Quando ginzburg rifiutò il giuramento fascista

La lettera inedita che costò l’insegnamento all’intellettuale torinese 

La lettera inedita che costò l’insegnamento all’intellettuale torinese 

    TORINO. Il 9 gennaio del 1934 avrebbe dovuto giurare fedeltà al regime fascista, come stabilito dal Testo unico delle leggi sull´Istruzione superiore. Una sottomissione che nel ´31, al momento dell´introduzione di quella clausola, soltanto pochissimi docenti avevano osato rifiutare. Ma anche Leone Ginzburg, professore non ancora venticinquenne di letteratura russa all´Università di Torino, non si piegò. L´8 gennaio s´era seduto alla scrivania e aveva scritto una lettera a Ferdinando Neri, francesista illustre e preside della facoltà di Lettere e Filosofia, per informarlo che non avrebbe mai giurato. «Desidero», gli disse, «che al mio disinteressato insegnamento non siano poste condizioni, se non tecniche o scientifiche. Non intendo perciò prestare il giuramento». Come spiega Paola Novaria, responsabile dell´Archivio storico dell´ateneo torinese, la lettera autografa di Ginzburg è stata rinvenuta di recente e sarà esposta venerdì nell´aula magna del Rettorato. Avviene nell´ambito di un convegno e di una mostra, con l´esposizione di altri documenti universitari, che ricordano Natalia Ginzburg, la moglie di Leone, a vent´anni dalla morte.
Di fronte al rifiuto di Leone, che nel frattempo con Giulio Einaudi aveva fondato la casa editrice dello Struzzo, Ferdinando Neri non fece altro che agire di conseguenza. Quel 9 gennaio, il “XII” dell´era fascista, mandò a sua volta una nota al rettore (anche questa lettera viene esposta). Gli scrisse che, in attesa delle sanzioni che sarebbero state prese nei confronti del «libero docente di Lingua e Letteratura russa», lui aveva già provveduto a «sospendere il suo corso libero e qualsiasi attività presso la Facoltà». Poche settimane dopo Ginzburg veniva arrestato insieme ad altri militanti di Giustizia e Libertà, e condannato a due anni di prigione. In un´altra cella, a Roma, nel carcere di Regina Coeli, sarebbe morto nel febbraio del 1944. S´era rifiutato di collaborare con i tedeschi, così come non aveva collaborato da professore con l´università asservita alla dittatura di Mussolini.

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