La sorpresa del duetto con Keith Richards
La sorpresa del duetto con Keith Richards
MILANO — «Ho scritto le nuove canzoni in tempi relativamente brevi e le ho registrate quasi subito. Forse perché ho l’impressione che i miei lavori abbiano qualcosa in comune col pane o col pesce. La gente vuol percepire che si tratta di roba fresca».
Parola di Tom Waits in occasione dell’uscita di «Bad As Me», primo album di inediti da sette anni a questa parte (l’ultimo è stato «Real Gone») e ventesimo in studio della sua carriera. Nel disco troviamo sperimentazioni sonore, soprattutto per quanto riguarda le ritmiche. Tom Waits è tornato al blues, ma non solo. «Bad As Me» è vario nello stile e ricco di sorprese che vanno da un duetto vocale con Keith Richards, un omaggio agli Stones con citazione di «Satisfaction» e un espresso richiamo anche a Jagger e contenuti vistosi e importanti.
Come in «Talking at the Same Time» dove, usando un inconsueto falsetto su atmosfere musicali evocanti un paradiso tropical-fiscale, dà voce al furore popolare per la situazione economica: «Beh, sono periodi difficili per alcuni / Per altri sono dolci / Qualcuno fa i soldi quando scorre sangue per le strade / Abbiamo tirato fuori dai guai tutti i milionari, a loro la frutta, a noi la buccia». A 61 anni Tom Waits è più che mai una stella, ma anche un outsider del firmamento musicale americano, scrittore di prim’ordine, interprete originale e meticoloso, capace di volare senza mai perdere di vista la realtà terrena. L’alcolismo è ormai un lontano ricordo e il suo sodalizio sentimentale con Kathleen Brennan è diventato, da tempo, anche una partnership artistica. Tom Waits dal ’73 ad oggi ha sempre dato voce ai naufraghi del sogno americano. Nella scrittura non ha mai cercato di compiacere il grande pubblico. La voce, che in alcuni album precedenti aveva accenti quasi provocatori, in questo lavoro appare imprevedibile e lontana dal manierismo. Mirabile il duetto con Keith Richards in «Last Leaf», voci e un rarefatto accompagnamento di chitarra per una canzone d’amore, una ballata sentimentale intensa («Sono ormai l’ultima foglia sull’albero / l’autunno porterà via il resto, ma non prenderà me»).
In netto contrasto con la seguente rappeggiante e marziale «Hell Broke Luce», ispirata a un graffito trovato nel carcere di Alcatraz, che si avvale, insieme ad altre tre canzoni, della chitarra di Keith Richards. Intendiamoci: la voce è sempre quella, ma, come afferma lui stesso, «c’è meno fumo nella stanza».
Se in passato Tom Waits ha conquistato il cuore del pubblico con storie che arrivavano come coltelli affilati e latrati arrabbiati, qui prevalgono davvero i temi sentimentali. Il primo brano «Chicago», rockeggiante, omaggio alla città del blues, oppure la veloce «Get Lost», sono depistanti, visto che l’album è popolato di ballate romantiche come «Back in the Crowd» («Se non vuoi che queste braccia ti stringano / Se non vuoi che queste labbra ti bacino / Se hai trovato qualcuno di nuovo / Rimettimi fra la folla») o «Pay me», da cantare sotto l’albero. Folgorante soprattutto «Kiss me»: arredamento musicale minimalista, chitarra, pianoforte e contrabbasso in un clima spiccatamente retro. Versi come «C’è soltanto una cosa che voglio tu faccia / Baciami / Voglio che tu mi baci ancora una volta come uno sconosciuto / Voglio credere che il nostro amore sia un mistero / Voglio credere che il nostro amore sia un peccato» sono davvero commoventi. A questo punto il titolo «Bad As Me» suona davvero ironico: avercene di cattivi come lui.
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