Parla Kalle Lasn, il fondatore del giornale che ha lanciato Occupy Wall Street: “Il Presidente non ha fegato”. Conosco la tradizione italiana di sinistra e non riesco a capire come non vi siate ancora liberati di Berlusconi
Parla Kalle Lasn, il fondatore del giornale che ha lanciato Occupy Wall Street: “Il Presidente non ha fegato”. Conosco la tradizione italiana di sinistra e non riesco a capire come non vi siate ancora liberati di Berlusconi
NEW YORK – «Il mio sogno? Milioni di persone in tutto il mondo in piazza per il G20 di novembre. Milioni di persone a chiedere con una voce sola da Liberty Plaza a Cannes un passo concreto: la Robin Tax. Come potranno non ascoltarci?».
Kalle Lasn, lei è il fondatore di Adbusters, il piccolo grande giornale non profit che ha lanciato “Occupy Wall Street”.
Si aspettava una reazione così?
«Gli americani non trovano lavoro, la disoccupazione colpisce il 40 per cento tra i 19 e i 25 anni e il Tea Party continua a urlare contro ogni intervento statale. Non era il momento di puntare a una riscossa della sinistra? A ispirarci è stato quello che vedevamo succedere in Egitto, nella Primavera araba. E quando finalmente è successo anche qui… Allelujia!».
Adbusters è una rivista canadese e il nuovo numero titola “American autumn”: l´America aveva bisogno di un aiutino dall´esterno?
«Forse sì. Va detto che la sinistra americana ha attraversato un periodo durissimo negli otto anni di George W. Bush. E poi l´avvento dei Tea Party. Qui s´è visto che Barack Obama non aveva abbastanza fegato».
Molta gente ora in piazza dice di aver votato per lui. Ma che probabilmente non lo farà più. Il presidente non dovrebbe tornare a rivolgersi al suo popolo che protesta?
«Sarebbe meraviglioso. È un anno e mezzo che stiamo aspettando che si risollevi e faccia ciò che aveva promesso. Credo sia colpa della sua personalità. Lui era un outsider: e una volta eletto è rimasto un outsider. Sempre a voler piacere a tutti».
C´è alternativa?
«Tra lui e Rick Perry alla fine anche la gente in Liberty Plaza voterà per lui. Il problema resta un altro: la sinistra non ha ancora un leader capace di far sognare».
Da Michael Moore a Noam Chomsky passando per Naomi Klein: gli intellettuali che appoggiano Occupy Wall Street sono gli stessi che nel 2001 applaudirono i no global.
«Michael Moore è andato giù in Liberty Plaza con la gente che urlava e strillava: grande. Poi da lì però è andato a farsi intervistare alla Cnn per vendere il nuovo libro».
Cosa vuol dire?
«Che tutta questa gente ha fatto tanto bene alla sinistra: ma oggi la sinistra ha bisogno di sangue fresco. Eppoi Moore e Chomsky e tutti gli altri: sarebbe toccato a loro far partire la rivolta. E invece sono troppo occupati a scrivere o dare interviste: pronti poi a saltare sul carro. Ma ripeto: non sono loro quelli che servirebbero alla sinistra per ritrovare quel tipo di passione che comunica il Tea Party».
Vede un nuovo leader in piazza?
«Al momento no. Ma quando vedo parlare in tv questi ragazzi che dormono laggiù in Zuccotti Park, penso – mio Dio – questa è gente fantastica, davvero ha capito cosa sta succedendo, che se non facciamo nulla in 15 anni andranno a rotoli».
Ma come si vince senza leader?
«Intanto la protesta ha fatto ripartire un discorso a sinistra. Tra loro emergerà qualcuno capace di guidarci? Lo spero. Ma vedo anche farsi strada una formula nuova. Forse il futuro ci riserva un modello diverso: la guida a sciame…».
Perché non scende in piazza lei?
«Forse lo farò. Per ora preferisco restare il guerriero dietro le quinte: quello che ha lanciato l´idea e adesso gioisce di tutto questo».
Non solo manca un leader. C´è chi sostiene che il movimento manchi anche di obiettivi concreti.
«Questo è un errore. Vedo anch´io che alcune risposte sono vaghe. Vogliamo questo, vogliamo quello, vogliamo essere ascoltati. Giusto avere una serie di richieste. Però serve che qualcuno salti su e dica: vogliamo una Robin Tax, vogliamo una legge sulle transazioni finanziarie, una riforma del sistema bancario, una riforma del finanziamento elettorale».
(La Tobin Tax, una versione più condivisa della Robin Tax, è la proposta che Nicholas Kristof ha fatto sul New York Times e Repubblica ha rilanciato).
«Il mio sogno è che per il 3 e il 4 novembre – quando a Cannes si riunirà il G20 – milioni di persone protesteranno in tutto il mondo. Sollevando la stessa richiesta: Robin Tax».
Conosce l´Italia? Milioni di persone sono scese in piazza chiedendo conto a Silvio Berlusconi della sua politica e dei suoi scandali: è ancora lì.
«Sono stato diverse volte, conosco la tradizione di sinistra e non riesco a capire come non vi siate ancora liberati da Berlusconi. Proposte? Concentriamoci sulla protesta globale, facciamoci sentire al G20. E poi torniamo a Berlusconi».
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