Già subito dopo l’unità d’Italia abbondano le denunce degli intrighi parlamentari e si diffonde la sfiducia verso i governanti. Anche Croce e D’Annunzio si fanno contagiare nei primi anni del Novecento. Da Guglielmo Giannini a Beppe Grillo
Già subito dopo l’unità d’Italia abbondano le denunce degli intrighi parlamentari e si diffonde la sfiducia verso i governanti. Anche Croce e D’Annunzio si fanno contagiare nei primi anni del Novecento. Da Guglielmo Giannini a Beppe Grillo
La denunzia è tagliente. In Italia le consultazioni popolari vengono manovrate dall´alto, ad opera delle «direzioni dei partiti, che ne governano i rappresentanti, allontanando nella rielezione coloro che hanno dato segno d´indipendenza». A rivelarlo non è un fustigatore dei metodi che hanno aperto a Scilipoti le porte del potere. L´autore di quella requisitoria è, quanto ad anagrafe, meno fresco di così.
Si chiama Benedetto Croce, e il sistema di cui parla risale ai primi del secolo scorso. Altrettanto drastico era, negli stessi anni, Piero Gobetti: eccolo lamentarsi del fatto che, che «nella palestra del collegio uninominale», si va «addestrando all´intrigo una classe dirigente abile nel mercato dei voti».
Non è ancora l´”antipolitica”, ma se ne scorgono moventi o pretesti. Già da tempo, D´Annunzio ha tuonato: «Per servire alla stabilità di Depretis e all´eloquenza di Cavallotti in Italia si vendono i voti». Modico stupore. Gli annali della storia d´Italia traboccano, infatti, dei trucchi e dei brogli connessi alla scelta dei “patres conscripti” sia civili che religiosi. A partire da ciò che ai suoi tempi Guicciardini riferiva su Rodrigo Borgia, candidato alla fine del 1400 al seggio di san Pietro e poi eletto con il nome di Alessandro VI, il quale «comperò, parte con denari parte con la promessa degli uffici o benefici suoi, molti voti di cardinali».
È partendo da simili precedenti che davanti all´”antipolitica” propriamente detta si stendono praterie. Ancora prima che Mussolini decreti il tramonto dei “ludi cartacei” (così ribattezzerà le elezioni) già celebri letterati, dal Fogazzaro nel Daniele Cortis (1884) alla Serao della Conquista di Roma (1885), hanno mostrato le magagne elettorali dell´Italia da poco diventata “una”, fra l´impegno dei moderati a compiacere le proprie clientele e il disinganno dei clericali di provincia bloccati dal Non expedit, cioè dal divieto delle gerarchie a scendere in politica. Più avanti, nel 1914, una livida avversione per il parlamentarismo e per i singoli parlamentari, giudicati infidi, corrotti, opportunisti, inetti e traditori trionferà in un libello intitolato I moribondi di Montecitorio, cui arriderà una certa fortuna: esso risente degli umori dello “scapigliato” Paolo Valera, e del giornale La Folla. I toni, se un parallelo è praticabile a tanta distanza di tempo, somigliano, con qualche finezza in più, a quelli populisti adoperati da un Beppe Grillo. Il parallelo, certo azzardato a tanta distanza di decenni e di persone, può far capire che, fra i rami dell´antipolitica, non ne manca qualcuno di sinistra.
Ma consentiamoci a questo punto una trasvolata nel tempo. Non sarà affatto di sinistra, anzi intrisa di rimpianto per il fascismo, l´antipolitica che animò, tra il 1944 e il 1948, l´attività pubblica di Guglielmo Giannini. Il programma? Basta sapere che L´uomo qualunque, giornale diventato partito, è «stufo di tutto». A governare, spiegava quel leader, servono «degli amministratori, non dei politici». Insomma, «non occorrono né Bonomi, né Croce, né Nenni, né il pio Togliatti, né l´accorto De Gasperi». Va ricordato che di poltitica Giannini, si sforzò, sia pure invano, di farne parecchia. L´antipolitica ha sempre offerto simili sorprese.
E oggi? Colpisce il fatto che, tra i seguaci del premier, molti trovano che sarebbe bello restaurare lo spirito del ´94, cioè offrire al Paese a un´energica ripresa di quell´”antipolitica” che ai suoi esordi il patron di Forza Italia prometteva in dosi-urto. Perché, allora, non tornare al 1944, ai riposanti sospiri anti-antifascisti dell´UQ? In un´Italia in preda al sonno, nessun prodigio appare fuori posto.
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