UN PATTO TRA GENERAZIONI CONTRO LA CRISI

Mai come oggi il capitalismo in occidente ha raggiunto livelli di contraddizione così palesi, e mai come oggi risulta evidente l’assenza di un soggetto politico capace di creare un’alternativa a questo sistema diventato ormai insostenibile a livello sociale quanto sul piano ambientale. Siamo arrivati all’assurdo che uno degli uomini più ricchi del pianeta, Warren Buffet, chiede al governo degli Stati Uniti di essere tassato almeno come la sua segretaria.

Mai come oggi il capitalismo in occidente ha raggiunto livelli di contraddizione così palesi, e mai come oggi risulta evidente l’assenza di un soggetto politico capace di creare un’alternativa a questo sistema diventato ormai insostenibile a livello sociale quanto sul piano ambientale. Siamo arrivati all’assurdo che uno degli uomini più ricchi del pianeta, Warren Buffet, chiede al governo degli Stati Uniti di essere tassato almeno come la sua segretaria. Di contro, negli anni ’70, quando esisteva una rilevante mobilità sociale ascendente, quando la distribuzione del reddito aveva assunto da vent’anni una curvatura più equa, quando chi si laureava non aveva difficoltà a trovare un lavoro qualificato, abbiamo avuto grandi parti di sinistra e movimenti sociali che hanno conquistato diritti sociali e benessere per tutti. Insomma, per dirlo con una battuta, quando il capitalismo funzionava in Occidente (ma con lo sfruttamento delle popolazioni e risorse del sud del mondo) c’era una grande opposizione a questo modo di produzione, mentre oggi che il sistema è fallito non si trova un soggetto politico rilevante che costruisca una reale alternativa. Paradossi della storia.
Ancora più chiaro e allarmante diventa questo scenario se lo guardiamo da un’area periferica della Ue qual è il Mezzogiorno d’Italia. Non c’era bisogno di leggere gli ultimi dati Svimez per sapere che ormai non c’è più futuro per i giovani del nostro Sud. E gli stessi drammatici dati Svimez sono sottostimati: la Svimez calcola in 700 mila i giovani che hanno lasciato il Mezzogiorno, ma si riferisce solo a quelli che hanno spostato la residenza, mentre almeno altrettanti vivono nel centro-nord mantenendo per molti anni la residenza nel Mezzogiorno. Due-trecentomila giovani fanno i pendolari tra sud e nord, con brevi periodi di lavoro (supplenze nelle scuole, lavori stagionali) e lunghi periodi di esplorazione e ricerca di un posto di lavoro. Insomma, il Mezzogiorno d’Italia sta diventando una «riserva per anziani e pensionati» sempre più abbandonati dai servizi sociali e sanitari. A sua volta il giovane meridionale di oggi non emigra come negli anni ’50/’70 per migliorare il proprio status sociale, per sfuggire al controllo sociale di una società patriarcale, ma per necessità.
In queste nuove generazioni cova da anni una rabbia con cui bisogna fare i conti. Mi diceva alcuni anni fa una ragazza calabrese che oggi vive e lavora a Padova: «Io vi odio, odio la vostra generazione che ci ha lasciato questo mondo di merda… inquinamento, lavori precari, corruzione… siamo senza speranza perché ce l’avete rubata». Il conflitto intergenerazionale è una realtà oggi in tutto l’Occidente. Giovani precari contro lavoratori “garantiti” (sempre meno), pensionati contro disoccupati, allungamento dell’età pensionabile per garantire ai giovani una pensione (una balla gigantesca), e via dicendo. Se è un fatto che il conflitto intergenerazionale è alimentato ad arte da chi ci governa, è anche vero che questo conflitto ha una base materiale molto concreta che si chiama Debito Pubblico e Debito Ecologico. Il sistema capitalistico ha continuato ad espandersi caricando sulle generazioni future le due D, che non sono quelle della doppia depressione/recessione, ma del Debito finanziario (di Stati, famiglie, imprese) e del Debito ecologico (rapina delle risorse e inquinamento insostenibile).
Per dare una risposta concreta a questo fardello che grava sulle nuove generazioni abbiamo organizzato come Sinistra Euromediterranea oggi a Lamezia un incontro che mette insieme associazioni e movimenti e realizza per la prima volta un confronto vero tra vecchie e nuove generazioni per trovare la strada comune di uscita da questa crisi sistemica. Lo facciamo partendo dalla regione più povera d’Italia, con i più alti tassi di inoccupazione giovanile, con il più alto livello di esclusione femminile dal mercato del lavoro e con la presenza di una borghesia criminale tra le più potenti del mondo. Lo facciamo ponendo sul tappeto le questioni cruciali della contraddizione intergenerazionale e di quella di genere, non dimenticando che proprio le giovani donne – che si laureano meglio e più dei maschi – costituiscono un polo estremo di contraddizione sociale e anche una soggettività altra che è linfa vitale per costruire un’alternativa. A partire dalla Carta di Teano, vogliamo sperimentare un percorso che porti a un Patto tra generazioni e generi per ritrovare un futuro credibile e sostenibile, per un nuovo soggetto politico all’altezza del compito.

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