Casa, dolce casa: uno dei punti nevralgici (e dolenti) della vita dei cubani

LA NUOVA LEGGE Consentita la compravendita di immobili, cosa cambia
Di per sé la norma non risolverà  il forte deficit abitazionale. Però è un passo importante e attes

LA NUOVA LEGGE Consentita la compravendita di immobili, cosa cambia
Di per sé la norma non risolverà  il forte deficit abitazionale. Però è un passo importante e attes o L’AVANA.  Perfino i portavoce più stretti dell’amministrazione Obama hanno dato il loro verdetto d’approvazione: il Decreto legge 288 da poco promulgato dal governo cubano, che infine legalizza gli atti di acquisto, vendita e cessione di immobili nell’isola, è stato da loro definito «un passo positivo» nell’ambito del processo di cambiamento intrapreso dall’esecutivo cubano guidato da Raúl Castro.
Non è che l’amministrazione Usa abbia affinato le sue capacità di comprensione della realtà cubana. Il suo beneplacito riconosce solo ciò che è ovvio. Perché appena una settimana prima, quando l’assemblea dell’Onu ha di nuovo condannato, per il ventesimo anno consecutivo e un’altra volta con una votazione quasi unanime, la fallimentare politica di embargo commerciale e finanziario imposto dagli Usa all’isola da 5 decenni, quella stessa amministrazione ha fatto orecchie da mercante all’appello internazionale senza la minor capacità di capire ciò che tutto il mondo ha capito: che l’embargo non è riuscito a raggiungere gli effetti sperati (la caduta del sistema cubano) e colpisce piuttosto, essenzialmente, gli 11 milioni di persone che ogni giorno a Cuba devono pensare come sfangarla.
Del tutto indipendentemente dall’approvazione Usa, la realtà è che oggi molti cubani sentono di poter respirare un po’ meglio e che sfangare il giorno sarà un po’ meno arduo: almeno quelli che hanno una casa e anche quei privilegiati che possiedono un auto sono ora più proprietari (e veramente proprietari) di quei beni che, per decenni, sono stati loro però allo stesso tempo non lo erano, in virtà dell’intreccio di leggi che probivano la loro libera disposizione da parte dei proprietari legali.
Se la legge che finalmente consente la compravendita di auto usate e fabbricate dopo il 1959 (prima era possibile disporre solo di quelle immatricolate prima di quell’anno) ha generato delle aspettative che non si sono realizzate appieno (sono ancora in vigore limitazioni sulla compravendita di auto nuove e regolamentazioni per quelle di seconda mano che possa offrire lo stato), il decreto del 2 novembre scorso tocca con più profondità e più evidente spirito di cambiamento uno dei punti più nevralgici per il paese: quello della casa.
La nuova legge apre la possibilità della libera compravendita di immobili fra cittadini cubani e, anche, per residenti stranieri; elimina tramiti e regolamentazioni ufficiali negli interscambi di case (la cosiddetta «permuta»); legalizza e facilita la cessione di proprietà, anche nel caso di «uscita permanente» dal paese del possessore (dal ’59 fino a oggi condannata alla confisca statale). La disposizione legale, di per se stessa, non risolverà il grande problema del deficit di case, calcolato in più di mezzo milione di abitazioni, ma senza dubbio porterà un qualche sollievo legale negli interscambi, donazioni e atti di compravendita fino a oggi controllati o semplicemente proibiti.
Fra i punti a favore che questa nuova legge rappresenta per i cubani c’è, prima di tutto, la conversione dei titoli di proprietà delle loro case in documenti molto più reali di quanto non fossero finora. Altri vantaggi saranno la redistribuzione probabilmente più razionale degli spazi, il miglioramento degli immobili da parte dei nuovi proprietari, l’acquisizione di una proprietà da parte di un familiare o di una persona vicina quando si produca una «uscita definitiva» o un decesso, la possibilità di vendita di terreni e terrazze su cui edificare nuove case.
L’altro e non meno importante vantaggio consiste nell’eliminazione delle interferenze ufficialmente imposte dai diversi livelli burocratici dell’ «Istituto della casa», che in molti casi si muovevano con i meccanismi della compravendita di funzionari, tecnici, consiglieri legali, ossia, con le oscure regole della corruzione amministrativa in cui cadeva il personale incaricato di applicare la legge. Grazie a questa situazione, migliaia di funzionari hanno prosperato sulle necessità e carenze, e migliaia sono stati cacciati e in alcuni casi processati in questi 5 decenni, mentre sempre migliaia sono le pratiche illegali che, con le arti magiche della corruzione, hanno portato a una apparentemente impossibile «legalità».
Alcune leggi que all’origine avevano la buona intenzione e l’obiettivo di ripartire la ricchezza a beneficio di ampi strati della società, di impedire la speculazione e la concentrazione delle risorse, hanno finito per convertirsi, in una fase diversa, in un freno alla libertà degli individui, in un labirinto di pratiche e regolamenti violati nella realtà e in una fonte di arricchimento illecito di una burocrazia spietata, impegnata solo per anni e anni a prosperare sulla legge e sulle necessità dei cittadini.
Speriamo che la visione realistica e orientata sul cambiamento che ha portato alla promulgazione di questa nuova legge arrivi presto ad altri settori della vita cubana che reclamano a gran voce trasformazioni radicali e profonde.
*giornalista e scrittore cubano
** © Ips-il manifesto

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