo tra passato e presente. Le persone che raccontano si vedono ma solo fugacemente, all’inizio del film di produzione messicana presentato nel ricco programma della Viennale, come ogni anno ben equilibrato tra documentari e film di finzione. Le loro immagini appaiono come sguardi rubati alla quotidianità ricostruita faticosamente. Una bella metafora di «ritorno alla vita», una narrazione che si muove veloce tra passato e presente dalla voce dell’unico sopravvissuto dentro una grotta, in cui era tornato per la prima volta dopo tanti anni. È quello che viene definito poeticamente la «ripopolazione del luogo», dopo un lungo periodo in cui venivano ricomposti i resti dei morti, con mille difficoltà nel distinguere tra l’appartenenza a guerrilleros o a militari, resti infilati a fatica in grandi sacchi per una sepoltura comune. Una donna anziana va al mercato per comprare uova freschissime, poi torna a casa e convince la gallina a covarle, fino alla nascita dei pulcini. Colpisce l’amore che trapela nelle parole rivolte all’animale, è lo stesso amore che la cineasta salvadoregna alla sua opera prima esprime nel film attraverso altre «esperienze». Alcuni sopravvissuti rinascono grazie alla riscoperta del piacere della lettura, per altri è la consapevolezza che le immagini cruente del passato fanno egualmente parte della sua vita come il piacere di esserci. Un altro ancora, per non dimenticare spiega ai propri figli di guardarsi dal nemico sempre in agguato, chiunque sia oggi giorno, perché «un popolo che ha memoria del suo passato è più difficile da opprimere».
Ma chi veniva dichiarato come sovversivo da coloro che volevano esercitare il controllo su tutto? «Era come se qualcuno ti offre un posto a sedere dopo aver prima rovesciato la sedia, ovviamente è impossibile sedervisi, ma tu la rigiri e ti siedi: ecco che sei sovversivo perché hai cambiato una situazione che andava cambiata».

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