Occupysapienza /ATENEI ROMANI, DA LETTERE A MEDICINA
Occupysapienza /ATENEI ROMANI, DA LETTERE A MEDICINA –
ROMA . Alle 9,30 di domani il book bloc degli studenti della Sapienza raggiungerà il Senato dove il nuovo governo Monti dovrebbe presentarsi per ricevere la fiducia. L’annuncio è arrivato al termine dellìaffollata assemblea che si è tenuta ieri nella facoltà di lettere di piazzale Aldo Moro, occupata insieme a quella di Scienze Politiche, Filosofia, Medicina, Fisica e Igiene, oltre che Lettere di Roma Tre. Il corteo non violerà l’ordinanza che ha proibito le manifestazioni nel centro della Capitale dopo gli scontri del 15 ottobre. Domani, infatti, si apre una finestra tra la vecchia ordinanza e quella nuova che verrà emessa venerdì dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ciò non toglie che dopo il sequestro dei manifestanti avvenuto il 3 novembre alla stazione Tiburtina e il blocco della manifestazione dell’11 novembre al ministero del Tesoro, quella degli studenti sia una sfida al divieto anti-costituzionale di manifestare. Ne è consapevole lo stesso Alemanno che, in serata, ha ribadito: «Se ci dovesse essere una paralisi della città sarebbe un’ulteriore dimostrazione che la delibera è assolutamente necessaria». Più che la «prova del nove», questo è il rovesciamento dell’onere della prova. Nel ragionamento del sindaco manca infatti l’idea che le istituzioni devono garantire il diritto di manifestare prima di prevenire eventuali rischi.
Il corteo romano, già da tempo convocato dalle sigle dell’universo studentesco tra cui c’è la Rete della Conoscenza, si inserisce nella giornata internazionale di mobilitazione a favore del diritto allo studio che vedrà sfilare 70 città in tutto il paese. Negli appelli – e nelle numerose lettere – che circolano in rete, dove fioccano gli hashtag «occupy» che richiamano l’esperienza di Zuccotti Park a New York e il movimento «Occupy Wall Street», ricorre quasi sempre la sfiducia totale nei vertici istituzionali che in queste ore stanno governando la crisi. «Il nuovo esecutivo che si dichiara “tecnico” – si legge ad esempio nel comunicato di Scienze politiche occupata a Roma – attuerà una manovra tutta politica imposta dalla Bce: innalzamento delle pensioni, tagli alla sanità, destrutturazione finale del mercato del lavoro e liberalizzazioni su ogni tipo di servizio pubblico». Gli studenti non credono alle ricette del «liberismo temperato» del nuovo governo e imputano al presidente del consiglio in pectore di avere salutato la «riforma» Gelmini come «la prima riforma vera e seria del sistema universitario». Con quell’editoriale scritto a gennaio sul Corriere della Sera, dove elogiava anche la capacità della Fiat e del suo ad Marchionne di avere successo sul mercato globale dell’auto, Mario Monti ha preso le distanze dagli studenti universitari che non hanno mai digerito quella riforma, né il modo in cui è stata imposta a tutti i livelli. «Noi non abbiamo nessuna intenzione di sacrificarci – ribadiscono i ragazzi – per un debito creato dalle grandi speculazioni bancarie e finanziarie rispondono». Indisponibili a cedere all’unanimismo che accompagna il lancio del nuovo governo, sospettosi rispetto ai provvedimenti inseriti nella quinta manovra finanziaria del 2011 che sarà approvata a dicembre, questi «giovani» sono molto diversi dall’immagine che Monti ha intelligentemente diffuso da Palazzo Giustiniani.
Ieri l’eco prodotta da questa locuzione («i giovani»), insipida come il tofu e buona per tutte le stagioni della vita, rimbombava nei palazzi romani. Sono giovani gli «imprenditori under 40» che chiedono a Monti «un paese in cui si sia liberi di fare impresa e valorizzi il merito e la legalità». È giovane il presidente del «Forum dei giovani» che chiede di non cancellare il ministero della gioventù e salvaguardare il servizio civile. È ai giovani, precari e insicuri, che va il pensiero del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro che oggi riceverà gli studenti per capire le loro intenzioni. «I giovani non devono trovarsi davanti alle raccomandazioni dove non conta nulla ciò che sanno fare» ha ribadito il Presidente Napolitano. Tutti discorsi ragionevoli che abbondano di paternalismo o di vittimismo. Non basteranno per alleviare la recrudescenza della crisi che ci aspetta. Servono ad alzare la nebbia che cancella le passioni e l’intelligenza.
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