Nuovo pentito rilancia la pista veneta
Nuovo pentito rilancia la pista veneta
BRESCIA — C’è un nuovo pentito nella strage di piazza della Loggia. È un friulano di 60 anni legato agli ambienti della destra eversiva, che da testimone è comparso in aula davanti ai giudici dei processi sulla stragi, a Milano per piazza Fontana, ma anche a Brescia. Era il 19 ottobre del 2010, un anno fa, quando ha detto di voler collaborare con la Procura di Brescia, meno di un mese prima che la Corte d’assise pronunciasse la sentenza che ha assolto per insufficienza di prove tutti e cinque gli imputati: Delfo Zorzi, esponente di Ordine Nuovo che da anni vive in Giappone con il nome di Roy Hagen, l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, Pino Rauti, ex segretario del Msi e fondatore di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, medico, esponente di Ordine nuovo e Maurizio Tramonte, la «fonte Tritone» del Sid. La sua decisione di diventare collaboratore di giustizia il friulano l’ha spiegata con la «voglia di togliersi un peso». E nelle sue dichiarazioni ai Ros dei carabinieri è tornato a parlare di un estremista di destra, un veneto, che era minorenne nel ’74 all’epoca della strage di piazza della Loggia. L’ex ragazzo, legato agli ambienti della destra estrema, gli avrebbe confidato di essere stato a Brescia con un «ruolo operativo» il giorno della strage. È una conferma della tesi della Procura di Brescia, del ruolo che avrebbero avuto i veronesi nell’attentato, sostenuto nei due anni di processo dall’ex procuratore aggiunto ora procuratore capo di Cremona Roberto Di Martino e dal sostituto procuratore Francesco Piantoni.
È tutto vero quel che racconta il friulano? In Procura è aperto un nuovo fascicolo che porta la data del 2011 ed è a modello 21, nessun indagato almeno per ora, ma «contro ignoti». I titolari della nuova inchiesta sono i pm Francesco Piantoni e Antonio Chiappani. Ma un altro fascicolo, anche questo con la data del 2011, è stato aperto alla Procura dei minori, proprio perché l’ex giovane tirato in ballo dal pentito aveva 17 anni e frequentava il liceo quando in piazza della Loggia è scoppiata la bomba che ha fatto otto morti e ferito 102 persone. Saranno i magistrati a valutare la credibilità del collaboratore e a decidere se utilizzare le sue rivelazioni nel processo d’appello fissato per il 14 febbraio 2012. Ma c’è anche un altro testimone che potrebbe imprimere una svolta al processo di secondo grado. È un professionista bresciano, senza rapporti né passati né presenti con l’ambiente politico della destra. Avrebbe sentito casualmente un colloquio in cui uno degli imputati dell’ultimo processo su piazza della Loggia raccontava di aver subito pressioni per dire quello che ha sostenuto davanti ai giudici. Insomma per mentire. Il professionista si è fatto vivo con la Procura di Brescia nel 2003. La sua testimonianza è stata accantonata perché aveva fatto una parziale retromarcia, sostenendo in un secondo momento che forse non era andata proprio come aveva raccontato, non era più certo del fatto che l’imputato avesse ammesso di aver mentito. Il travaglio del professionista, a quanto pare, non è finito. Potrebbe dunque decidere di far verbalizzare la sua testimonianza che, ora, darebbe un nuovo impulso al processo d’appello.
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