Cristian un giorno prima di morire era intrasportabile

CASO DE CUPIS. Cristian De Cupis non aveva potuto presenziare all’udienza di convalida del suo arresto, che si è svolta venerdì 11 novembre – un giorno prima della sua morte all’ospedale Belcolle di Viterbo, nel reparto detenuti – perché era «intrasportabile».

CASO DE CUPIS. Cristian De Cupis non aveva potuto presenziare all’udienza di convalida del suo arresto, che si è svolta venerdì 11 novembre – un giorno prima della sua morte all’ospedale Belcolle di Viterbo, nel reparto detenuti – perché era «intrasportabile». Questa è una delle novità che emerge nella storia del ragazzo 36enne, ancora tutta da chiarire e su cui sta indagando la Procura di Viterbo. Indagini che vertono non solo sull’episodio delle percosse che Cristian avrebbe ricevuto dagli agenti della Polfer (che lo avevano fermato alla stazione Termini) ma anche sulle successive cure ricevute. La dinamica di quanto accaduto si fa ogni giorno più chiara, eppure più emergono particolari e più verrebbe da far domande. Intanto, è fuor di dubbio che il fermo di Cristian, quella mattina, è in qualche modo riconducibile alla feroce aggressione subita da un barista nei pressi della stazione alle 4,30 del mattino. Il barista, che è ancora ricoverato, ha raccontato di essere stato aggredito a sangue freddo e senza aver subito tentativi di furto. Avrebbe anche riconosciuto la foto di Cristian, che quindi sarebbe l’autore dell’aggressione (sotto al tunnel, in cui è avvenuto l’episodio, comunque ci sono le telecamere). La Polfer, quindi, quel giorno era in cerca della persona che aveva compiuto l’aggressione. Ma Cristian, stando ai verbali, gli cade in mano: i poliziotti non si erano neanche accorti della sua presenza. Alle 7,30 si recano su un binario perché c’è una persona che ha avuto un malore. All’improvviso uno di loro viene aggredito alle spalle da Cristian. Solo successivamente capiscono che è probabilmente anche l’autore dell’aggressione di qualche ora prima. Il motivo per cui viene arrestato, comunque, è resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Viene quindi portato in ospedale, al Santo Spirito: qui viene refertato e sottoposto a diverse analisi. Sul certificato medico c’è scritto che «riferisce percosse». «Ma non si tratta del solito fogliettino del pronto soccorso» spiega l’avvocato Davide Verri, che è stato per anni il legale di Cristian e che si è occupato dell’udienza di convalida anche in questo caso. «Io mi aspettavo una direttissima, invece mi avvertirono che il processo era spostato, perché il ragazzo era intrasportabile. Si sarebbe svolta solo la convalida. Questo elemento mi ha sempre interrogato. Perché era intrasportabile? Non mi piace chi accomuna questo caso a quello di Cucchi, ma certo ci sono degli elementi da chiarire».
Verri ricorda Cristian come un ragazzo «difficile», ma «mite». «Ha una lunga storia di precedenti, tutti legati a reati contro il patrimonio: viveva di espedienti, ma non ha mai aggredito nessuno». Insomma, furti e furtarelli. Tutti, quasi, compiuti negli anni alla stazione Termini. Dove era conosciuto, molto conosciuto. Qualcuno dice sottoposto a uno “screening” quotidiano. Un testimone dice di averlo sentito gridare, mentre era a terra, contro un agente in particolare. Gli diceva: «Sei sempre tu, bastardo». Come se tra i due ci fosse acrimonia. Un altro elemento da accertare.

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