Fossati: ho 60 anni e dico addio alle scene «Finalmente mi sentirò più libero

Non posso ancora replicare me stesso»

Non posso ancora replicare me stesso»

MILANO — Arriva domani l’ultimo disco di Ivano Fossati. Ultimo nel senso che dopo «Decadancing» non ce ne saranno altri. «Ho pensato, non negli ultimi giorni, ma negli ultimi due o tre anni, che questo sarebbe stato il mio ultimo disco e non ne registrerò altri. E anche il mio prossimo tour sarà l’ultimo», ha annunciato ieri il cantautore ospite di Fabio Fazio su Raitre.

«È una decisione serena e sono molto determinato», ha aggiunto. Fossati va in pensione: 60 anni appena compiuti (il 21 settembre) e 40 di carriera. Il primo singolo, «Canto di Osanna», lo incise nel 1971 con i Delirium. Ora il canto di addio nel salotto di Fazio.

Due i motivi del ritiro, uno «minore» e uno «più concreto». Il primo è personale: «L’ho sempre saputo e ancora adesso ho la sensazione che forse avrei potuto fare altro». Il secondo riguarda la professione: «Mi sono domandato se al prossimo album ipotetico sarei stato in grado di metterci la stessa passione e avrei avuto la stessa lucidità che ho potuto garantire fino a qui». La paura di Fossati era quella di ripetersi, di «fare dischi e concerti replicando me stesso».

Il cantautore era partito dal prog rock dei Delirium per lasciarli subito dopo il successo di «Jesahel» a Sanremo 1972. Nel 1973 il debutto solista con «Il grande mare che avremmo traversato». Genovese, ma con i piedi (non solo quelli musicali) ben piantati fra gli Stati Uniti e Londra, compositore per il teatro e il cinema, impegnato a sinistra (diede «La canzone popolare» alla campagna elettorale dell’Ulivo), allergico alle comparsate tv, ha deciso di mollare «l’attività discografica» ma non la musica. «Continuerò a studiare e suonare e ascoltare la musica degli altri. Sono monomaniaco: nulla mi attira di più di un negozio di strumenti musicali», ha detto ieri.

Alla carriera personale Fossati ha anche affiancato quella di autore. Ha lavorato per tutte le generazioni, da Gianni Morandi a Fabrizio De André e Tiziano Ferro. Ma è con le donne, anzi per le donne, che ha dato il meglio. Sono sue «Pensiero stupendo» di Patty Pravo e «Un’emozione da poco» di Anna Oxa. Per Mia Martini (cui è stato legato sentimentalmente) ha firmato «E non finisce mica il cielo» e «La costruzione di un amore» e Loredana Bertè deve alla sua penna successi come «Dedicato» e «Non sono una signora». E poi pezzi per Fiorella Mannoia, Mina, Ornella Vanoni e altre.

Ha deciso di dire basta anche a questo lato della sua sensibilità. E questo gli regalerà occhi nuovi per guardare il mondo. «Dovevo stare attento a vedere tutto per catturare tutto, prestando attenzione agli avvenimenti, a quello che dice la gente e ai colori, a tutto quello che avrebbe potuto servirmi per scrivere canzoni — confessa — Ora comincerò a viaggiare e a vedere le cose in un altro modo. Mi sentirò più libero».

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