Niente violenza, tolleranza con gli occupy, è il mandato della famigerata Lapd, la polizia di Los Angeles. Il sindaco ordina lo sgombro, ma in migliaia si convocano via twitter e lo sfratto delle tende è rimandato
Niente violenza, tolleranza con gli occupy, è il mandato della famigerata Lapd, la polizia di Los Angeles. Il sindaco ordina lo sgombro, ma in migliaia si convocano via twitter e lo sfratto delle tende è rimandato
LOS ANGELES. Dopo due mesi, l’occupazione che ha circondato il grattacielo art deco del municipio di Los Angeles con centinaia di tende colorate è sotto sfratto esecutivo. La metropoli californiana ha adottato una linea morbida nei confronti dei militanti di Occupy, a differenza che in altre città americane. Nelle scorse settimane ci sono stati occasionali arresti, anche numerosi quando le manifestazioni hanno bloccato le strade del centro o tentato di introdursi all’interno di banche. Ma non ci sono stati gli scontri né le violenze viste altrove, le manganellate e il gas urticante spruzzato a New York, Seattle, Portland e Berkeley. L’amministrazione cittadina nella media è parsa tollerante o comunque decisa ad evitare il danno di immagine subito da colleghi più esuberanti in altre località. L’accampamento è diventato insediamento permanente nei giardini che circondano City Hall e le assemblee generali un regolare evento delle serate cittadine. Già la scorsa settimana però, dopo l’ondata di sfratti eseguiti in molte altre città – compreso quello dell’accampamento di Zuccotti Park a New York da cui è nato tutto – il sindaco Antonio Villaraigosa aveva annunciato che la tolleranza stava per finire. La città, ha detto, non avrebbe più ignorato il fatto che i manifestanti stessero infrangendo la legge e la polizia avrebbe presto applicato l’ordinanza municipale che vieta il pernottamento nei parchi cittadini; a Occupy L.A. è stato così dato fino alla mezzanotte di ieri per sloggiare.
Allo scadere dell’ultimatum del sindaco però l’assembramento era quadruplicato, grazie all’appello diffuso via twitter ai sostenitori che si sono riversati al centro da tutta la città e hanno presidiato il parco per tutta la notte. Ci sono stati una manciata di arresti ma i rinforzi hanno in pratica impedito alla polizia di eseguire lo sfratto e determinato un impasse che perdura tuttora. La polizia ha successivamente dichiarato che l’ultimatum era «fluido» e che il parco verrà comunque sgomberato in un momento «opportuno», previo «sufficiente avvertimento» ai manifestanti. Gli organizzatori sono ricorsi in tribunale chiedendo ad un giudice federale di bloccare lo sgombero in quanto lesivo della libertà di legittima espressione, una richiesta che sottolinea «l’applicazione selettiva» della legge da parte delle autorità che due settimane fa nulla hanno fatto per sgomberare l’accampamento di fan che con tanto di tende hanno atteso per giorni la prima di Twilight davanti a un cinema poco lontano. In tutta questa storia ciò che più risalta è comunque è l’ostentata cortesia del Lapd, il corpo di polizia che vanta la peggiore nomea del paese quanto a militarizzazione e propensione a menare le mani.
Gli stessi agenti che quattro anni fa avevano brutalmente caricato una pacifica celebrazione del primo maggio travolgendo passanti, anziani, giornalisti e osservatori e che sono notoriamente allergici agli assembramenti non autorizzati di cittadini, in questa vicenda sono guidati da un inatteso buonismo; apparentemente tenuti da categoriche direttive a non provocare incidenti, hanno dimostrato insospettate doti di tolleranza. Decisi a dimostrare di non essere, nelle parole di una portavoce, «come la polizia di New York», gli ufficiali del Lapd sono giunti ad accorciare i turni degli agenti per evitare che, esposti agli insulti dei dimostranti troppo a lungo, rispondessero male alle provocazioni.
Il sindaco aveva intavolato una trattativa riservata, offrendo in cambio di uno sgombero volontario uffici ai manifestanti, alloggi agli homeless e addirittura un terreno comunale per coltivare un orto comune. Ora però pare giunto il momento della resa dei conti: al buonismo ufficiale delle autorità occupy ha risposto col rifiuto categorico di sloggiare e ormai pare solo questione di tempo per uno sfratto che bisognerà vedere se sarà realizzato con le buone o con le cattive, e con quanti arresti.
Al momento nell’accampamento continua l’assemblea permanente e prevale la linea della resistenza pacifica, anche se non manca una minoranza che giudica utile alzare il livello dello scontro. Qualcuno è salito con le corde sugli alberi della piazza per rendere più difficoltoso lo sfratto. Come già successo altrove lo sgombero porrà il problema di come procedere senza una presenza fisica sul territorio, quella che è riuscita finora a imporre il movimento nella coscienza nazionale e nel dibattito politico. Intanto la protesta si estende nelle università. Sempre a Los Angeles l’altro ieri c’è stata una manifestazione alla università Ucla per protesta contro i pestaggi di studenti avvenuti a Berkeley e Davis, campus dove sono già sorte tendopoli di occupy.
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OCCUPY ITALIA Firenze smobilita le tende: assemblee in piazza ARTICOLO
Si è conclusa ieri, dopo diverse sollecitazioni dell’amministrazione comunale, l’accampata degli indignati a piazza Ss.ma Annunziata di Firenze («inaugurata» dai «nostri» Joseph Halevi e Pierluigi Sullo tre settimane fa). Ma il movimento non smobilita, cambiano solo le modalità: assemblee settimanali si terranno nella stessa piazza. La prima è prevista per questa mattina alle 11,30. Quella di Firenze è solo una delle accampate italiane: altre sono in corso o si sono svolte a Trieste, Bologna, Roma (prima a Santa Croce in Gerusalemme, poi alle Terme di Caracalla) e Palermo. Servizi e interviste sul sito www.ilmanifesto.it.
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