Di Pietro ha chiesto una riedizione della legge Reale, anni 70. Ecco cosa ha provocato quella legge, in numeri di vittime
Il ministro dell’interno Roberto Maroni comparirà oggi verso le 16.30 al Senato per riferire della giornata di sabato, scontri a San Giovanni.
Di Pietro ha chiesto una riedizione della legge Reale, anni 70. Ecco cosa ha provocato quella legge, in numeri di vittime
Il ministro dell’interno Roberto Maroni comparirà oggi verso le 16.30 al Senato per riferire della giornata di sabato, scontri a San Giovanni.
Secondo le anticipazioni di stampa fra i provvedimenti che sarebbero allo studio del ministero – una sorta di legislazione di emergenza richiesta anche dal leader dell’Idv Anotnio Di Pietro – una sorta di riedizione della cosiddetta Legge Reale, che prese il nome da Oronzo Reale che la propose e fece approvare nel 1975, all’epoca di una contestazione di ben altra natura. La legge Reale ebbe lo stesso risultato di gettare benzina sul fuoco, a detta di diversi analisti dell’epoca.
Fra i provvedimenti che affollano la scrivania di Maroni vi sarebbe l‘arresto differito, il divieto del travisamento, quindi niente caschi, né bastoni, la possibilità del fermo preventivo, la creazione di un reato studiato appositamente sui centri sociali, l’inasprimento delle pene (oggi devastazione e saccheggio prevede carcere dai 3 ai 15 anni).
Torniamo a uno studio condotto dall’associazione Luca Rossi. Era il 1990. Questo un estratto dell’introduzione del libro 625 dell’associazione Luca Rossi. 625 è il numero delle vittime della legge Reale.
Il potere capitalistico continua nella sua opera, la cui essenza è nel riprodurre immanentemente le proprie condizioni, esorcizzando ogni tentativo di ripresa della conflittualità finalizzata al superamento dell’attuale sistema, con strumenti per attuare controllo sul sociale.
Qualsiasi sintomo di tensione sociale viene avvertito come presagio di un eventuale black-out, di un corto-circuito che verrebbe creato attraverso l’impazzimento di dinamiche contraddittorie e l’impossibilità di praticare su di esse controllo e governabilità. Continuamente, quindi, lo Stato abbisogna di strumenti efficaci e adattabili in ogni momento alle necessità di volta in volta dichiarate, alle “emergenze” allarmisticamente create. Uno dei principali strumenti rimane la legge Reale per la sua versatilità ed efficacia nel trovare, su determinati soggetti e determinati comportamenti, motivo di applicazione. La sua potenzialità liberticida consiste nella possibilità, mai espressa pienamente, di poter mettere sotto gli ingranaggi dell’apparato poliziesco qualsiasi individuo.
Dai dati raccolti pare evidente che il “marginale”, il “deviante”, colui che fa parte dell’area della “microcriminalità”, sia il soggetto prevalente tra le vittime delle pratiche del controllo diffuso, della legge Reale.
(Con la pubblicazione del `Libro Bianco sulla legge Reale´, nel 1990, il centro d’iniziativa Luca Rossi ha calcolato che, proprio a seguito dei maggiori poteri attribuiti alle forze di polizia, dal 1975 a metà del 1989 sarebbero state uccise 254 persone e 371 ferite. Nel 90 per cento dei casi – secondo la ricerca – le vittime non possedevano nemmeno un’arma da fuoco al momento del confronto con le forze dell’ordine).
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