«Gli studenti guidano la critica a una società  classista»

Cile/ «SPERIMENTIAMO UNA NUOVA SINISTRA»: PARLA PATRICIO FERNANDEZ CHADWICK, FONDATORE DELLA RIVISTA «THE CLINIC»

Cile/ «SPERIMENTIAMO UNA NUOVA SINISTRA»: PARLA PATRICIO FERNANDEZ CHADWICK, FONDATORE DELLA RIVISTA «THE CLINIC»

 SANTIAGO DEL CILE. Da giugno scorso gli studenti cileni sono in agitazione in tutto il paese. Si contano più di centomila studenti, universitari e delle superiori, che protestano per una istruzione pubblica e gratuita, non basata sul lucro, come invece il sistema economico politico neoliberale della dittatura ha imposto. Il movimento si esteso ad altri settori sociali – genitori, professori, sindacati, ma anche associazioni gay, femministe e in difesa delle etnie indio mapuche. Un ampio fronte di rivendicazione di maggiori diritti ed eguaglianza sociale.

Il tema dell’istruzione è però cruciale. Più del 40% percento delle famiglie cilene si indebita per far studiare i propri figli. Una carriera universitaria può arrivare a costare 60.000 dollari. Ma cambiare questo stato di cose significa cambiare il dispositivo dei privilegi elitari. La maggioranza dei mass media tenta di screditare il movimento, colpevole, loro dire, di voler abbassare la qualità del livello educativo nazionale e di attentare all’ordine sociale. Ma l’informazione cilena è in mano a due gruppi economici che speculano da anni sul mercato delle università, grazie a una legge in materia di scuola e università completamente in favore dei privati. Legge che Pinochet ha firmato qualche mese prima di lasciare il potere.
Da più di dieci anni, The Clinic è l’unica rivista di sinistra, che tra satira e inchiesta, ha denunciato le disuguaglianze della società cilena. Spesso andando anche contro le forze di centro sinistra della Concertación, che hanno governato negli anni subito dopo la dittatura. Patricio Fernández Chadwick è il direttore e fondatore di The Clinic: quarant’anni, autore di due romanzi, opinionista de El Paìs, è uno dei punti di riferimento intellettuali del Cile di oggi.
Come è iniziato The Clinic?
Era l’ottobre 1998: avevano appena arrestato Pinochet, ma i media cileni non davano la notizia o si limitavano a dire che era nella clinica di Londra, The Clinic appunto. Allora noi pensammo di fondare un pamphlet con quel nome. Dopo alcuni numeri, visto che andava a ruba, decidemmo di farne un un settimanale. Con pochissimi soldi, indebitandoci. E’ andata bene visto che siamo la rivista più venduta in Cile con 35.000 copie.
A chi vi siete ispirati?
Quando abbiamo pensare a una rivista vera e propria abbiamo ricordato giornali come l’italiano Il Male o l’inglese Private Eye. Però manteniamo una peculiarità, siamo una rivista in parte satirica, in parte d’inchiesta e in parte culturale. All’inizio molti giornalisti, anche importanti, ci passavano le notizie che loro non potevano pubblicare per censura. Dopo oltre 12 anni, molto dei maggiori intellettuali cileni hanno collaborato con noi. E ormai esiste una comunità molto attiva. Abbiamo anche un bar-ristorante nel centro di Santiago. Abbiamo organizzato eventi che molti ricordano, come la prima gara nazionale di strip tease che ha vinto un operaio. Ti lascio immaginare l’ironia della situazione, ma soprattutto lo scandalo per l’opinione cilena di allora.
Come è cambiata la satira e il sistema dell’informazione in Cile dalla fine della dittatura?
Il Cile aveva interessanti riviste satiriche prima del golpe. Come è ovvio, con la dittatura tutto è stato vietato. The Clinic nasce nel periodo della Concertación (governi Lagos, Bachelet per intendersi), quando la parola d’ordine politica era «democrazia degli accordi»: un’opposizione molto morbida e anche i giornali accondiscendenti con il potere. Noi cercavamo più irriverenza. Il nostro assunto è colpire tutto ciò che si solidifica sul potere e si rende caricatura di sé stesso, ovviamente dal punto di vista di chi il potere non ce l’ha. Il nostro principio è non chiedere permesso a nessuno. Per molto tempo ci hanno soprannominato gli irreverentes. Noi siamo una rivista di sinistra ma non siamo molto amati dalla sinistra ortodossa. Con il governo Piñera non è cambiato molto, tutti i giornali sono di proprietà di due gruppi economici. E’ cambiata invece l’opinione pubblica grazie ai movimenti sociali.
The Clinic è molto vicina al movimento studentesco e a quelli che vengono chiamati gli «indignados», è così?
The clinic ha sempre dato molto spazio ai movimenti, che fossero gay, ecologisti, femminili, purché portassero un elemento di modernizzazione e cambiamento nella società cilena. Il movimento degli studenti ci è sembrato subito particolarmente interessante. Abbiamo perfino realizzato un numero della rivista redatto dagli stessi ragazzi. Qui in Cile c’è una una specie di sessantotto, i cui obiettivi però sono meno impossibili. I ragazzi hanno fatto sì che tutta la società parlasse dell’istruzione pubblica. Soprattutto, hanno fatto capire parlare di istruzione significa parlare della struttura profonda della società cilena, fatta di grandi disparità. Il movimento vuole cambiare un’istruzione classista, accessibile a pochi e basata sul lucro, in favore di una pubblica e gratuita. Come denunciava Bourdieu negli anni ’60 Bourdieu in Francia, è mero meccanismo di riproduzione di una società classista, elitaria e fatta di settori sociali separati. Dietro la domanda di un’altra istruzione, c’è la richiesta di un’altra società. E’ un movimento capitanato dagli studenti ma coinvolge molti settori diversi della società. Quanto al termine indignados, è una categoria giornalistica che permette di accomunare movimenti giovanili in tutto il mondo che si ribellano agli effetti del neoliberalismo. Più che di indignazione, parlerei di persone che chiedono maggiore umanità contro gli effetti delle logiche finanziarie.
Che tipo di sinistra sta nascendo qui?
Quello che stiamo vivendo in Cile, ma direi in tutta l’America Latina, è l’elaborazione di nuove identità della sinistra. Una sinistra che chiede innanzitutto democrazia diretta e partecipazione. Lo riassumerei nell’espressione: «dare più potere ai cittadini». Noi cileni più di chiunque siamo allergici a ogni forma di dispotismo e autoritarismo, anche a sinistra. Ricordiamoci che qui è stato sperimentato più che altrove un neoliberalismo selvaggio, Milton Friedman fece del Cile un macrolaboratorio neoliberale. Eravamo i primi della classe. Adesso dobbiamo recuperare il senso di comunità, diritti di base come la salute, l’educazione e difendere allo stesso tempo le libertà personali. In questo senso sperimentiamo una sinistra. Questo movimento contribuirà molto. La cosa che colpisce di questi ragazzi è che hanno una formazione dialettica e oratoria che i loro predecessori non avevano.
E da dove deriva?
Io penso dipenda dal fatto che questi ragazzi si sono addestrati a discutere e promuovere le loro idee politiche nella continua esperienza assembleare e di mobilitazione. In realtà dal 2006, dal movimento dei Pinguini (il movimento studentesco che si ribellò durante il periodo della Bachelet n.d.r), che il movimento studentesco è attivo. Di sicuro, molti di questi ragazzi saranno la nuova generazione di politici. Con grande lungimiranza stanno avanzando questioni cruciali sulla legge elettorale, il sistema sanitario, la stessa costituzione. Questo movimento porta in sé un vero potere costituente.

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