NO TAV I militanti respingono l’accostamento: Roma molto lontana dalla Val di Susa
Domenica al sito della Maddalena per tagliare le reti, tra ottimismo e tensione. Maroni: isolare subito i violenti
NO TAV I militanti respingono l’accostamento: Roma molto lontana dalla Val di Susa
Domenica al sito della Maddalena per tagliare le reti, tra ottimismo e tensione. Maroni: isolare subito i violenti
TORINO. Sembrava quasi inevitabile che i fumi neri di Roma si ritorcessero contro il movimento valsusino. Sul web da tempo gira il tormentone «Tutta colpa dei No Tav» che fa il verso al celebre motto inventato per la campagna di Pisapia. Dopo gli scontri di sabato si sono alternati sui media mainstream avventati accostamenti tra il cosiddetto black bloc e il movimento contro l’alta velocità. Tanto che Marco Revelli ha descritto come «indegno» il tentativo «di gestire l’informazione con interviste anonime secondo cui i violenti si sarebbero addestrati in Val di Susa». Campi d’addestramento, qui, non ce ne sono. E i comitati No Tav precisano: «La distanza che separa Chiomonte da Roma è di 757 km, per un totale (in auto) di 7 ore. Ciò significa che la lotta della Valle ha vissuto e vive di vita propria, con i suoi metodi, le sue specificità e le sue caratteristiche».
Domenica a Giaglione sarà la volta di «Diamoci un taglio», una marcia verso il sito della Maddalena per tagliare le reti «illegali di un cantiere che non c’è» a volto scoperto, a testa alta e a mani nude. O meglio, solo armati di cesoie. «Per dare un taglio – ribadisce il movimento – ai soldi pubblici spesi per un’opera che abbiamo dimostrato inutile. A un non cantiere che, seppur finanziato dalla Ue, è illegittimo e ed è solo un fortino militare che ci costa 90 mila euro al giorno. E a chi vuole accresce il debito pubblico». L’ottimismo valsusino non pare scalfito (l’intenzione è quella di dimostrare che «aprire i cantieri è una speranza vana») ma la tensione non si può nascondere. È palpabile in Valle. Domenica non sarà una giornata facile, ne sono consapevoli gli organizzatori. «Invitiamo chi sta dall’altra parte (forze dell’ordine, ndr) a desistere da violenze e rappresaglie, dal lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di aggredire cittadini pacifici se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese che ci guarda».
Il ministro dell’interno Roberto Maroni, nell’informativa al senato, ha chiesto di «isolare subito i violenti in Val di Susa», invitando a tenere alta l’attenzione per la giornata di domenica. Ha chiesto ai sindaci di «dissociarsi da quelle dichiarazioni e da eventuali atti di violenza». Questa mattina in Prefettura a Torino si svolgerà la riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico per fare il punto sulla manifestazione. Gli amministratori valsusini probabilmente parteciperanno solo a titolo personale (senza striscione). Ci saranno i membri della Comunità montana, anche delle liste civiche che stanno valutando la partecipazione ufficiale; una di queste, Buongiorno Condove, ha sottolineato: «Saremo in prima fila, per tagliare le recinzioni che, oltre ad essere uno spettacolo indegno, sono abusive e gettano discredito sulle istituzioni di cui facciamo parte». Ltf, la società responsabile della parte comune italo-francese della futura Torino-Lione, sostiene invece che quelli reti sono legittime e non «è necessario richiedere alcuna autorizzazione, neppure quella del comune poiché sono parte integrante del progetto definitivo del cunicolo esplorativo della Maddalena, approvato dal Cipe». E avvisa che «i danni arrecati alle recinzioni costituiscono un reato».
Domenica non ci sarà il coordinamento Pd delle Valli di Susa e Sangone. La segretaria torinese del Pd, Paola Bragantini ha invitato a vietare la manifestazione, lo stesso hanno fatto i sindacati di polizia. Ieri hanno tenuto banco le dichiarazioni di Alberto Perino che in un’intervista alla Stampa ha sottolineato che «tagliare reti non è azione violenta». Secondo Marco Calgaro (Udc) quella del leader No Tav è «istigazione alla violenza». Il movimento ribatte che il 23 ottobre «sarà una giornata di resistenza attiva che coinvolgerà un’intera valle» pacifica e determinata. Della manifestazione ne discuterà domani l’assemblea indetta dal movimento a Villardora.
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