NEW YORK. Dopo lo sgombero di Zuccotti Park avvenuto martedì notte, la manifestazione di giovedì doveva essere la prova definitiva dell’impatto e della forza di Occupy Wall Street.
NEW YORK. Dopo lo sgombero di Zuccotti Park avvenuto martedì notte, la manifestazione di giovedì doveva essere la prova definitiva dell’impatto e della forza di Occupy Wall Street. Gli indignati non si sono arresi ma hanno invece mostrato i muscoli per dimostrare che non basta uno sgombero a smorzare l’urlo di queste proteste contro il ricco uno per cento americano. Agli arresti della mattina, quando migliaia di persone si sono riversate nelle strade del Financial District assediando il New York Stock Exchange per impedire l’accesso agli operatori di borsa e al mondo della finanza, è seguito il fiume umano che ha attraversato cantando il ponte di Brooklyn con in mano candele elettriche. Prima gli indignati avevano occupato la metropolitana, sedici fermate in tutti i cinque quartieri, per portare la protesta fuori da Downtown. È stato in questo frangente che 99 persone, ovviamente in numero simbolico, si erano fatte arrestare tutte insieme.
Il «giorno dell’azione» è terminato con una marcia pacifica sul ponte che unisce Manhattan a Brooklyn, altro luogo simbolo del movimento. Lì, l’1 ottobre gli indignati erano diventati una voce nazionale e internazionale grazie anche agli oltre 700 arresti effettuati dalla polizia nei confronti di attivisti che bloccavano la strada. Sul ponte di Brooklyn, gli indignati, dopo i circa 300 arresti avvenuti nell’arco della giornata, hanno scelto di evitare altri scontri. In mattinata si erano registrati anche qualche ferito, pochi e lievi: 7 poliziotti e 10 manifestanti hanno riportato qualche escoriazione. Il numero di persone sul ponte era impressionante, tanto che quando la testa del corteo ha raggiunto Brooklyn, le ultime persone dovevano ancora partire da Foley Square, punto di ritrovo nei pressi del municipio cittadino. In un clima di festa – si celebravano i due mesi di attività del movimento – non sono mancate le contestazioni al sindaco Michael Bloomberg che ieri aveva difeso la decisione di sgomberare Zuccotti Park. In molti, fra gli indignati, sono convinti che il sindaco abbia compiuto un errore strategico sfrattandoli. Il movimento aveva bisogno di ricalibrarsi, ora con lo sfratto ha ricevuto la scarica d’energia necessaria e i ragazzi cominciano a organizzare il futuro. A cominciare proprio dall’accampamento, dove ora è proibito piantare tende e usare sacchi a pelo. Lo sgombero ha avuto l’effetto di compattare gli indignati. Manifestazioni di solidarietà per Occupy Wall Street sono arrivate da tutti gli Stati Uniti, in particolare da Los Angeles, dove centinaia di persone hanno marciato verso il distretto finanziario, da Portland e da St. Louis. Oggi a mezzogiorno, le 18 italiane, sarà invece il giorno di Roberto Saviano, invitato dagli indignati a parlare di mafia finanziaria, di come cioè la crisi viene sfruttata dalla malavita organizzata per accrescere i propri introiti e il proprio potere. Per Occupy Wall Street i festeggiamenti per i sessanta giorni di lotta sono stati dunque un successo e una conferma: anche senza accampamento la protesta non si ferma.
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