«Dobbiamo fermarli» oggi in assemblea

AMBRA JOVINELLI.  ROMA. Dobbiamo fermarli, noi il debito non lo paghiamo. È partito dall’appello lanciato a fine luglio che porta questo titolo, il percorso che darà  vita all’assemblea nazionale autoconvocata in programma per oggi a Roma, ore 10, al teatro Ambra Jovinelli (via G. Pepe 43).
Non pagare il debito, il punto centrale attorno a cui l’assemblea vuole costruire una campagna di massa in tutta Italia con l’intento di rompere il ricatto delle politiche liberiste e respingere le manovre imposte dai diktat della Banca Centrale Europea.

AMBRA JOVINELLI.  ROMA. Dobbiamo fermarli, noi il debito non lo paghiamo. È partito dall’appello lanciato a fine luglio che porta questo titolo, il percorso che darà  vita all’assemblea nazionale autoconvocata in programma per oggi a Roma, ore 10, al teatro Ambra Jovinelli (via G. Pepe 43).
Non pagare il debito, il punto centrale attorno a cui l’assemblea vuole costruire una campagna di massa in tutta Italia con l’intento di rompere il ricatto delle politiche liberiste e respingere le manovre imposte dai diktat della Banca Centrale Europea. Quasi 1700 persone hanno firmato e hanno aderito all’appello: decine di delegati sindacali (Cgil, Fiom, sindacati di base), attivisti dei movimenti sociali e di quelli territoriali, esponenti delle forze politiche di sinistra, studenti, lavoratori, militanti politici, personalità della società civile come padre Alex Zanotelli, intellettuali come il filosofo Gianni Vattimo o come gli scrittori Andrea Camilleri e Valerio Evangelisti che daranno il loro contributo alla discussione con messaggi di sostegno che verranno letti nel corso della giornata. L’assemblea, che stando al numero delle adesioni (ieri pomeriggio ammontava a 1659) si preannuncia affollata, verrà aperta da una relazione di Giorgio Cremaschi, padre dell’appello e presidente del Comitato centrale della Fiom. Centinaia di firme individuali, persone che oggi all’Ambra Jovinelli si confronteranno intorno ad uno spazio politico che oggi non c’e: uno spazio diverso che contesti la legittimità del debito e l’ingiustizia dei costi sociali che la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale vogliono imporci con il pretesto di una crisi che loro stessi hanno provocato.
L’obiettivo è quello di costruire la base per una piattaforma alternativa ai governi liberali e liberisti, di destra e di sinistra, che finora si sono succeduti in Italia e in Europa variando di pochissimo le scelte di fondo. Cinque i punti non conclusivi o esclusivi ma discriminanti in cui è articolata la piattaforma. Punto primo: non pagare il debito, bloccarne gli interessi e nazionalizzare le principali banche italiane. Punto secondo: drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, dalla Libia all’Afghanistan. Punto terzo: giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro partendo dall’abolizione delle leggi sul precariato e dalla difesa della garanzia di un contratto nazionale inderogabile, senza dimenticare la dignità della componente migrante. Punto quarto: difesa dei beni comuni per un nuovo modello di sviluppo che sia ecologicamente compatibile, contro le grandi opere e per un piano di finanziamenti volti al sostegno dello stato sociale, dalla casa alla sanità passando per l’istruzione e le pensioni. Infine il punto cinque: una rivoluzione per la democrazia che va dall’abolizione della corruzione e dei privilegi della casta, alla necessità di tornare a un sistema elettorale proporzionale, e poi ancora nei luoghi di lavoro con la formulazione di una legge sulla democrazia sindacale alternativa a quella che si prefigura nell’accordo del 28 giugno. Punti prioritari in tempi di manifesti imprenditoriali e lettere della Bce.
Per Giorgio Cremaschi proprio la pubblicazione sul Corriere della Sera della lettera che la Bce ha scritto al governo italiano ad agosto, accompagnata da uno scandaloso silenzio della politica italiana, conferma la necessità espressa dall’assemblea che si terrà oggi di inserire nella discussione politica contenuti che attualmente le sono estranei. Il primo dei quali è che non dobbiamo pagare il debito, qualcosa che equivale alla legge bavaglio di tutta la società.

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